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Schede telefoniche ricaricabili: attenzione alle attivazioni "fantasma"
Copia del documento di identità, codice fiscale e…una firma. Tutto questo viene richiesto all’atto di attivazione di una scheda telefonica ricaricabile.
Una volta fuori dal negozio ci si dimentica di aver lasciato quei dati e si cerca di memorizzare il nuovo numero del telefonino…
La nostra identità tuttavia potrebbe essere sfruttata da rivenditori disonesti per intestare a nostro nome (e a nostra insaputa) nuove utenze telefoniche, anche per finalità illecite.
E’ quanto è accaduto ad alcuni utenti che si sono trovati intestatari anche di sei utenze telefoniche senza che ne avessero mai fatto richiesta.
Un uso illecito di dati personali del quale si è occupato il Garante della privacy che ha presentato denuncia all’autorità giudiziaria nei confronti di una società che gestisce numerosi punti vendita, situati nell’Italia centrale.
I rivenditori provvedevano all’attivazione di carte telefoniche per conto di uno dei principali gestori di tlc. L’attività di accertamento del Garante è partita dalla segnalazione di una persona che, dopo aver acquistato una scheda telefonica ricaricabile presso uno degli esercizi della società, era venuta casualmente a conoscenza di essere a sua insaputa intestataria anche di altre 6 utenze che risultavano attivate a suo nome, da parte del medesimo esercizio.
L’attenzione del dipartimento ispettivo del Garante si è concentrata quindi sulle attivazioni di schede telefoniche da parte dei predetti punti vendita, in particolare, sulle modalità e le finalità del trattamento dei dati personali forniti dai clienti.
Dalle ispezioni presso la sede della società, effettuate in collaborazione con la Guardia di finanza, e mediante riscontri incrociati con i dati in possesso della società telefonica, è emerso che presso i punti vendita della società erano state effettuate - con le stesse modalità di quelle citate nella segnalazione al Garante - quasi 800 attivazioni di schede telefoniche ricaricabili nei confronti di circa 200 persone.
Secondo il Garante, una ragione che ha spinto i rivenditori a mettere in atto questa attività illecita potrebbe risiedere nei “piani di incentivazione per i rivenditori” che prevedono, al superamento di determinate soglie di attivazioni prestabilite, il riconoscimento agli stessi rivenditori di un “extracompenso” per ogni attivazione effettuata in più rispetto al plafond programmato.
“Utilizzando in modo del tutto illecito i dati dei propri clienti , pertanto, la società sarebbe riuscita a lucrare, pur nel solo breve periodo indicato, “premi” per oltre 80 milioni di vecchie lire.”
Non si tratta del primo caso del genere, in alcuni casi gli ignari intestatari delle utenze si erano ritrovati coinvolti in delicate vicende giudiziarie. In precedenza il Garante si era infatti occupato di ricorsi di cittadini che si erano ritrovati, ignari, sottoposti ad indagini penali a seguito di intercettazioni legali disposte su utenze telefoniche mobili di cui non erano stati mai reali intestatari.
Quanto appurato dal Garante ha spinto il gestore telefonico a rivedere le modalità di incentivazione dei propri rivenditori, che saranno incentivati non solo in base numero di attivazioni effettuati ma, ma anche in base al valore del traffico generato dalle carte telefoniche attivate.
I rivenditori che hanno trattato in modo irregolare i dati rilasciati dai clienti rischiano gravi conseguenze; il trattamento illecito di dati, effettuato per trarne profitto per sé o per altri, è punito infatti dalla legge con la reclusione fino a due anni, salvo che il fatto non costituisca più grave reato.
Una volta fuori dal negozio ci si dimentica di aver lasciato quei dati e si cerca di memorizzare il nuovo numero del telefonino…
La nostra identità tuttavia potrebbe essere sfruttata da rivenditori disonesti per intestare a nostro nome (e a nostra insaputa) nuove utenze telefoniche, anche per finalità illecite.
E’ quanto è accaduto ad alcuni utenti che si sono trovati intestatari anche di sei utenze telefoniche senza che ne avessero mai fatto richiesta.
Un uso illecito di dati personali del quale si è occupato il Garante della privacy che ha presentato denuncia all’autorità giudiziaria nei confronti di una società che gestisce numerosi punti vendita, situati nell’Italia centrale.
I rivenditori provvedevano all’attivazione di carte telefoniche per conto di uno dei principali gestori di tlc. L’attività di accertamento del Garante è partita dalla segnalazione di una persona che, dopo aver acquistato una scheda telefonica ricaricabile presso uno degli esercizi della società, era venuta casualmente a conoscenza di essere a sua insaputa intestataria anche di altre 6 utenze che risultavano attivate a suo nome, da parte del medesimo esercizio.
L’attenzione del dipartimento ispettivo del Garante si è concentrata quindi sulle attivazioni di schede telefoniche da parte dei predetti punti vendita, in particolare, sulle modalità e le finalità del trattamento dei dati personali forniti dai clienti.
Dalle ispezioni presso la sede della società, effettuate in collaborazione con la Guardia di finanza, e mediante riscontri incrociati con i dati in possesso della società telefonica, è emerso che presso i punti vendita della società erano state effettuate - con le stesse modalità di quelle citate nella segnalazione al Garante - quasi 800 attivazioni di schede telefoniche ricaricabili nei confronti di circa 200 persone.
Secondo il Garante, una ragione che ha spinto i rivenditori a mettere in atto questa attività illecita potrebbe risiedere nei “piani di incentivazione per i rivenditori” che prevedono, al superamento di determinate soglie di attivazioni prestabilite, il riconoscimento agli stessi rivenditori di un “extracompenso” per ogni attivazione effettuata in più rispetto al plafond programmato.
“Utilizzando in modo del tutto illecito i dati dei propri clienti , pertanto, la società sarebbe riuscita a lucrare, pur nel solo breve periodo indicato, “premi” per oltre 80 milioni di vecchie lire.”
Non si tratta del primo caso del genere, in alcuni casi gli ignari intestatari delle utenze si erano ritrovati coinvolti in delicate vicende giudiziarie. In precedenza il Garante si era infatti occupato di ricorsi di cittadini che si erano ritrovati, ignari, sottoposti ad indagini penali a seguito di intercettazioni legali disposte su utenze telefoniche mobili di cui non erano stati mai reali intestatari.
Quanto appurato dal Garante ha spinto il gestore telefonico a rivedere le modalità di incentivazione dei propri rivenditori, che saranno incentivati non solo in base numero di attivazioni effettuati ma, ma anche in base al valore del traffico generato dalle carte telefoniche attivate.
I rivenditori che hanno trattato in modo irregolare i dati rilasciati dai clienti rischiano gravi conseguenze; il trattamento illecito di dati, effettuato per trarne profitto per sé o per altri, è punito infatti dalla legge con la reclusione fino a due anni, salvo che il fatto non costituisca più grave reato.
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