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Riflessioni su infortuni e normativa: intervista a Cesare Damiano

Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Lavoratori

03/11/2011

PuntoSicuro intervista Cesare Damiano, ex Ministro del Lavoro e tra gli estensori del decreto 81/2008. La realtà dei dati sugli incidenti di lavoro, la storia e il futuro della normativa sulla sicurezza, i controlli e gli incentivi per le aziende.


 
Brescia, 3 NOV – Il progetto di costituzione in mora della Commissione Europea contro l'Italia - per il recepimento incorretto di alcune disposizioni della direttiva 89/391/CEE e con riferimento alle modifiche operate sul Decreto legislativo 81/2008 dal D. Lgs. 106/2009 – ha spinto l’Italia a riprendere a parlare, non senza polemiche, della normativa sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Gli stessi dati relativi agli infortuni in Italia sono sollevati in alcuni casi con l’ottimismo di una battaglia che si sta per vincere, in altri con il dubbio che i risultati positivi non siano che la conseguenza della crisi economica che stiamo vivendo. Cominciano ad arrivare inoltre alcune notizie, ancora da verificare, su possibili “ritocchi” alla normativa sulla sicurezza sul lavoro che sarebbero operate del futuro decreto sviluppo.
È venuto il momento di interrogarsi e fare il punto della situazione soffermandosi e approfondendo le opinioni di coloro che in questi anni hanno lungamente lavorato sui temi della tutela della salute e sicurezza sul lavoro.
 
Cominciamo a farlo con l’onorevole Cesare Damiano, Ministro del Lavoro e della Previdenza sociale dal 2006 al 2008 e tra i principali estensori del D.lgs. 81/2008.
Non potevamo non chiedergli la sua opinione sui dati Inail relativi agli incidenti e sulla recente messa in mora dell’Italia. Con lui abbiamo fatto anche un po’ la storia e il punto della normativa sulla sicurezza…
 
Diamo un’anticipazione scritta dell’intervista, rimandandovi ad un ascolto integrale cliccando sul link in coda all’articolo. Buona lettura e buon ascolto.
 
Partiamo da una sua affermazione alla 61esima Giornata per le Vittime degli incidenti sul lavoro. Lei ha dichiarato che la diminuzione di infortuni e incidenti mortali non è soddisfacente …
 
Cesare Damiano: Intanto non è mai soddisfacente una situazione che pur avendo passato al basso la soglia dei mille,(…), è una situazione che configura una vera e propria strage sul lavoro. Anche una sola persona che muore sul lavoro è una tragedia per la famiglia, per la comunità. Noi dobbiamo leggere bene le statistiche, non dimenticando mai che dietro ai numeri ci sono le persone (…). Se guardiamo le statistiche nella loro aridità, risalendo al 1963, quell’anno morirono sul lavoro più di 4.400 persone. Qui siamo a meno di un quarto, vuol dire che molta strada è stata fatta, del resto lo statuto dei lavoratori, le leggi sul lavoro, i decreti, come il decreto 81, hanno consentito di governare meglio la situazione (…). Tuttavia la lettura del dato non può farci dimenticare che da tre anni a questa parte noi viaggiamo a un miliardo di ore di cassa integrazione su base annua. Quindi tre miliardi di ore di cassa integrazione non sono noccioline, vuol dire che centinaia di migliaia di lavoratori sono fuori dalla produzione. Se non lavorano non hanno infortuni e incidenti. E anche questo influisce sulle statistiche. Siamo in un momento di crisi, di depressione dell’economia: quindi è automatica una diminuzione. Quando ci sarà una ripresa dell’economia potrebbe, con più lavoratori che producono, esserci una inversione di tendenza. Io non me lo auguro, però i dati, per questo motivo, dobbiamo leggerli con cautela.
 
E chiaramente non abbiamo dei dati che tengono conto anche dei fattori legati alla crisi…
CD: No, non ci sono dati che tengono conto di questi fattori. La contabilizzazione dell’Inail è una contabilizzazione standard. Quindi non siamo in grado  di fare delle rilevazioni che tengano conto dell’incidenza della cosiddetta crisi.


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In relazione ai dati che abbiamo possiamo fare un breve resoconto, possiamo tirare le somme relative all’efficacia del Decreto legislativo 81/2008, senza dimenticare la recente messa in mora dell’Italia …
 
CD: Come lei sa il decreto 81 è stato travagliato nella sua applicazione, dopo il varo da parte del Governo Prodi. Noi siamo arrivati, come si dice, proprio in “zona Cesarini” (…). In realtà abbiamo dato il via ad una revisione della normativa (sulla sicurezza, ndr) quando il governo era insediato da sei mesi. Qualcuno dice “voi avete fatto questo decreto accelerato, perché c’è stato l’ incidente della Thyssenkrupp”. Non è vero, noi abbiamo cominciato molto prima già all’inizio del 2007 (…). Nel giugno del 2006 a un mese dall’insediamento del governo, noi varavamo i primi provvedimenti di tutela dei lavoratori nei luoghi di lavoro (…). Abbiamo varato questo testo (decreto 81, ndr) dopo un lungo percorso di concertazione con le parti sociali (CGIL, CISL, UIL, UGL, Confindustria, …), naturalmente con opinioni diverse, con scontri fra le ragioni del lavoro e dell’impresa, con un’opposizione che non voleva far transitare questo decreto. Alla fine ce l’abbiamo fatta: il Consiglio dei Ministri ha varato il decreto, era il mese di aprile e a maggio il governo lasciava il campo alle elezioni politiche.  (…) Questo decreto, che io ho voluto con tutta la mia forza, è stato fatto dopo che il governo era politicamente in mora (…). Ricordo anche che il governo successivo (…) ha tentato in tutti i modi di buttare giù l’impianto di questo decreto. Si sono attaccati al fatto che c’erano indubbiamente anche degli errori perché un tale compendio di 30 anni di legislazioni, anche lavorando di corsa, più ministeri, più le parti sociali, poteva contenere delle contraddizioni e degli errori. Questo non poteva giustificare la richiesta di buttare giù tutto. Tuttavia i muri maestri hanno tenuto. (…) Poi questo governo ha abbassato tutele e sanzioni e adesso temo che con il decreto sviluppo che si sta preparando si voglia dare un nuovo colpo a queste norme. Il punto è questo. Non c’è dubbio che una diminuzione, pur con la prudenza d’obbligo che ho manifestato in precedenza, degli incidenti e degli infortuni, è anche grazie ad una maggiore consapevolezza dopo questo decreto 81, decreto che ha fatto molto discutere. Però se il tentativo è quello di nascondere, dietro la formula della sburocratizzazione, una diminuzione di sanzioni e di tutele si rompe quell’equilibrio di responsabilità tra il datore di lavoro e il lavoratore e tutto si carica sul lavoratore. Se tutto si semplifica perché “tanto c’è la crisi e bisogna chiudere un occhio”, io temo che poi ci troveremo in difficoltà.
 
E riguardo a questa messa in mora come si andrà a finire?
CD: Il governo tenterà di convincere la Commissione Europea. Noi, esaminati questi punti agiremo nel senso di una coerente applicazione dei nostri dispositivi. Anche eventuali correzioni rafforzative, se questo sarà necessario, però mi pare che il governo vada nell’altra direzione…
 
Quali interventi normativi o correttivi necessitano per migliorare l’efficacia del Decreto sulla salute e la sicurezza?
CD: Io intanto mi accontenterei di preservare questa legge, non si possono fare continuamente leggi di correzione. Altrimenti gli operatori, i consulenti, gli imprenditori e i lavoratori rimangono spaesati se c’è un continuo cambiamento.
Quelli che mi pare siano balzati alle cronache con gli ultimi incidenti gravi e significativi sono i rischi da interferenza. Questo è un punto da chiarire meglio, lavorerei molto sul punto degli appalti (…). Ho fatto passare un emendamento al decreto sviluppo del luglio scorso in base al quale nell’appalto al massimo ribasso il costo del lavoro veniva scorporato e calcolato sul livello delle tabelle salariali dei contratti nazionali di lavoro e so che il governo, nella bozza che sta preparando del nuovo decreto sviluppo, vorrebbe cancellare quell’emendamento. Con la scusa anche qui di una sburocratizzazione, perché sarebbe difficile contabilizzare questi costi scorporati, si vuole in realtà far fuori la norma (…)
 
Ci sono, che lei sappia e relativamente ai temi della sicurezza sul lavoro, altri punti critici nel futuro decreto sviluppo?
CD: Ho sentito dire che il decreto sviluppo dovrebbe colpire numerose norme del decreto 81. Aspetto di vedere i testi perché per il momento stiamo parlando, come si dice, un po’ a vanvera.
 
Riguardo al tema dei controlli e ispezioni si può migliorare qualche cosa o si deve accettare che il numero dei controlli rimanga esiguo?
CD: Qui c’è un problema esplicito di filosofia. Mi pare che il Ministro Sacconi abbia una filosofia diversa da quella che io avevo adottato. Ci si fa scudo dietro all’idea di avere controlli di qualità  e di non ritornare sempre sugli stessi posti – punti su cui io sono d’accordo – ma quando c’è una drastica riduzione del numero dei controlli, come elemento antiburocratico, io divento un pochino sospettoso (…).
 
Concludiamo riportando una sua affermazione in un convegno di AiFOS sulla formazione. Lei ha parlato di formazione come di un investimento sempre profittevole e conveniente. Cosa può fare la politica per rendere la formazione e tutti gli interventi sulla sicurezza convenienti per le aziende?
CD: La politica può fare molto. E’ una questione di scelte (…).
E’ chiaro che siamo in un momento di tagli di risorse e quindi è difficile tutto questo. Però se vogliamo avere dei comportamenti virtuosi dobbiamo sollecitare le imprese da una parte, ma anche aiutarle dall’altra (…). La formazione o diventa qualcosa di estremamente richiamato in causa ma senza convinzione o va incentivata. Si parla della buona formazione, si parla di sicurezza e salute sul lavoro. Non si tratta di fare formazione ai formatori e non ai formati. Abbiamo bisogni di privilegiare coloro che ricevono la formazione. Così come si può incentivare il lavoro sicuro: è compito della politica trovare delle strade che aiutino il sistema ad avere comportamenti virtuosi (…).
 
 
 
 
 
Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto

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