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La caduta dalle scale, la formazione di cataste e le emergenze
Roma, 25 Giu – Ci sono nel mondo del lavoro vari rischi lavorativi correlati sia alle cadute – cadute in piano, cadute dall’alto, cadute di materiali – sia alle conseguenze di emergenze come, ad esempio, gli incendi.
Per dare alcune informazioni su questi temi - con particolare, ma non esclusivo, riferimento ad ambienti e mansioni nel comparto del Turismo – possiamo sfogliare una pubblicazione elaborata dall’ Ente Bilaterale Nazionale del Turismo (EBNT), il “ Vademecum della sicurezza. Manuale per la informazione e la formazione degli operatori del settore Turismo”.
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Partiamo dal problema generale delle cadute con riferimento all’uso delle scale.
Nel capitolo dedicato a “scale e parapetti” l’autore ci ricorda che anche nel comparto turistico le scale “sono ovunque: nelle piscine e negli stabilimenti balneari, nei luna park, nei maneggi, nelle scuole di roccia, negli zoo, ecc. E le trattiamo con troppo disinvoltura”!
Ricordando che il capitolo parla anche di scale fisse a pioli e parapetti, ci soffermiamo oggi sulle scale portatili e sulle scale fisse a gradini.
Le scale portatili “vanno ispezionate con regolarità dando segnalazione (con un cartellino) degli eventuali difetti riscontrati; se sono di legno vanno tenute in luogo chiuso non esposto alle intemperie, e lontane dalle apparecchiature elettriche se sono metalliche” E si segnala che è molto importante per la sicurezza il punto d’appoggio: “evitare scatole, casse, superfici sdrucciolevoli, rimanendo ben saldi direttamente al pavimento”.
Il vademecum ricorda inoltre che tali scale “devono essere dotate di appoggi antisdrucciolo all’estremità inferiore e di ganci di tenuta all’estremità superiore per assicurare il massimo della stabilità (per usi particolari la scale devono poter essere fissate anche in alto); dovrebbero essere antisdrucciolo anche i singoli gradini. È sicuramente molto importante il modo in cui le scale portatili vengono posizionate: superfici di contatto, inclinazione, appoggio ma anche la prudenza nell’uso: è bene ricordare che i carichi sbilanciano e che passando da un gradino all’altro è facile scivolare”.
Tuttavia non sono prive di pericoli neppure le scale fisse a gradini, ad esempio destinate al normale accesso agli ambienti di lavoro. Per questo motivo vanno “costruite e regola d’arte: la distanza fra gradino e gradino, per consentire una salita agevole e senza rischi, deve essere regolare: gradino più gradino più pedata uguale cm 63; il vano sopra i gradini deve essere di almeno m 2, l’angolo formato col piano orizzontale compreso fra i 30 e i 50°, la larghezza adeguata alle esigenze del transito. Le scale devono essere illuminate e i gradini non scivolosi; se la scala ha un lato aperto esso va protetto con un parapetto, se non ha lati aperti ci deve essere almeno un corrimano”.
Spesso gli incidenti, che possono avvenire anche su scale ben costruite, dipendono dal portare pesi che sbilanciano, dal salire e scendere “con troppa confidenza” e/o troppo in fretta i gradini, dal fare i gradini a due a due, dall’inganno creato “dall’ingombro dei materiali che trasportiamo”.
Riguardo al comparto turistico è bene ricordare che negli stabilimenti balneari “quasi tutte le scale sono bagnate e quindi, anche se ben costruite, gli incidenti sono tutt’altro che infrequenti”.
Un'altra forma di rischio è correlato invece all’accatastamento di materiali.
Nel comparto del turismo “queste operazioni sono frequenti ed è bene prestarvi l’opportuna attenzione; alcuni esempi di accatastamento possono infatti riguardare: valigie, prodotti alberghieri (prodotti per la pulizia, letti, sedie), alimentari, bibite, materiali sportivi, attrezzature per esterni, ombrelloni, ecc.”.
Il vademecum indica che “le cataste devono essere erette partendo da un pavimento che ne garantisca la stabilità: solido, piano, antisdrucciolevole, con portanze adeguate. I pavimenti, i soppalchi e i ripiani delle scaffalature metalliche devono precisare, con scrittura ben visibile e indelebile, la portata massima espressa in kg per m2. In base alla portata massima del pavimento, al suo stato ed alla natura dei materiali da accatastare, viene stabilita l’altezza massima che possono avere le cataste e tale altezza viene riportata sulle pareti”. Senza dimenticare che anche i contenitori, scatole o imballi da accatastare “devono riportare il numero massimo dei pezzi da impilare: pensiamo ad esempio alle casse di bibite o di acqua minerale”.
Riportiamo altre regole per accatastare correttamente i materiali, un’operazione specialistica che esige personale competente e addestrato:
- “le cataste non devono appoggiarsi alle pareti divisorie come anche ai muri o ai supporti: esse devono stare in piedi per virtù della loro verticalità;
- nei locali destinati all’accatastamento, le vie di traffico devono essere larghe quanto basta, individuate chiaramente con apposita segnaletica e sgombre da ostacoli; qui le cataste devono essere disposte in modo da non compromettere il regolare esercizio delle macchine e non debbono, con la loro altezza, intralciare la visuale o l’illuminazione. nel caso di magazzini con traffico di mezzi automatici o semiautomatici sarebbe bene avere delle direzioni obbligatorie segnate con cartelli”;
- è bene “immagazzinare ed accatastare i materiali secondo il genere e il volume di ciascuno di essi. L’omogeneità dei materiali impilati consente di trattare ogni catasta come un blocco dotato di sue caratteristiche; l’eterogeneità aumenta sia il tasso di pericolo che la difficoltà di trattamento;
- i carichi isolati vanno accatastati così come sono, lasciandoli fasciati e stratificati; il disfacimento della catasta incomincia dall’alto, togliendo uno strato dopo l’altro. La stessa cosa vale per i pacchi, che non dovrebbero mai superare l’altezza di 4 m, mentre le cataste erette con pallets non dovrebbero andare oltre i 3 m (che vuol dire 3 pallets da 1 metro ciascuno);
- nell’accatastamento di prodotti chimici o comunque pericolosi, con o senza presenza di alimentari, si devono identificare le tipologie e separare i prodotti tipo per tipo e non appoggiarli a terra”.
Un capitolo del vademecum è dedicato alle zone di passaggio e alle uscite di sicurezza.
In particolare la necessità di porre la massima attenzione alle zone di passaggio e alle uscite di sicurezza riguarda “in particolare alcune situazioni: le discoteche e gli alberghi in primo luogo. Le prime sono caratterizzate da una grande densità di persone in poco spazio, i secondi da una grande quantità di spazi chiusi in cui la gente - quando c’è - dorme o riposa”. Altri luoghi a rischio possono essere: sale da ballo, nightclub, sale per convegni, grandi locali di ristorazione e grandi mense aziendali situate in strutture soggette a particolari normative di sicurezza.
Il vademecum, che si sofferma su porte, portoni, pavimenti e vie di emergenza, ricorda che le norme che definiscono le caratteristiche delle zone di passaggio e delle uscite di emergenza sono riportate nell’allegato IV nel D.Lgs. 81/2008.
Concludiamo questa breve rassegna attraverso i pericoli nel comparto del turismo, dando qualche informazione sulle vie di emergenza, un percorso “senza ostacoli che consente alle persone che occupano un edificio o un locale di raggiungere un luogo sicuro” (“un luogo in cui le persone si possono ritenere al sicuro dagli effetti determinati dall’incendio o da altre situazioni di emergenza”).
Innanzitutto le vie e le uscite di emergenza devono:
- “rimanere sgombre e consentire alle persone di raggiungere il luogo sicuro nel più breve tempo possibile;
- devono essere adeguate per numero, distribuzione e dimensione (altezza minima 2 metri, larghezza minima secondo la normativa antincendio vigente)”;
- “devono essere indicate da appositi cartelli e devono essere dotate di illuminazione di emergenza che entri in funzione in caso di guasto dell’impianto elettrico e dotate di segnaletica”.
Inoltre le uscite di emergenza devono aprirsi nel senso dell’esodo e non possono mai essere chiuse a chiave quando i lavoratori sono all’interno della sede.
Infine alcune indicazioni:
- “porte, corridoi e scale che non sono uscite ma potrebbero essere scambiate per uscite devono portare la scritta ‘non è un’uscita’ e la specificazione della loro funzione: ‘magazzino’, ‘al seminterrato’, o simili;
- ogni uscita di emergenza deve avere la scritta Uscita di Emergenza su un cartello unificato, per forma, simboli, colori e misure, secondo le direttive europee;
- in tutti i luoghi di lavoro, tranne che nei piccoli locali, dovrebbe essere affissa una mappa di sicurezza che indichi l’esatta posizione relativa del posto (‘Voi siete qui’) e le vie di fuga;
- se la direzione della via di uscita da prendere dovesse presentare qualche incertezza, ci deve essere una freccia che indica la direzione giusta;
- non ci devono essere ostacoli alla perfetta visibilità delle scritte, che devono essere illuminate per i turni di lavoro notturno e nel caso che ci sia scarsa illuminazione ambientale (con una luce di emergenza nel caso che venga meno la fornitura di energia in rete), e l’accesso alle uscite non deve costringere a percorrere zone pericolose”.
Ente Bilaterale Nazionale del Turismo, “ Vademecum della sicurezza. Manuale per la informazione e la formazione degli operatori del settore Turismo”, documento aggiornato a cura di A.G.S.G. s.r.l., l’autore dell’aggiornamento è l’Ing. Carmine Moretti con la collaborazione di Parmenio Stroppa e Sara Vasta (formato PDF, 2.09 MB).
Tiziano Menduto
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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