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Sicurezza in falegnameria (2)

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Continuiamo oggi l'analisi dei dati infortunistici dell'industria del legno rilevati dall'Inail e pubblicati dal periodico ''Dati Inail'' (si veda PuntoSicuro n.490).

Nel dossier sono illustrati i rischi collegati all'esposizione alle polveri di legno.
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L'esposizione a polveri di legno può determinare fenomeni irritativi a carico di cute e mucose (dermatiti, oculoriniti e bronchiti), fenomeni di carattere allergico (oculoriniti, asma, alveolite allergica estrinseca) e manifestazioni tumorali a carico del naso e delle cavità paranasali. Le malattie professionali riconosciute dal DPR 336/1994 sono, per l'Industria, l'asma bronchiale, l'alveolite allergica estrinseca, le malattie cutanee, il carcinoma delle cavità nasali e paranasali; per l'Agricoltura, l'asma e l'alveolite allergica estrinseca.

Per quanto riguarda il rischio tumore la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha rilevato fin dal 1987 l'esistenza di una sufficiente evidenza di cancerogenicità per l'occupazione nel settore della fabbricazione del mobile, classificandola pertanto al Gruppo 1, ed ha successivamente individuato, nel 1995, proprio nella polvere di legno lo specifico agente oncogeno.

La normativa italiana è stata aggiornata dal D.Lgs 66/2000 che, tra le altre modifiche al D.Lgs 626/1994, ha aggiunto alle attività soggette alle disposizioni del Titolo VII ('Protezione da agenti cancerogeni e mutageni') 'il lavoro comportante l'esposizione a polveri di legno duro' ed ha introdotto, accanto a quello per il benzene ed il cloruro di vinile monomero, il valore limite di esposizione professionale a polveri di legno, pari a 5 mg/m3.

E' importante sottolineare come le neoplasie (tumori) da polveri di legno sono caratterizzate da un periodo di latenza molto lungo, spesso superiore a 40 anni; per tale motivo è molto importante, nella valutazione del nesso causale tra tumore ed esposizione lavorativa, tenere conto di attività svolte anche in epoche molto lontane nel tempo.


 

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