Come bloccare un automezzo guidato da un terrorista
La circolare Gabrielli ha sollecitato, o per meglio dire imposto, alle pubbliche amministrazioni, che organizzano eventi di massa, di predisporre tutta una serie di misure di sicurezza, alcune delle quali destinate a impedire ad un autoveicolo attaccante di poter penetrare nell’area a rischio e colpire la folla dei visitatori.
Per questa ragione, molte amministrazioni comunali si sono orientate in questa direzione e hanno cominciato ad installare dei dispositivi, di dubbia validità, che dovrebbero impedire ad autoveicoli attaccanti di raggiungere zone a rischio. Vediamo il da farsi.
Alcuni articoli di giornale hanno colpito la mia attenzione, perché dimostrano come le amministrazioni comunali, che organizzano eventi di massa, abbiano le idee assai poco chiare sulle modalità con cui deve essere installata una barriera, in grado di bloccare un veicolo attaccante.
Una fotografia particolarmente preoccupante mostra l’autovettura di un turista che, nelle immediate vicinanze di piazza Duomo, a Milano, è riuscita ad arrivare ad 1 m dai tavolini di un bar. La situazione è certamente preoccupante, ma lo è ancora di più quando si legge la giustificazione data dall’amministrazione comunale, che ha affermato che essa aveva installato dei rallentatori, e non dei dissuasori.
Un’affermazione del genere dimostra che chi ha progettato questo schema di sicurezza non ha le idee chiare su come si deve impostare un dispositivo che arresta un veicolo attaccante.
È ben vero che in molti casi occorre installare un dispositivo di rallentamento dell’attacco, ma solo perché dopo, a valle di questo dispositivo, deve essere installato un sistema che blocchi del tutto il veicolo attaccante.
Il rallentamento è quindi il primo passo per il blocco totale. Il dispositivo di rallentamento viene spesso installato per evitare che, con l’aumento della velocità, l’energia acquisita dal veicolo attaccante sia talmente elevata, che il dissuasore, che dovrà arrestarlo, non è in grado di bloccarlo.
Poiché ogni dissuasore ha una capacità di arresto specifica, che è possibile calcolare e provare con apposite formule, se non è possibile installare un dissuasore che abbia una capacità di dissipazione dell’energia del veicolo attaccante, congrua con l’energia accumulata, grazie alla velocità, è indispensabile installare un dispositivo di rallentamento, che fa diminuire in modo drammatico l’energia accumulata dal veicolo attaccante.
Occorre inoltre tener presente che il dispositivo di rallentamento deve essere posto immediatamente prima del dispositivo di blocco, per evitare che una distanza troppo elevata consenta all’autoveicolo di acquistare nuovamente velocità e quindi rendere inutile il dispositivo di rallentamento.
Potrebbero sembrare considerazioni ovvie, ma è evidente che sono lungi dall’essere note a coloro che queste problematiche dovrebbero conoscere.
Chi scrive ha fatto parte per molti anni del comitato tecnico europeo, che ha messo a punto le procedure per mettere sotto controllo il rischio legato ad un veicolo attaccante, guidato da un terrorista, che può colpire la folla o può avere a bordo una carica esplosiva.
Sono state pubblicate delle norme, che per definizione del codice civile fanno regola d’arte, che permettono di calcolare l’energia acquisita dal veicolo attaccante, che è legata evidentemente alla velocità e alla massa del veicolo stesso, permettendo quindi di calcolare quale deve essere la capacità di dissipazione del dissuasore.
Oggi in quasi tutti i paesi europei sono disponibili queste normative, mentre gli Stati Uniti hanno preferito scegliere una strada separata, sviluppando proprie normative, che però non sono state pubblicate, perchè si è ritenuto che la pubblicazione di queste normative potesse essere di aiuto ai terroristi, che pianificavano un attacco.
Desidero inoltre attirare l’attenzione delle autorità preposte anche su un altro aspetto, che spesso viene sottovalutato.
L’utilizzo dei cosiddetti panettoni, cioè i blocchi di cemento di forma che assomiglia appunto ad un panettone, non rappresenta una soluzione al problema.
Se questi dissuasori mobili non vengono fissati solidamente al terreno, non è difficile spostarli e avere quindi via libera per l’attacco.
Se si desidera utilizzare questi dissuasori mobili, assai attraenti perché possono essere posti in sito e levati con relativa facilità, occorre predisporre un alloggiamento nel terreno, con un palo di acciaio di adeguate dimensioni, in modo che il dissuasore possa essere soltanto sollevato, e non spostato.
Un dissuasore appoggiato per terra non serve assolutamente a nulla, se non a impedire il passaggio di un cittadino non certo animato da intenti terroristici, ma o distratto o alla ricerca di un parcheggio in zona proibita!
Adalberto Biasiotti
Circolare Gabrielli del 7 giugno 2017 (pdf 1.9 MB)
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Rispondi Autore: Bruno Pullin - likes: 0 | 13/12/2017 (09:13:21) |
A proposito dei Jersey in Corso Alberto Pio a Carpi cosa esattamente non va bene? A me sembra problematico che in una strada dove passano un gran numero di biciclette (mescolate ai pedoni - è una zona a traffico limitato per non dire quasi del tutto pedonale) ci siano questi elementi non segnalati in anticipo. Altra questione. Oltre queste marriere esiste una piazza che è la terza per dmensione in Italia. Durante le manifestazioni sono presenti (devono) delle ambulanze e dei Punti Assistenza CRI. Come si concilia la necessità di non fare accedere il terrorista con l0altrettanta necessità di fare entrare e uscire i mezzi di soccorso? Saluti BP |
Rispondi Autore: Massimo Tedone - likes: 0 | 13/12/2017 (09:19:39) |
Interessante, quanto preoccupa è che sembra troppo semplice superare le barriere come dimostra la foto di Milano e i vari servizi di Striscia la notizie e/o delle Iene. Mancano i controlli, c'è carenza di personale e la soluzione non è spostare da una parte all'altra le forze dell'ordine perchè non si deve mai lasciare al caso e alla speranza che non succeda mai nulla. ....... beh, se c'è molta disoccupazione. |