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Dati personali on-line e privacy
Amazon, il famoso negozio virtuale di libri, cd, videocassette, ha comunicato via e-mail ai propri utenti alcune variazioni della ''privacy policy'' dell'azienda.
Nel messaggio inviato ai propri clienti la societa' rendeva noto che, nell'ambito dello sviluppo del proprio business, si sarebbe potuta verificare la vendita o l'acquisizione di attivita' commerciali e che ''in queste transazioni, le informazioni sui clienti fanno parte delle attivita' trasferite''.
Gli archivi contenenti i dati di venti milioni di persone, tanti sono infatti gli utenti di Amazon, potrebbero cosi' essere ceduti senza che gli interessati ne siano al corrente.
Tale episodio riporta alla luce l'annosa questione delle garanzie nell'''esportazione'' dei dati personali tra USA e Paesi dell'UE, nei quali vigono severe leggi a tutela della privacy dei cittadini.
Il difficile negoziato si protrae ormai da 2 anni.
I Paesi dell'UE richiedono che sia assicurato ai cittadini europei, i cui dati personali dovessero essere trasferiti oltreoceano da aziende pubbliche e private, un livello di tutela non equivalente, ma comunque adeguato a quello attualmente previsto nei Paesi dell'Unione.
L'accordo tra USA e EU che sta per essere approvato e' detto ''Safe Harbor'' e prevede l'adesione volontaria e non obbligatoria delle imprese americane ad un sistema basato su un primo nucleo di principi tratti dalla direttiva europea 95/46/CE.
Il "porto sicuro" non si applicherebbe tuttavia ad una vasta gamma di trasferimenti, in particolare al settore delle telecomunicazioni, dei servizi finanziari e al settore no-profit.
A questo punto della trattativa rimane inoltre irrisolta la questione aperta dalle imprese che non intenderanno aderire al "safe harbor".
Nel messaggio inviato ai propri clienti la societa' rendeva noto che, nell'ambito dello sviluppo del proprio business, si sarebbe potuta verificare la vendita o l'acquisizione di attivita' commerciali e che ''in queste transazioni, le informazioni sui clienti fanno parte delle attivita' trasferite''.
Gli archivi contenenti i dati di venti milioni di persone, tanti sono infatti gli utenti di Amazon, potrebbero cosi' essere ceduti senza che gli interessati ne siano al corrente.
Tale episodio riporta alla luce l'annosa questione delle garanzie nell'''esportazione'' dei dati personali tra USA e Paesi dell'UE, nei quali vigono severe leggi a tutela della privacy dei cittadini.
Il difficile negoziato si protrae ormai da 2 anni.
I Paesi dell'UE richiedono che sia assicurato ai cittadini europei, i cui dati personali dovessero essere trasferiti oltreoceano da aziende pubbliche e private, un livello di tutela non equivalente, ma comunque adeguato a quello attualmente previsto nei Paesi dell'Unione.
L'accordo tra USA e EU che sta per essere approvato e' detto ''Safe Harbor'' e prevede l'adesione volontaria e non obbligatoria delle imprese americane ad un sistema basato su un primo nucleo di principi tratti dalla direttiva europea 95/46/CE.
Il "porto sicuro" non si applicherebbe tuttavia ad una vasta gamma di trasferimenti, in particolare al settore delle telecomunicazioni, dei servizi finanziari e al settore no-profit.
A questo punto della trattativa rimane inoltre irrisolta la questione aperta dalle imprese che non intenderanno aderire al "safe harbor".
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