Diffusione e agenti causali dei tumori maligni naso-sinusali
Modena, 7 Mag – Se i tumori maligni naso-sinusali (TuNS) rappresentano nella realtà meno dell’1% di tutti i tumori e il rischio di insorgenza nella popolazione si può definire molto basso, tale rischio diventa invece rilevante nelle popolazioni degli esposti agli agenti causali presenti nei luoghi di lavoro, in particolar modo polveri di legno e cuoio.
Malgrado il rischio sia molto variabile per tipo istologico e agente, questa neoplasia si pone come quella “complessivamente con maggiore quota di casi di origine professionale, dopo il mesotelioma maligno indotto da esposizione ad amianto”. E l’insieme di queste caratteristiche ha portato all’implementazione del Registro Nazionale dei Tumori Naso-Sinusali (ReNaTuNS) in attuazione di quanto previsto dall’art. 244 del D.Lgs. 81/2008.
Se a ricordare in questi termini la genesi del ReNaTuNS è un documento Inail del 2016, “ Il Registro Nazionale dei Tumori Naso-Sinusali (ReNaTuNS)”, è attraverso un documento presentato in uno dei workshop dal titolo “Piano regionale della prevenzione - Mini Workshop sui progetti del Setting Ambienti di Lavoro” (Modena, 13/14 settembre 2017) che possiamo approfondire l’argomento riportando informazioni su questa forma di tumori.
Il ReNaTuNS in Emilia-Romagna
Nel documento “Registro nazionale Tumori Naso-Sinusali (ReNaTuNS) - Attività del Centro Operativo Regionale EMILIA-ROMAGNA - report triennio 2014-2016”, a cura del gruppo di lavoro del C.O.R. ReNaTuNS Emilia Romagna, si segnala che il Piano Regionale della Prevenzione della Regione Emilia-Romagna 2010-2012, ha “previsto una sezione specifica dedicata al monitoraggio e contenimento del rischio cancerogeno professionale, individuando specifiche azioni ed obiettivi da realizzarsi all’interno delle attività delle U.O. di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro”.
E l’istituzione presso l’AUSL di Imola del Centro Operativo Regionale del Registro Nazionale dei Tumori Naso Sinusali (COR Re.Na.Tu.NS) è “parte di questi obiettivi, e consente l’ingresso della Regione Emilia-Romagna nel sistema di sorveglianza nazionale di queste neoplasie ad alta frazione eziologica professionale, istituito presso l’INAIL con gli scopi e finalità previsti dal D.Lgs. 81/08 e in analogia con il già attivo Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM)”.
Epidemiologia dei TuNS e sostanze cancerogene
Nel documento si ricorda che l’associazione tra TuNS epiteliali (in particolare l’adenocarcinoma) e l’esposizione a polveri di legno e di cuoio “è ormai consolidata, mentre permane incertezza per altri tipi di esposizioni legate ad altri settori produttivi, quali il tessile, la metallurgia, la metalmeccanica, l’edilizia, i trasporti e l’agricoltura”. E anche “la relazione tra TuNS e l’esposizione a cromo esavalente (produzione primaria di cromo, produzione di vernici cromate e placcatori) e ai composti del nichel (industria di raffinazione) risulta al momento controversa”.
Inoltre il fumo di sigaretta è considerato un “importante fattore di rischio, non professionale, per l’insorgenza di TuNS, mentre sono fattori predisponenti la presenza di sinusiti croniche, di poliposi nasale (in particolare i polipi invertiti), l’uso prolungato di terapie locali (ad es. terapie con spray nasale) e l’assunzione di estrogeni”.
Il documento, che vi invitiamo a visionare integralmente, ricorda poi che una revisione della letteratura pubblicata nel 2010 dall’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha “identificato come causa di tumore prevenibile del naso e delle cavità nasali, per cui sono presenti prove sufficienti di cancerogenicità, le seguenti sostanze: polvere di legno, polveri di cuoio, composti del nickel, radon (226 e 228) e fumo di sigaretta”. E “le sostanze e le attività lavorative per cui è presente una relazione tra esposizione e tumore, non ancora supportate da prove scientifiche sufficienti, sono: i composti del cromo esavalente, la formaldeide, la lavorazione del tessile e la carpenteria”.
Sono poi proposti nel documento alcuni studi condotti in Italia e in altri paesi e si ricorda che nel 2012 “la monografia 100 pubblicata dallo IARC ha confermato la presenza di una forte associazione tra i TuNS (in particolare adenocarcinoma) e l’esposizione a polvere di legno, polvere di cuoio, composti del nichel (in particolare chi lavora nelle raffinerie), mentre per il cromo esavalente e la formaldeide le prove non sono sufficienti e definitive”.
In conclusione, “la revisione della letteratura scientifica ha confermato che, mentre l’associazione tra polveri di legno e cuoio e TuNS è supportata da sufficienti prove di evidenza, resta da definire il livello di rischio dovuto all’esposizione ad altre sostanze di frequente uso nelle attività produttive come la formaldeide, le polveri tessili, il cromo esavalente, i pesticidi, etc.).
Inoltre in un articolo pubblicato nel 2011, che sintetizza le indicazioni contenute nella monografia 100 dello IARC, vengono individuati “come cancerogeni con sufficiente prova di evidenza per le cavità nasali e i seni paranasali le polveri di legno, le polveri di cuoio, i composti del Nichel, il radio 226 e 228 e i suoi prodotti di decadimento e i prodotti dell’alcool isopropilico. Sono definiti come cancerogeni con limitate prove di evidenza il cromo esavalente, le polveri tessili e le lavorazioni di carpenteria e falegnameria”.
Il documento si sofferma poi sugli obiettivi del COR Emilia Romagna, sulla stima dei dati di incidenza di TuNS in Emilia Romagna attraverso i dati raccolti grazie all'attività del Registro, sui risultati dell’attività di sorveglianza e sulla rilevazione dell’esposizione professionale.
La diffusione dei TuNS in Emilia Romagna
In definitiva il COR Emilia Romagna ha raccolto informazioni “su 253 casi di TuNS incidenti dal 2007 in poi, ha avviato altrettante richieste di intervista ed ha, al 31/12/16, definito in modo completo l’esposizione di 85 casi di tumori epiteliali, 37 dei quali (pari al 42% del totale) sono stati giudicati correlati con certezza o probabilità all’esposizione lavorativa ad agenti cancerogeni per i quali la letteratura indica una correlazione con i TuNS”.
Si indica che il principale cancerogeno individuato è la polvere di legno, mentre “più limitato è il contributo delle polveri di cuoio. Nel 40,4% dei casi è presente un’esposizione con un cancerogeno per cui il nesso di causalità ha evidenze limitate”.
Si segnala poi che i tassi di incidenza calcolati tramite i dati raccolti da TuNS “risultano essere superiori rispetto alla media nazionale e tra i più elevati a livello nazionale. Va comunque precisato che nel confronto dei valori sono presenti due limiti: il primo è che si tratta di un confronto tra anni diversi, il secondo limite è che per avere un confronto completo sarebbe utile confrontare i tassi con i rispettivi intervalli di confidenza”.
Infine considerando gli 85 casi con valutazione definita dell’esposizione, indipendentemente dal gruppo di agenti, “risulta che per 37 di essi (44%) l’esposizione professionale è stata giudicata come certa, per 12 casi (14%) probabile/possibile, per 23 casi (27%) improbabile, per 9 casi (11%) ignota, e nel 2% familiare o extralavorativa. Il risultato mette così in evidenza l’elevata componente eziologica professionale”.
RTM
Scarica i documenti da cui è tratto l'articolo:
Regione Emilia-Romagna, “ Registro nazionale Tumori Naso-Sinusali (ReNaTuNS) - Attività del Centro Operativo Regionale EMILIA-ROMAGNA - report triennio 2014-2016”, a cura del gruppo di lavoro del C.O.R. ReNaTuNS Emilia Romagna, Paolo Galli, Giacomo Pacassoni (U.O. Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro - AUSL di Imola), intervento ai workshop “Piano regionale della prevenzione - Mini Workshop sui progetti del Setting Ambienti di Lavoro” (formato PDF, 1.34 MB).
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