Gli impianti pubblici di videosorveglianza sono apprezzabili, ma…
La rivista Time ha recentemente pubblicato una indagine sulla diffusione degli impianti di videosorveglianza in vari paesi del mondo. Non v’è alcun dubbio che il paese in cui la videosorveglianza di aree pubbliche viene utilizzata su una scala massiccia è la Cina. In una recente studio, pubblicato nell’agosto 2019, si parla di una telecamera ogni cinque - nove cittadini, vale a dire con una frequenza di 30 volte superiore al numero delle telecamere presenti a Washington.
Il governo cinese è decisamente orientato verso un costante incremento di questi impianti, e si presume che nel 2022 si potrà raggiungere l’incredibile rapporto di una telecamera ogni due persone.
Anche se la Cina è indubbiamente in una posizione estremamente avanzata, da questo punto di vista, altri paesi non sono certo da meno.
Ad esempio, non solo Londra è una delle città con il più elevato numero di telecamere per abitante, ma in essa sono stati attivati tempo addietro degli applicativi di riconoscimento facciale, che hanno destato molte preoccupazioni. D’altro canto, nel 2018 la polizia di Londra ha fatto il primo arresto basato su un applicativo di riconoscimento facciale, che metteva a confronto i volti di persone che si trovavano in zone ad alta densità turistica con noti borseggiatori.
Un applicativo similare, installato dalla polizia di New Delhi, in India, sembra abbia riconosciuto 3000 bambini dichiarati scomparsi, in solo quattro giorni di attivazione dell’applicativo.
Anche in Brasile, uno spacciatore di droga è stato catturato nella metropolitana, proprio grazie a un algoritmo di riconoscimento facciale.
Come i lettori ben sanno, l’industria cinese è all’avanguardia nel mettere a disposizione telecamere di alta qualità, a prezzi contenuti, ed oggi l’offerta delle industrie cinesi si è arricchita, grazie all’offerta di applicativi di intelligenza artificiale, particolarmente evoluti.
Un’altra iniziativa, correntemente sotto esame in Cina, prevede che gli applicativi di riconoscimento facciale siano obbligatori, per chiunque si colleghi ad Internet. L’obiettivo della dirigenza cinese è quello di individuare con certezza chi immette in rete informazioni false, o comunque ritenute non appropriate da parte della dirigenza cinese.
Le telecamere sono state anche usate per rendere più incisivo il controllo dei detenuti, durante le ore d’aria. In una regione cinese, le cronache riferiscono sia stato installato un applicativo di videosorveglianza, di tipo intelligente, che controlla il comportamento dei detenuti durante l’ora d’aria e segnala i detenuti che confabulano fra di loro, per un tempo superiore a quello consentito dalle autorità carcerarie.
Un altro contesto, assolutamente innovativo, è stato recentemente illustrato in una città cinese.
Ad ogni cittadino viene consegnato un bonus di 100 punti. I punti vengono aumentati e diminuiti a seconda del comportamento del cittadino, come rilevato dalle telecamere. Ad esempio, un contrasto con un vicino può portare alla perdita di cinque punti e addirittura 10 punti se non vengono pulite le deiezioni del cane, durante una passeggiata.
D’altro canto, un cittadino che raccoglie di rifiuti per strada li getta nel cestino vede accresciuta la sua dotazione di punti; durante una recente nevicata, numerose persone si sono impegnate per la pulizia delle strade dei marciapiedi, conquistando ulteriori punti.
Uno studioso ha addirittura scritto un libro dal titolo “l’era del capitalismo di sorveglianza”, dove vengono messi in evidenza i problemi legati ad un utilizzo troppo invasivo dell’impiantistica di videosorveglianza.
D’altro canto, molti sostengono che il diritto alla protezione dei propri dati personali e all’analisi dei propri comportamenti deve sempre confrontarsi con il diritto della società civile di proteggersi da soggetti o comportamenti potenzialmente o realmente pericolosi.
Durante le recenti manifestazioni a Hong Kong, i dimostranti hanno cominciato a mettere a punto delle tecniche di neutralizzazione delle telecamere, mandando avanti un soggetto, protetto da un ombrello, che si avvicinava alla telecamera, bloccava il campo ripreso ed era così possibile ad altri attivisti neutralizzare la telecamera, con vernice a spruzzo e simili.
Le telecamere indossate dalle forze della polizia venivano invece accecate utilizzando dei raggi laser.
Le software house rispondono a questo tipo di attacchi, sviluppando nuove forme di intelligenza artificiale, che ad esempio sono in grado di riconoscere l’andatura di uno specifico soggetto. Questi applicativi possono quindi riconoscere un soggetto a decine di metri di distanza, quando egli ancora non ha avuto la possibilità di avvicinarsi abbastanza alla telecamera, per poterla neutralizzare.
D’altro canto, nessuno può negare come oggi, a fronte di un evento anomalo o criminoso sulla pubblica via, le forze di polizia raccolgono immediatamente il maggior numero possibile di videoregistrazioni della zona interessata e spesso questa attività porta a individuare i colpevoli.
Ancora una volta, si pone il problema, che si pose ai tempi dell’invenzione della pistola: è assai utile per chi si deve difendere, ma può essere utilizzata anche per l’attacco!
Adalberto Biasiotti
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