Industria 4.0: i nuovi scenari e il ruolo dei medici competenti
Milano, 19 set – In molti incontri, seminari e convegni che affrontano i temi della sicurezza sul lavoro, si utilizza sempre più il termine “Industria 4.0” (o Industry 4.0). Con Industria 4.0 si fa riferimento ad una sorta di “quarta rivoluzione industriale”, un processo tuttora in divenire che porterà ad una produzione industriale completamente automatizzata e interconnessa. E le nuove tecnologie digitali utilizzate in questo processo avranno un impatto profondo anche sull’ interazione tra uomo e macchina.
Quali saranno le conseguenze di questo processo sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro?
Per cominciare a fornire qualche risposta a questa importante domanda, facciamo riferimento ad un intervento al convegno “Industry 4.0, ergonomia e sicurezza sul lavoro per il futuro: da costi a investimenti?” che si è tenuto a Milano lo scorso 5 luglio e che ha permesso di focalizzare l’attenzione sulle conseguenze di questo processo industriale con riferimento specifico all’attività del medico competente.
In “Ergonomia, Ageing, Salute”, a cura di Daniele Ditaranto (Associazione Nazionale Medici d’Azienda - ANMA), ci si chiede innanzitutto se i medici competenti possono affrontare la nuova sfida di questa evoluzione industriale.
Il medico competente (MC) è pronto?
A questo proposito il relatore ricorda il “Codice di comportamento del medico d’azienda e competente” di ANMA, in cui il medico competente è un consulente che “deve ‘vivere l’impresa’ interagendo e coordinandosi con la sua specifica cultura con l’insieme aziendale, complesso ed in continua evoluzione, di culture tecniche ed economiche, di relazioni umane e sociali, con il fine di collaborare ‘all’attuazione di tutto quanto è necessario affinché l’attività lavorativa si svolga nel rispetto dei principi e delle norme che tutelano la salute dei lavoratori’”. Un modello di questo tipo può permettere al MC di “supportare l’impresa nel cogliere le opportunità che la nuova fase offrirà in termini di miglioramento del lavoro, ma anche nel gestire le eventuali nuove criticità”.
Veniamo ai nuovi scenari correlati a “ Industria 4.0”.
Il relatore ricorda che “l’integrazione delle tecnologie informatiche e della comunicazione con i processi produttivi e la loro avanzata automazione, avrà delle ricadute economiche, delle conseguenze a livello sociale, ma importanti saranno anche i riflessi nel campo della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”. E molto dipenderà “dagli obiettivi che prevarranno in questa nuova spinta all’innovazione”.
In realtà, infatti, l’adozione delle nuove tecnologie e la loro integrazione, favorite anche dai benefici fiscali, potrebbero “migliorare il lavoro non solo nelle sue varie implicazioni economiche, ma anche in termini di salute e sicurezza, configurandosi come un’opportunità per trasformare i ‘costi’ della prevenzione in un ‘investimento’”.
E non si può, dunque, che auspicare che questa “visione” accompagni tutto il processo innovativo: un miglioramento complessivo del lavoro in grado di apportare benefici non soltanto economici, ma anche in termini di miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro che, a loro volta, implicano una serie di ulteriori, significativi benefici economici”.
La relazione segnala poi che l’innovazione 4.0 comporterà anche dei “rilevanti cambiamenti nei profili di rischio”. E il “processo di progressiva scomparsa dai cicli lavorativi dei rischi professionali ‘storici’ del settore secondario”, avrà un’ulteriore accelerazione.
Si ribadisce poi, con riferimento alla Circolare n. 4/E del 30 marzo 2017, Agenzia Entrate, Ministero dello Sviluppo Economico (paragrafo 13: “Dispositivi per l’interazione uomo macchina e per il miglioramento dell’ergonomia e della sicurezza del posto di lavoro in logica 4.0”), che “la maggiore informatizzazione ed automazione dei processi produttivi potrà innanzi tutto comportare un importante e positivo impatto sul controllo dei rischi da sovraccarico biomeccanico i cui effetti sulla salute costituiscono ormai da anni la principale causa di disagio e di riconoscimento di malattia professionale”. E dunque la ancor più stretta interconnessione tra sistemi fisici e informatici, “migliorando l’interfaccia uomo-macchina, migliorerà anche le condizioni di lavoro in termini di ergonomia e di sicurezza, determinando una serie di riflessi positivi sul sistema”.
Alcune possibili conseguenze dei nuovi scenari:
- diminuzione degli infortuni e delle malattie professionali: “il vantaggio è per tutto il sistema in quanto coinvolge i lavoratori, le imprese e le società”. Partendo infatti anche dai dati sui costi sociali, diretti e indiretti di infortuni e malattie professionali, diventa ancor più evidente l’importanza per le aziende di potersi dotare di “sistemi di produzione che riducono il rischio di infortuni e che limitano le esposizioni professionali ai vari fattori di rischio per la salute”;
- facilitazione del reinserimento dei lavoratori “fragili”: il relatore indica che “il maggiore controllo del carico fisico e mentale del lavoro attraverso i nuovi sistemi di produzione, può facilitare l’integrazione dei lavoratori disabili e favorire il reinserimento di quelli che rientrano al lavoro con gravi patologie croniche o degenerative, che hanno già comportato importanti interventi chirurgici o cicli di terapie efficaci ma debilitanti”;
- gestione dell’invecchiamento della forza lavoro: migliorando l’ambiente e le condizioni di lavoro, Industria 4.0 “può contribuire alla realizzazione della reciproca promozione tra lavoro e salute, fondamento della strategia per il perseguimento dell’ invecchiamento attivo. In particolare realizzando condizioni ed ambienti di lavoro favorevoli per la tutela della salute e della sicurezza, può contribuire, con la promozione della salute, la formazione e l’empowerment, al mantenimento al lavoro di lavoratori anziani ancora ‘attivi’ e ‘sani’ o comunque in grado di esprimere una capacità lavorativa ancora valorizzabile per la loro integrazione”.
In definitiva quale sarà l’impatto della cosiddetta quarta rivoluzione industriale sulla tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro?
Il relatore ricorda che l’Istituto Nazionale della Ricerca e della Sicurezza francese (INRS) ritiene che “in materia di salute sul lavoro «Industria 4.0» non sia a priori né favorevole, né sfavorevole. Tutto dipenderà dalle modalità con cui verranno sfruttate le sue opportunità”.
Infatti, conclude la relazione, se prevarrà:
- un approccio «olistico», “attento anche alle esigenze di salute e di sicurezza dei lavoratori, sicuramente l’innovazione comporterà dei notevoli vantaggi e miglioramenti per tutti;
- una visione puramente incentrata sugli aspetti «economici», “in un quadro non adeguatamente regolato, a seguito della forte automazione ed informatizzazione del lavoro, il rischio di un impatto negativo sulla salute dei lavoratori è invece possibile da vari punti di vista: intensificazione del carico di lavoro, aumento dei vincoli organizzativi, sovraccarico informativo, spersonalizzazione con perdita del senso del lavoro, difficoltà nella separazione tra vita privata e vita professionale”.
Infine il relatore si sofferma sulla eventuale perdita dei posti di lavoro: i medici competenti devono tener conto del possibile impatto negativo sull’occupazione di «Industria 4.0» e degli effetti che “la perdita del posto di lavoro può avere sulla salute in termini di sofferenza fisica, mentale e sociale”.
“ Ergonomia, Ageing, Salute”, a cura di Daniele Ditaranto (Associazione Nazionale Medici d’Azienda - ANMA), intervento al convegno “Industry 4.0, ergonomia e sicurezza sul lavoro per il futuro: da costi a investimenti?” (formazione PDF, 186 kB).
Tiziano Menduto
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