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Sicurezza in falegnameria (3)
Per concludere l'analisi dei dati infortunistici riguardanti l'industria del legno, pubblicati sul periodico ''Dati Inail'' , affrontiamo i problemi legati ai valori limite di rischio delle polveri di legno duro.
NelD.Lgs 66/2000 viene riconosciuta la cancerogenità delle polveri di legno duro, fissando a 5 mg/mcubo il valore limite di esposizione sulla giornata lavorativa standard di 8 ore.
L'emanazione di questo decreto dimostra la pericolosità delle polveri di legno, aggiungendole agli altri agenti cancerogeni riconosciuti dalla legislazione italiana quali l'amianto, il benzene, il cloruro di vinile e il piombo.
Il problema consiste nell'individuare come debba essere effettuata la valutazione del rischio per l'esposizione alla polvere di legno in quanto nel testo della norma non viene riportata la metodologia di indagine da utilizzare per il rilevamento ed i criteri per confrontare i dati rilevati con il valore limite. Infatti nonostante siano disponibili vari testi sull'argomento, non esistono norme tecniche standardizzate e ogni autore propone un metodo soggettivo per la misurazione della concentrazione delle polveri di legno negli ambienti di lavoro.
Tuttavia da un'analisi dei dati presenti in letteratura si puo' ipotizzare che, per gli addetti a lavorazioni che coinvolgono trattamenti meccanici sul legno (es. taglio), il livello di esposizione professionale sia uguale o addirittura superiore al limite.
Ridurre tali livelli non e' semplice, in molti casi sono infatti necessari costosi interventi ed innovazioni sulle macchine utilizzate per la lavorazione del legno. Tali interventi però, risultano difficilmente attuabili considerando le dimensioni ed il budget delle aziende operanti nel settore.
NelD.Lgs 66/2000 viene riconosciuta la cancerogenità delle polveri di legno duro, fissando a 5 mg/mcubo il valore limite di esposizione sulla giornata lavorativa standard di 8 ore.
L'emanazione di questo decreto dimostra la pericolosità delle polveri di legno, aggiungendole agli altri agenti cancerogeni riconosciuti dalla legislazione italiana quali l'amianto, il benzene, il cloruro di vinile e il piombo.
Il problema consiste nell'individuare come debba essere effettuata la valutazione del rischio per l'esposizione alla polvere di legno in quanto nel testo della norma non viene riportata la metodologia di indagine da utilizzare per il rilevamento ed i criteri per confrontare i dati rilevati con il valore limite. Infatti nonostante siano disponibili vari testi sull'argomento, non esistono norme tecniche standardizzate e ogni autore propone un metodo soggettivo per la misurazione della concentrazione delle polveri di legno negli ambienti di lavoro.
Tuttavia da un'analisi dei dati presenti in letteratura si puo' ipotizzare che, per gli addetti a lavorazioni che coinvolgono trattamenti meccanici sul legno (es. taglio), il livello di esposizione professionale sia uguale o addirittura superiore al limite.
Ridurre tali livelli non e' semplice, in molti casi sono infatti necessari costosi interventi ed innovazioni sulle macchine utilizzate per la lavorazione del legno. Tali interventi però, risultano difficilmente attuabili considerando le dimensioni ed il budget delle aziende operanti nel settore.
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