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Fascicoli personali dei dipendenti: attenzione agli accessi non autorizzati

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Privacy

10/12/2004

Il Garante della privacy accoglie il ricorso presentato da un dipendente pubblico nei confronti di due colleghi.

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Potrebbero andare incontro a conseguenze, anche dal punto di vista penale, le due dipendenti di una questura che hanno trattato illecitamente i dati personali di un collega.
Conseguenze anche per il datore di lavoro qualora venisse accertata la mancata attuazione di adeguate misure di sicurezza e della formazione del personale riguardo al trattamento dei dati.

Un grave episodio di violazione della privacy nell’ambito lavorativo è stato reso noto dall’Autorità per la protezione dei dati personali, chiamata ad esaminare un ricorso presentato da un funzionario pubblico.

Il funzionario in servizio presso una questura contestava la divulgazione di informazioni sulla sua salute e di quella di sua madre, conservate nel proprio fascicolo personale. In particolare alcune delicate informazioni erano state divulgate tramite una lettera inviata ad alcuni dirigenti da parte di altre due dipendenti dello stesso ufficio.
Nella lettera, secondo il dipendente, erano riportati frasi e dettagli relativi a permessi, di cui si contestava la legittimità, usufruiti per assistere la madre handicappata.

Il funzionario aveva contestato alla questura quanto successo, ma ritenendo inadeguata la risposta ricevuta, si è rivolto al Garante della privacy.
Il ricorrente chiedeva la cancellazione della lettera dal protocollo dell’archivio del personale, perché i dati in essa contenuti sarebbero stati raccolti in violazione di legge, e di porre fine al trattamento illecito dei suoi dati personali.
Nel ricorso si sottolineava anche il grave danno derivato dal fatto che le due dipendenti avessero potuto accedere liberamente senza autorizzazione e senza motivo al suo fascicolo personale.

Il Garante ha accolto il ricorso del dipendente ed ha ordinato all’amministrazione di adottare ogni misura di sicurezza per impedire il ripetersi di gravi atti lesivi della riservatezza, e di fornire idonee disposizioni al personale. Gli atti sono stati trasmessi, come d’obbligo nei casi di uso illecito di dati sulla salute, alla magistratura.

Dalla documentazione è emerso, infatti, che le due dipendenti hanno trattato in modo illecito dati personali e sulla salute del funzionario e della madre, utilizzandoli per formulare proprie rimostranze all’amministrazione. Una delle due non era neanche autorizzata ad avere accesso ai fascicoli dei dipendenti, mentre l’altra, seppure autorizzata, ha utilizzato indebitamente i dati per fini personali diversi da quelli di servizio.
E’ risultata inammissibile, invece, la richiesta dell’interessato di cancellazione della lettera.

Presentando il caso nella newsletter settimanale, il Garante ha sottolineato che dopo l’entrata in vigore del Codice, chi effettua un trattamento illecito dei dati personali, specie se sensibili, rischia la reclusione da sei mesi a tre anni, mentre, per mancata adozione delle misure di sicurezza, si può essere puniti con l’arresto fino a due anni o con una ammenda fino a cinquantamila euro.

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