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I rischi biologici emergenti…anche negli uffici
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Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
I rischi biologici emergenti sono oggetto di una scheda informativa, curata dall’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro, che sintetizza le previsioni di un gruppo di esperti sul tema.
L’indagine ha coinvolto 36 esperti provenienti da 20 Stati membri e dalla Svizzera, che hanno preso in considerazioni i rischi “emergenti”, cioè rischi professionali nuovi e in aumento.
L’indagine ha messo in particolare in luce tra i rischi biologici emergenti i rischi di correlati alle epidemie globali e alla presenza sul posto di lavoro di organismi resistenti ai farmaci.
Tali aspetti evidenziano, secondo gli esperti, l’importanza di considerare i rischi biologici globalmente e attraverso la collaborazione di più discipline, quali la sicurezza e la salute sul lavoro, la salute pubblica, la salute animale, la protezione dell’ambiente e la sicurezza alimentare.
Un ulteriore aspetto individuato nell’indagine è la valutazione del rischio inadeguata, in quanto le conoscenze e le informazioni sui pericoli biologici continuano a essere relativamente scarse. È emerso inoltre il problema della scarsità di informazioni trasmesse ai lavoratori, per esempio l’erogazione insufficiente di formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Nei nuovi settori di attività, come il trattamento dei rifiuti che dà occupazione a un numero crescente di lavoratori, si registrano nuove e complesse occasioni di esposizione a rischi biologici.
A preoccupare è anche la qualità dell’aria negli ambienti chiusi, come gli uffici.
“Le muffe trasportate dall’aria, per esempio, sono ubiquitarie negli ambienti chiusi. – precisa la scheda - L’esposizione alle muffe può determinare asma, malattie delle alte vie respiratorie, cefalea, sintomi simil-influenzali, infezioni, allergie e irritazione di naso, gola, occhi e cute, nonché contribuire alla cosiddetta sindrome dell’edificio malato.
[…]
Le muffe trasportate dall’aria si trovano anche negli impianti di trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, nei cotonifici e nel settore agricolo.
Anche una cattiva manutenzione della rete idrica e degli impianti di condizionamento dell’aria provoca la proliferazione e la diffusione degli agenti biologici negli ambienti chiusi. Ne consegue un rischio per i lavoratori di sviluppare la legionellosi. Alcuni sintomi accusati dai lavoratori che operano in ambienti chiusi, erroneamente attribuiti a malattie simil-influenzali, sono in realtà provocati da agenti biologici sviluppati in impianti di condizionamento non adeguatamente manutenuti.”
La scheda, in lingua italiana, è disponibile qui.
L’indagine ha coinvolto 36 esperti provenienti da 20 Stati membri e dalla Svizzera, che hanno preso in considerazioni i rischi “emergenti”, cioè rischi professionali nuovi e in aumento.
L’indagine ha messo in particolare in luce tra i rischi biologici emergenti i rischi di correlati alle epidemie globali e alla presenza sul posto di lavoro di organismi resistenti ai farmaci.
Tali aspetti evidenziano, secondo gli esperti, l’importanza di considerare i rischi biologici globalmente e attraverso la collaborazione di più discipline, quali la sicurezza e la salute sul lavoro, la salute pubblica, la salute animale, la protezione dell’ambiente e la sicurezza alimentare.
Un ulteriore aspetto individuato nell’indagine è la valutazione del rischio inadeguata, in quanto le conoscenze e le informazioni sui pericoli biologici continuano a essere relativamente scarse. È emerso inoltre il problema della scarsità di informazioni trasmesse ai lavoratori, per esempio l’erogazione insufficiente di formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Nei nuovi settori di attività, come il trattamento dei rifiuti che dà occupazione a un numero crescente di lavoratori, si registrano nuove e complesse occasioni di esposizione a rischi biologici.
A preoccupare è anche la qualità dell’aria negli ambienti chiusi, come gli uffici.
“Le muffe trasportate dall’aria, per esempio, sono ubiquitarie negli ambienti chiusi. – precisa la scheda - L’esposizione alle muffe può determinare asma, malattie delle alte vie respiratorie, cefalea, sintomi simil-influenzali, infezioni, allergie e irritazione di naso, gola, occhi e cute, nonché contribuire alla cosiddetta sindrome dell’edificio malato.
[…]
Le muffe trasportate dall’aria si trovano anche negli impianti di trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, nei cotonifici e nel settore agricolo.
Anche una cattiva manutenzione della rete idrica e degli impianti di condizionamento dell’aria provoca la proliferazione e la diffusione degli agenti biologici negli ambienti chiusi. Ne consegue un rischio per i lavoratori di sviluppare la legionellosi. Alcuni sintomi accusati dai lavoratori che operano in ambienti chiusi, erroneamente attribuiti a malattie simil-influenzali, sono in realtà provocati da agenti biologici sviluppati in impianti di condizionamento non adeguatamente manutenuti.”
La scheda, in lingua italiana, è disponibile qui.
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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