Trasferimento di dati personali fra Europa e Stati Uniti
I lettori sanno che non è possibile trasferire dati personali fuori dell’unione europea, se non con paesi che sono iscritti in un apposito elenco, e per i quali l’unione europea ha espresso una decisione di adeguatezza. Per il trasferimento a singoli titolari, in altri paesi, occorre stabilire delle clausole contrattuali standard, che devono essere approvate dall’autorità nazionali e rispettate dal titolare, avente sede fuori dell’unione europea.
L’enorme quantità di dati che l’Europa scambia con gli Stati Uniti è stata inizialmente gestita con un accordo, chiamato “safe harbor”. Grazie a questo accordo, le imprese europee e statunitensi, che desideravano scambiarsi dati, potevano farlo nel rispetto delle regole in materia di trattamento di dati personali. Questo accordo iniziale, tuttavia, non venne ritenuto soddisfacente, nel contesto del nuovo regolamento europeo, e venne elaborato un nuovo accordo, chiamato “ Privacy Shield”.
Purtroppo anche questo accordo non sopravvisse all’analisi della corte europea di giustizia; a questo punto, l’Europa e gli Stati Uniti si misero a lavorare di buzzo buono per elaborare un nuovo accordo, che potesse essere maggiormente rispettoso dei dettati del regolamento europeo. Nel frattempo, le aziende americane si videro obbligate a cessare ogni trasferimento verso l’Europa, oppure ad aprire una sede in Europa, oppure ancora a mettere a punto queste clausole contrattuali standardizzate, che rappresentano però un impegno non indifferente, soprattutto nella scala mondiale coinvolta.
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La Casa Bianca, a marzo 2022, ha dato notizia di un nuovo accordo, che centinaia di aziende, di qua e di là dell’Atlantico, stavano aspettando dal 2020.
È bene, con l’occasione ricordare che lo scambio di dati fra gli Stati Uniti ed Europa rappresenta il flusso più elevato al mondo!
Con questo nuovo accordo, che però è ancora a livello di bozza, anche se assai avanzata, l’autorità di sorveglianza degli Stati Uniti potranno esaminare i dati di cittadini europei, trasferiti negli Stati Uniti, ma solo se vi sono delle esigenze di tutela della sicurezza nazionale e se questi esami non saranno eccessivamente invasivi.
Il presidente Biden e la commissaria europea von der Leyen hanno, con l’occasione, annunziato anche che verranno intensificati anche i rapporti con gli Stati Uniti sul tema della sicurezza informatica e del trattamento di valute digitali, soprattutto perché questi argomenti sono ritornati di grande attualità durante la presente guerra in Ucraina. In particolare, le due parti si sono impegnate ad attivare uno sforzo ancora più incisivo per impedire alla Russia di utilizzare le valute digitali per evadere le sanzioni internazionali.
La lotta al riciclaggio di denaro sporco e al finanziamento al terrorismo rappresenta, infatti, un impegno comune per entrambe le entità governative coinvolte.
Adalberto Biasiotti
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