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SPECIALE INCENDIO: ''I pannelli ignifughi''
La nostra nazione, pur con molti inconvenienti, sta cercando di adeguarsi agli standard di sicurezza comunitari.
L'attenzione dell'opinione pubblica è sempre più rivolta alla prevenzione degli incidenti, siano essi lavorativi, domestici, stradali; purtroppo troppe volte si agisce solo dopo che e' accaduta una disgrazia.
Molte volte, però, le normative non vanno di pari passo alle maggiori esigenze di sicurezza richieste dalla realtà e soprattutto dal mercato.
Anche se il D.Lgs. 626/94 è ormai conosciuto da tutti, ancora molti devono essere i passi in avanti che devono essere compiuti per l'uniformazione dei test di prova italiani rispetto a quelli europei.
Nel caso specifico degli incendi si evince che la maggior fonte di pericolo risiede nello sviluppo di fumi tossici che, nella maggior parte dei casi, cagionano la morte delle persone.
Con l'evoluzione nel campo dell'arredamento si utilizzano sempre di più materiali che, pur essendo dichiarati ignifughi, producono dei fumi altamente tossici. La pericolosità di questi gas è subdola, anche se non si possono riscontrare dei danni immediati alle persone, nel tempo aumentano sensibilmente le probabilità di formazioni tumorali.
A livello comunitario questo problema è già stato sollevato e, nel campo del legno, le principali norme riguardanti la reazione al fuoco (in Francia e Germania) prevedono anche l'analisi dei fumi per la corretta individuazione delle componenti tossiche.
In Italia il test di reazione al fuoco, previsto dalle norme UNI 9174, pur tenendo conto di numerosi parametri relativi alla propagazione delle fiamme, inspiegabilmente non considera la natura e la conseguente pericolosità dei fumi emessi.
Ciò ha provocato la totale mancanza di attenzione nella qualità delle sostanze utilizzate nel campo dell'ignifugazione, con una rincorsa alla riduzione dei costi a scapito della sicurezza e dell'ambiente.
Si è arrivati al paradosso che molti pannelli antifiamma sono più pericolosi di quelli non trattati in quanto spesso, nell'utilizzo in ambienti chiusi, lo sviluppo dei fumi tossici, che molte volte sono più pesanti dell'aria, è molto più pericoloso che il propagarsi dell'incendio stesso.
Una norma europea tarda a venire, anche per la resistenza di certi produttori di pannelli che, in nome del vil denaro, non esitano a dimenticare con troppa facilità le più elementari norme di sicurezza.
Il buon senso non è sufficiente, in questi casi il consumatore non può e non deve affidare alla coscienza dei produttori di pannelli la propria incolumità in caso di incendio.
I pannelli di legno, definiti molte volte, a torto, ecologici, una volta ignifugati cosa diventano?
I loro residui non si possono smaltire con facilità se non pagando un pesante tributo a livello ambientale.
In tal senso esistono prodotti e tecnologie pulite per l'ignifugazione, ma perché utilizzarle quando qualsiasi industria può produrre con costi inferiori un prodotto spesso altrettanto efficace nel bloccare il fuoco, anche se produce un'elevata quantità di fumi tossici?
Per quanto tempo dovremmo leggere nelle notizie di cronaca di vittime provocate dall'intossicazione da fumi di combustione?
La risposta dovrà avvenire con una celerità non indifferente da parte del legislatore, perché alla fine chi più spende meno spende (in vite umane).
Articolo redatto dall'ing.BT(L) Pierpaolo Pergolis - Presidente nazionale dell'A.T.Is.A. (Associazione Tecnica Ispettori Antincendio).
L'attenzione dell'opinione pubblica è sempre più rivolta alla prevenzione degli incidenti, siano essi lavorativi, domestici, stradali; purtroppo troppe volte si agisce solo dopo che e' accaduta una disgrazia.
Molte volte, però, le normative non vanno di pari passo alle maggiori esigenze di sicurezza richieste dalla realtà e soprattutto dal mercato.
Anche se il D.Lgs. 626/94 è ormai conosciuto da tutti, ancora molti devono essere i passi in avanti che devono essere compiuti per l'uniformazione dei test di prova italiani rispetto a quelli europei.
Nel caso specifico degli incendi si evince che la maggior fonte di pericolo risiede nello sviluppo di fumi tossici che, nella maggior parte dei casi, cagionano la morte delle persone.
Con l'evoluzione nel campo dell'arredamento si utilizzano sempre di più materiali che, pur essendo dichiarati ignifughi, producono dei fumi altamente tossici. La pericolosità di questi gas è subdola, anche se non si possono riscontrare dei danni immediati alle persone, nel tempo aumentano sensibilmente le probabilità di formazioni tumorali.
A livello comunitario questo problema è già stato sollevato e, nel campo del legno, le principali norme riguardanti la reazione al fuoco (in Francia e Germania) prevedono anche l'analisi dei fumi per la corretta individuazione delle componenti tossiche.
In Italia il test di reazione al fuoco, previsto dalle norme UNI 9174, pur tenendo conto di numerosi parametri relativi alla propagazione delle fiamme, inspiegabilmente non considera la natura e la conseguente pericolosità dei fumi emessi.
Ciò ha provocato la totale mancanza di attenzione nella qualità delle sostanze utilizzate nel campo dell'ignifugazione, con una rincorsa alla riduzione dei costi a scapito della sicurezza e dell'ambiente.
Si è arrivati al paradosso che molti pannelli antifiamma sono più pericolosi di quelli non trattati in quanto spesso, nell'utilizzo in ambienti chiusi, lo sviluppo dei fumi tossici, che molte volte sono più pesanti dell'aria, è molto più pericoloso che il propagarsi dell'incendio stesso.
Una norma europea tarda a venire, anche per la resistenza di certi produttori di pannelli che, in nome del vil denaro, non esitano a dimenticare con troppa facilità le più elementari norme di sicurezza.
Il buon senso non è sufficiente, in questi casi il consumatore non può e non deve affidare alla coscienza dei produttori di pannelli la propria incolumità in caso di incendio.
I pannelli di legno, definiti molte volte, a torto, ecologici, una volta ignifugati cosa diventano?
I loro residui non si possono smaltire con facilità se non pagando un pesante tributo a livello ambientale.
In tal senso esistono prodotti e tecnologie pulite per l'ignifugazione, ma perché utilizzarle quando qualsiasi industria può produrre con costi inferiori un prodotto spesso altrettanto efficace nel bloccare il fuoco, anche se produce un'elevata quantità di fumi tossici?
Per quanto tempo dovremmo leggere nelle notizie di cronaca di vittime provocate dall'intossicazione da fumi di combustione?
La risposta dovrà avvenire con una celerità non indifferente da parte del legislatore, perché alla fine chi più spende meno spende (in vite umane).
Articolo redatto dall'ing.BT(L) Pierpaolo Pergolis - Presidente nazionale dell'A.T.Is.A. (Associazione Tecnica Ispettori Antincendio).
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