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Buone prassi per la valutazione negli impianti di produzione elettrica
Roma, 13 Mar – In alcune aziende c’è la necessità che la metodologia di valutazione dei rischi sia non solo coerente con i dettami del D.Lgs. 81/2008, ma risponda anche ai requisiti da un Sistema di Gestione della Sicurezza quale quello basato sullo standard OHSAS 18001. In questo senso la Divisione Generazione ed Energy Management (GEM) di Enel ha rivisto il proprio sistema di gestione della sicurezza, implementando e rinnovando la metodologia alla base del processo di valutazione dei rischi e di definizione delle misure di controllo.
Tale metodologia, con il nome “Valutazione dei rischi negli impianti di produzione elettrica”, è stata validata il 30 maggio 2012 come buona prassi dalla Commissione Consultiva Permanente.
La buona prassi ha affrontato queste problematiche:
- “valutazione di tutti i rischi così come previsto dal D.lgs.81/08;
- integrazione tra documento di valutazione dei rischi e sistema di gestione della sicurezza tipo OHSAS 18001;
- difficoltà nell’identificare indicatori con cui misurare le prestazioni in materia di sicurezza e monitorarne il miglioramento;
- difficoltà nel definire il livello al quale un rischio viene definito accettabile”.
Lasoluzione utilizzata è stata a sua volta composta da:
-procedura gestionale “Identificazione dei pericoli valutazione dei rischi e definizione misure di controllo” per la definizione del metodo applicato per valutazione dei rischi;
-istruzione operativa “criteri di valutazione dei rischi non misurabili e misurabili”. Istruzione che “fornisce le modalità operative da seguire per l’esecuzione della valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute del personale della Divisione Generazione ed Energy Management. Per ogni rischio “indica i criteri specifici per la valutazione del rischio iniziale e del rischio residuo che riportati su una scheda di sintesi saranno parte integrante del DVR di ogni Unità Produttiva”.
Questi dunque i risultati dell’applicazione della metodologia:
- “ valutazione dei rischi aderente a quanto richiesto dal D.lgs. 81/08;
- dare evidenza attraverso i coefficienti di efficacia e attuazione delle misure di prevenzione e protezione messe in campo;
- versatilità nella definizione dei ‘pesi’ da attribuire ai coefficienti utilizzati nella valutazione del rischio residuo;
- flessibilità del sistema;
- facile aggiornamento;
- aspetti di ruolo, di area, di mansione”.
Infine, prima di dare uno sguardo più approfondito alla metodologia, indichiamo i suoi fattori di successo:
- “facile implementazione informatica del modello funzionale della valutazione;
- univocità dei criteri di valutazione dei rischi per tutte le Unità Produttive della Divisione Generazione ed Energy Management;
- flessibilità nella definizione dei coefficienti ‘k’ di attenuazione del rischio iniziale;
- facile monitoraggio della gestione della sicurezza in ogni Unità Produttiva sul territorio;
- elencazione delle priorità;
- storico delle attività;
- monitoraggio dei valori”.
Nel documento “Valutazione dei rischi nella Divisione GEM” - allegato ai documenti di buona prassi - si ha un’indicazione chiara delle varie fasi relative alla metodologia di valutazione applicata:
- “Identificazione dei Gruppi Omogenei (persone che frequentano i luoghi di lavoro e svolgono lavorazioni simili). Per ogni gruppo omogeneo: identificazione del personale che lo compone; Identificazione e descrizione delle aree di lavoro e delle sub aree dove il GO (gruppo omogeneo, ndr) svolge la propria attività lavorativa; Identificazione delle lavorazioni e compiti elementari svolti dal personale del GO nelle specifiche aree e Sub Aree; Assegnazione dei tempi di permanenza del GO nell’Area-Sub Area; Assegnazione dei tempi di effettuazione dei compiti elementari svolti nella specifica Area – Sub Area;
-Identificazione e descrizione delle aree di lavoro e delle sub-aree. Area e Sub Area vengono identificate in funzione di ogni pericolo-rischio presente nelle stesse. La suddivisione dovrà tenere conto: della separazione fisica di reparti, locali, impianti, depositi; della presenza di pericoli specifici all’interno delle aree;
-Identificazione delle lavorazioni e compiti elementari svolti dal personale. Viene fatta una mappatura di tutte le attività svolte. A tal fine si identificano le lavorazioni e i relativi compiti elementari svolti, nonché i tempi giornalieri di svolgimento degli stessi;
-Identificazione e valutazione delle sorgenti di pericolo presenti nei processi produttivi e di lavoro. L’identificazione dei pericoli, funzionale alla valutazione del rischio, deve essere effettuata: all’interno di ogni sub area nel caso l’area venga suddivisa in più parti (pericoli presenti nell’area – sub area indipendenti dai compiti svolti); per ogni compito elementare svolto (pericoli che dipendono dalla sola attività indipendentemente dall’area);
-Valutazione dei Rischi”.
Nella valutazione il rischio R, viene “ricondotto ad un valore R variabile tra 1 e 16 prodotto della probabilità P o frequenza di un dato evento per la magnitudo o gravità M delle conseguenze dell’accadimento che in ambito GEM è stato implementato secondo un modello che comprende: Rischio residuo (Rr), Rischio iniziale (Ri), Probabilità o frequenza di accadimento (P), Magnitudo (M) e coefficiente di riduzione (K).
Il recepimento del modello vale inoltre per il:
-rischio misurabile: “funzione dell’esposizione e del TLV del singolo agente (concentrazione, potenza sonora, campo elettromagnetico, ecc.). Il valore di R è calcolato attraverso l’utilizzo di un modello a matrice in cui M assume il valore massimo e P è stimato in base alle risultanza della trattazione statistica dei dati di monitoraggio biologico (IBE) di lavoratori potenzialmente esposti e di un gruppo di controllo”;
-rischio non misurabile: “non è possibile effettuare misure numeriche (elettrico, videoterminale, lavoro notturno, ecc.). Il valore di R è calcolato tramite una stima di P di accadimento dell’evento indesiderato e del danno M che ne può derivare”.
Nella Divisione GEM il processo valutativo vero e proprio viene svolto secondo le seguenti fasi:
- “calcolo del rischio iniziale Ri;
- normalizzazione dell’indice di rischio su un’unica scala [1÷16];
- individuazione e programmazione degli interventi necessari di tipo ‘hardware’ per la riduzione del rischio alla fonte;
- individuazione e determinazione dei coefficienti ‘software’, organizzativi e procedurali, di riduzione del rischio da adottare o in essere per ogni rischio valutato e per ogni gruppo omogeneo di persone esposte (interventi organizzativi, procedurali, formazione, informazione, uso di dispositivi di protezione collettivi ed individuali, che di fatto non modificano il luogo di lavoro, l’attrezzatura o il processo)”.
Per concludere presentiamo brevemente il contenuto del documento “Istruzione operativa. Criteri di valutazione dei rischi non misurabili e misurabili”, istruzione operativa che completa la procedura gestionale 4.3.1 (“Identificazione dei pericoli, valutazione dei rischi e definizione delle misure di controllo”) fornendo le “modalità operative da seguire per l'esecuzione della valutazione dei rischi non misurabili e misurabili per la sicurezza e per la salute ai quali risulta esposto il personale della divisione Generazione ed Energy Management”.
Dopo aver affrontato le problematiche dei prerequisiti di conformità dei luoghi di lavoro, delle macchine e attrezzature e gli indicatori infortunistici, l’istruzione si sofferma su varie tipologie di rischio:
-rischi non misurabili: rischio elettrico; mobilità; rischio esplosione; rischio idraulico; rischio incendio; lavoro notturno; movimentazione manuale dei carichi; videoterminali; stress da lavoro; rischio biologico; rischio azione termica; rischio urto, schiacciamento, taglio; rischio caduta; rischio scivolamento; rischio seppellimento; rischio azione da agenti nocivi; rischio ped; rischio luoghi confinati; rischio lavori ad alta quota; rischio lavori in altezza; rischio fumo passivo; rischio alcool; rischio stupefacenti; rischio lavoratrici madri; rischio radiazioni ottiche da saldatura; rischio radiazioni ottiche coerenti;
-rischi misurabili dose dipendenti: rischio fibre aerodisperse (amianto, ceramiche, lana di roccia e di vetro); rischio stress da calore; rischio stress da freddo; rischio chimico; rischio radiazioni ottiche non coerenti; rischio rumore; rischio vibrazioni;
-rischi misurabili non dose dipendenti: rischio campi elettromagnetici con frequenza tra 0 e 3 Ghz;
-rischio sostanze cancerogene e mutagene/rischio radioattività.
Tiziano Menduto
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