Informativa sui cookies: siamo messi proprio male
Gli Informatici, che amano sempre utilizzare acronimi, hanno recentemente battezzato con la sigla CMP consent management platforms, gli applicativi che permettono di gestire le informazioni che vengono fornite ai navigatori dei siti Web e permettono di raccogliere gli eventuali consensi.
Alcuni istituti universitari hanno condotto una ricerca, di qua e di là dell’Atlantico, analizzando la bellezza di 10.000 siti Web. La situazione è risultata oltremodo insoddisfacente, soprattutto per la mancanza di chiarezza e per i vari trucchi, che i titolari del trattamento utilizzano per catturare il consenso del navigatore, senza che il navigatore se ne accorga.
Soltanto l’11% dei siti esaminati raggiunge i requisiti minimi di soddisfacimento delle disposizioni imposte dal regolamento europeo.
In secondo luogo, i ricercatori hanno condotto un esperimento sul campo, utilizzando 40 navigatori, per vedere come le più comuni piattaforme di raccolta del consenso possono influenzare la scelta del navigatore.
I ricercatori hanno rilevato che il modo in cui viene presentata la notifica, sia sotto forma di banner o di blocco, non ha effetto sulle valutazioni del navigatore. La rimozione del pulsante di opt-out dalla prima pagina aumenta il livello di consenso del 22% e l’offerta di un controllo più granulare, sulla prima pagina del sito Web, diminuisce il consenso in percentuali che variano dall’8 al 20%.
È proprio per questo motivo che il garante francese, Comite nazionale informatique liberté, ha lanciato una consultazione pubblica sul suo progetto di raccomandazione su come impostare la piattaforma di informazione raccolta di consenso sui cookies ed altri dispositivi di tracciamento. A tal fine il Garante francese ha messo a disposizione una piattaforma, ponendo tutt’una serie di quesiti, che riporto di seguito.
· Ritenete che la possibilità di negazione del consenso venga proposta con elementi di interfaccia sufficienti, per facilitare l’attuazione di questo diritto da parte dei navigatori?
· Quando l’informativa comprende degli elementi di tracciamento esenti dal consenso, la lista proposta sembra contenere tutte le finalità rilevanti, come elencate nelle esenzioni previste dalla legge?
· Le misure proposte per la conferma della gestione del consenso sembrano sufficientemente chiare?
· A vostro avviso, è possibile identificare delle buone pratiche, che possono essere integrate nella raccomandazione che il CNIL emetterà, alla fine della ricerca?
· Le informazioni che vengono offerte sono sufficientemente chiare per dare un consenso altrettanto granulare?
· Ritenete opportuno che CNIL elabori un testo standardizzato, la cui adozione dovrebbe essere resa obbligatoria da parte di tutti i gestori dei siti Web?
· Ritenete essenziale che il navigatore possa avere la possibilità di accettare o rifiutare il suo consenso, finalità per finalità, direttamente sul primo schermo?
· Eventuali limitazioni di accesso al sito, connesse alla negazione di particolari consensi, vengono giustificate in modo appropriato e credibile?
Dall’esame di questi quesiti appare chiaro come ancora oggi i gestori di molti siti Web non operino in completa trasparenza, ma utilizzino trucchetti di varia natura per obbligare, in un certo senso, il navigatore ad esprimere il proprio consenso.
Uno dei trucchi più frequenti è quello nel quale si afferma che, cliccando sulla pagina di informativa, automaticamente si dà il consenso all’acquisizione dei dati di navigazione. Se navigatore non clicca sulla pagina di informativa, non può andare avanti nell’esame del sito.
Come si vede, c’è ancora molto da fare e sarà indispensabile un intervento delle autorità Garanti per obbligare i Web master a utilizzare sistemi più trasparenti ed affidabili di offerta di informazioni e raccolta di consenso.
Adalberto Biasiotti
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