Come tutelare la salute e sicurezza sul lavoro nei cantieri archeologici?
Roma, 28 Mar – La salute e sicurezza sul lavoro è un elemento irrinunciabile anche nelle attività di valorizzazione dei beni archeologici, architettonici, artistici e storici.
Ad esempio, lo è negli “interventi volti a favorire il miglioramento delle conoscenze del patrimonio archeologico e a garantire continuità alle attività di ricerca scientifica e storica”, ma anche negli “interventi di messa in sicurezza, recupero, sistemazione di siti di rilevanza storico-archeologica per l’accessibilità e fruibilità nell’ambito di iniziative di inclusione sociale e culturale”, valorizzazione e promozione”.
A indicarlo, con queste parole, è una recente scheda, un fact sheet, del Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici (DIT) dell’ Inail che fa riferimento all’accordo di collaborazione tra il Dipartimento, “il Ministero della Cultura - Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le provincie di Pisa e Livorno, e l’Università di Siena - Dipartimento Scienze storiche e dei Beni culturali”. Un accordo che si pone l’obiettivo di “analizzare le specificità e le particolari esigenze di questi contesti lavorativi in cui la salvaguardia della salute e sicurezza degli operatori si affianca alla salvaguardia del bene culturale”.
Il documento, dal titolo “Sicurezza & Archeologia. Cantieri archeologici: tutela dei lavoratori e del patrimonio culturale”, sottolinea che l’attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro connessa alla conservazione del patrimonio culturale deve tener conto della tutela della salute e della sicurezza di “coloro che nelle aree archeologiche operano: lavoratori (dipendenti e autonomi: archeologi, storici e studiosi, ma anche lavoratori edili), studenti, specializzandi e qualunque altra figura che partecipi all’attività di ricerca e conservazione sul patrimonio culturale ed infine, in alcuni casi e sotto determinate condizioni, fruitori e appassionati di archeologia”.
Nel presentare la scheda, l’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:
- Le specificità del lavoro nei cantieri archeologici
- I cantieri archeologici e la progettazione dello spazio e dei processi
- I cantieri archeologici e la promozione della salute e sicurezza
Le specificità del lavoro nei cantieri archeologici
Il factsheet - curato da M.T. Settino, L. Tomassini, D. Sani, R. Giovinazzo, E. Zanini, E. Sorge e C. De Eugenio – indica che nelle varie aree archeologiche – “in ragione delle attività che vi si svolgono e della presenza di lavoratori a vario titolo” - si deve applicare, in aggiunta alle specifiche normative di settore, “anche la legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro”.
E laddove si svolgano “attività che comportano l’applicazione della normativa sui cantieri temporanei e mobili (scavi, realizzazione di consolidamenti e opere provvisionali, ecc.)”, è necessario considerare anche i “numerosi elementi che differenziano un cantiere archeologico da un normale cantiere di opere edili e di ingegneria civile. Questo soprattutto per la presenza di attività aggiuntive che vi si svolgono, propriamente finalizzate alla lettura storica delle azioni umane e dei fenomeni geologici ad esse correlate, e per la subordinazione dell’attività di edilizia e genio civile ai temi della conoscenza archeologica e del recupero, conservazione e restauro dei resti in corso di indagine”.
Queste peculiarità dell’ambito archeologico, “se da una parte rendono più complesso il panorama delle interferenze, con un potenziale aumento del rischio correlato, dall’altra richiedono una maggiore attenzione e cura nell’esecuzione delle lavorazioni da parte degli operatori che può favorire, laddove accompagnata da una giusta consapevolezza dei rischi per la salute e la sicurezza e delle misure da adottare, una potenziale mitigazione del fattore umano”.
A questo proposito si ricorda che in un cantiere archeologico generalmente si svolge “non soltanto una operazione di scavo inserita in un contesto di altri lavori di natura prettamente edile o di ingegneria civile, ma anche un’attività conoscitiva, di studio e indagine scientifica che ha modalità operative specifiche, condotta da soggetti diversi che si vanno ad aggiungere alle normali maestranze di un cantiere”. E questa attività può essere caratterizzata “dall’adozione di procedimenti per loro natura distruttivi che devono essere condotti per giungere allo studio dei livelli inferiori della stratificazione archeologica di un sito” e “da azioni messe in campo per salvaguardare, tutelare e successivamente valorizzare il bene archeologico, come espressamente previsto dal Codice dei Beni culturali e del paesaggio”.
Inoltre spesso il cantiere archeologico ha anche la necessità di “consentire l’accesso a visitatori per comunicare e diffondere i risultati dell’indagine in corso”. E di questo “occorre tenere adeguatamente conto qualora all’interno dell’area siano in corso delle attività lavorative, per evitare che si generino interferenze che possano esporre a rischi i lavoratori e/o i visitatori”.
I cantieri archeologici e la progettazione dello spazio e dei processi
Dunque il tema della salute e sicurezza sul lavoro nei cantieri archeologici richiede una “analisi molto ampia” che tenga conto delle caratteristiche del cantiere, “delle effettive attività che vi si svolgono e della loro collocazione, nonché della diversità dei soggetti che all’interno di esso sono chiamati a operare o interagire”.
La scheda ricorda che una “progettazione specifica dello spazio di lavoro e del processo lavorativo” può consentire di giungere ad un’auspicata sintesi “tra le attività operative proprie dell’archeologia e la gestione della salute e sicurezza, con l’obiettivo di realizzare un luogo di lavoro sicuro, ma che non risulti ostativo, ma anzi favorevole, al corretto svolgimento delle attività proprie di un processo di conoscenza archeologica”.
In questo senso un cantiere deve essere progettato in modo che “non danneggi il contesto in cui è inserito (ad es. contesti monumentali o comunque di pregio), che non impedisca, o comunque limiti il meno possibile, la fruizione e la funzione dell’ambiente in cui è inserito e che tenga conto della necessità di realizzare anche condizioni lavorative proprie di un laboratorio universitario, in quanto a strumentazioni utilizzate, tecnologie applicate e pratiche operative specialistiche”.
I cantieri archeologici e la promozione della salute e sicurezza
In definitiva – conclude la scheda - la promozione di interventi migliorativi di tutela della salute e sicurezza sul lavoro nelle aree archeologiche si può realizzare con:
- “l’approfondita conoscenza del quadro legislativo e normativo in tutti gli ambiti citati;
- l’adozione delle tecniche di intervento più appropriate nei singoli casi e delle modalità operative più sicure per la loro realizzazione;
- l’individuazione dei compiti e delle responsabilità;
- la qualificazione delle imprese e la formazione degli operatori;
- la definizione di buone pratiche attraverso l’analisi delle azioni già messe in atto e dei risultati ottenuti, e la conseguente pianificazione di nuove azioni”.
Il Dipartimento DIT segnala infine che, nell’ambito dell’accordo citato in apertura di articolo, “si stanno sviluppando i temi presentati e i risultati del lavoro svolto saranno oggetto di futuri eventi divulgativi”.
Rimandiamo, in definitiva, alla lettura completa del documento Inail che riporta un approfondimento anche sulla legislazione e normazione, ad esempio con riferimento ai provvedimenti per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e a quelli in materia di contratti pubblici.
Tiziano Menduto
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
Inail, Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici, “ Sicurezza & Archeologia. Cantieri archeologici: tutela dei lavoratori e del patrimonio culturale”, a cura di M.T. Settino, L. Tomassini (Inail DIT), D. Sani (Inail CTE), R. Giovinazzo (Inail CTSS), E. Zanini (Dipartimento di scienze storiche e dei beni culturali, Università di Siena), E. Sorge (Ministero Cultura, Soprintendenza ABAP per le Provincie di Pisa e Livorno) e C. De Eugenio (Collaboratore Soprintendenza ABAP per le Provincie di Pisa e Livorno), Factsheet edizione 2024 (formato PDF, 803 kB).
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