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Oggi tutti parlano di "dirty bomb": vediamo di che si tratta

Oggi tutti parlano di
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Security

26/10/2022

Negli ultimi giorni le cronache quotidiane sono state invase da un’espressione, di cui forse non tutti conoscono l’esatto significato. Si tratta di un ordigno esplosivo con caratteristiche affatto particolari, appresso descritte.

L’espressione “dirty bomb” viene correttamente tradotta in italiano come “bomba sporca”.

Con questa espressione si fa riferimento ad un ordigno esplosivo, di fattura artigianale (traduzione dall’inglese IED-improvised Explosive device), che è attaccato ad un contenitore, che può contenere sia sostanze chimiche, sia sostanze batteriologiche, sia radionuclidi.

 

La quantità di esplosivo non è molto importante, perché la sua funzione non è quella di colpire chi si trova nelle vicinanze dell’ordigno, ma di spandere nell’ambiente le sostanze sopra menzionate.

 

È evidente che l’esplosione di un tale ordigno, ad esempio all’interno di una folla, può avere conseguenze traumatiche, a seguito del fatto che l’onda d’urto dell’esplosione colpisce una o più persone, ma conseguenze a breve o medio termine assai più gravi, legate al fatto che le sostanze in questione vengono disperse nell’ambiente e possono essere inspirate o comunque possono depositarsi sui vestiti e sulla pelle delle persone, che si trovano nelle vicinanze.

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Il malvivente che desidera allestire un tale ordigno deve pertanto lavorare su due fronti:

  • da un lato, deve allestire un ordigno esplosivo di fattura artigianale, con tecniche che ormai sono anche troppo ben note, grazie alla diffusione di filmati informativi, in più lingue, su Internet,
  • dall’altro lato, deve procacciarsi quelle sostanze nocive, che moltiplicano per 1000 l’effetto traumatico dell’esplosione dell’ordigno.

 

Le sostanze chimiche sono reperibili presso molte sorgenti e possono essere acquistate sia in modo legittimo, sia in modo illegittimo.

 

Le sostanze batteriologiche sono di più difficile reperimento e sono per solito reperibili presso laboratori chimici o di ricerca batteriologica, di varia natura.

 

Infine, i radionuclidi, che nulla hanno a che fare con le sostanze coinvolte in una esplosione nucleare, sono reperibili presso strutture ospedaliere, che utilizzano queste sostanze per trattamenti afferenti a pazienti con potenziali disturbi vascolari. Il radionuclide viene inserito nel sangue del paziente e, successivamente, grazie ad appositi apparati radiografici, è possibile verificare la distribuzione dei radionuclidi, all’interno del corpo umano, trasportati dai circuiti arteriosi e venosi.

 

Se in una parte del corpo non si rileva la presenza di radionuclidi, significa che l’irroramento sanguigno di quella parte del corpo è insufficiente.

 

Questo è il motivo per cui i radionuclidi debbono essere custoditi con estrema diligenza, all’interno della struttura ospedaliera, sia perché un uso non appropriato può in qualche modo irradiare anche il personale sanitario, sia perché questi radionuclidi possono essere sottratti e utilizzati illegalmente.

 

È stata recentemente messa a punto una norma, a dimensione internazionale, proprio per offrire linee guida sulle modalità sicure di conservazione di varie sostanze, normalmente utilizzate in un contesto ospedaliero, che potrebbero rivelarsi pericolosissime, se utilizzate dolosamente da criminali comuni o terroristi.

 

Un terzo aspetto, legato all’esplosione di una bomba sporca, è infine conseguente al panico, che può diffondersi nella folla, venuta a conoscenza dell’esplosione di questo ordigno.

 

Vi sono così soggetti traumatizzati per essere stati colpiti dall’onda d’urto dell’esplosivo, vi sono soggetti contagiati per il contatto con sostanze pericolose e vi sono infine soggetti traumatizzati perché, in queste circostanze estreme, non è vero quello che è vero, ma è vero quello che il soggetto coinvolto ritiene sia vero.

 

D’altro canto, risulta molto difficile definire con certezza quale sia l’estensione dell’area coinvolta nell’esplosione di una bomba sporca, soprattutto perché la presenza di vento può modificare in maniera significativa la diffusione delle sostanze chimiche pericolose.

 

Riporto di seguito il diagramma, che viene utilizzato nei corsi di formazione per la gestione di emergenze, simili a quella illustrata, che mette appunto in evidenza la estensione delle aree a rischio potenziale.

 

 

 

Le lettere che corrispondono alle varie aree indicano i livelli di rischio crescenti, rispetto al livello massimo, corrispondente al punto D, dove l’ordigno è esploso.

 

Purtroppo, i terroristi, continuamente alla ricerca di nuovi strumenti di attacco ed in grado di gettare nel panico la società civile, stanno ormai da tempo studiando questa particolare tipologia di ordigno, ad effetti multipli.

 

Questo è il motivo per cui le squadre di emergenza, chiamate ad intervenire in queste situazioni, devono aver ricevuto un addestramento speciale per la gestione di questi ordigni, che richiedono interventi ben diversi da quelli richiesti da un ordigno convenzionale.

 

Adalberto Biasiotti





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