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I rischi per i lavoratori outdoor
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Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
La radiazione solare ultravioletta deve essere considerata a tutti gli effetti un rischio di natura professionale per tutti i lavoratori che lavorano all'aperto, e deve essere posto alla stregua di tutti gli altri rischi (es. chimici, biologici) presenti nell'ambiente di lavoro.
La valutazione del rischio da esposizione a radiazione solare presenta tuttavia difficoltà che, inoltre, possono ostacolare la messa in atto di un valido programma di prevenzione.
Per fornire un aiuto a datori di lavoro e responsabili della sicurezza per svolgere questo compito, l’ISPESL in collaborazione con AIDA (Associazione Italiana Dermatologi Ambulatoriali) e CNR hanno realizzato la pubblicazione “La radiazione solare ultravioletta: un rischio per i lavoratori all'aperto - Guida per datori di lavoro e lavoratori”.
L’opuscolo è di interesse per un vasto pubblico; tra i lavoratori all’aperto (lavoratori outdoor) che sono esposti, in modo più o meno continuativo, alla luce solare per motivi lavorativi e che quindi dovrebbero essere tutelati da adeguati programmi di prevenzione, vi sono, ad esempio: agricoltori, giardinieri, operai dell’edilizia stradale o ferroviaria, lavoratori edili, benzinai, portalettere, netturbini, vigili urbani, marinai, operatori ecologici, addetti alle operazioni di carico e scarico in ambiente esterno, addetti agli automezzi per la movimentazione di terra.
L’opuscolo fornisce un approfondimento sulla normativa e sulle difficoltà che si incontrano nel valutare il rischio da esposizione a UV. Ad esempio è difficile definire per ogni singolo lavoratore l’esposizione a UV in quanto tale esposizione è variabile ed influenzata da molteplici fattori quali condizioni atmosferiche, ora del giorno, stagione, latitudine, ecc. Inoltre non esiste una precisa relazione dose-risposta tra esposizione a radiazione UV e patologie fotoindotte per cui non è possibile fissare un valore soglia al di sotto del quale non vi sia la comparsa di tali patologie.
La pubblicazione propone nei capitoli finali alcune soluzioni applicabili per ridurre il rischio. Queste comprendono i cambiamenti nell'organizzazione del lavoro (orari di lavoro, rotazione dei lavoratori, creazione di zone di ombra, ecc.), l'adozione di mezzi di protezione personali (cappelli, abiti, prodotti antisolari), l'informazione e la formazione dei lavoratori.
L’opuscolo, che fornisce anche alcuni consigli per l’autoesame della pelle, è consultabile in formato pdf o in formato htm.
La valutazione del rischio da esposizione a radiazione solare presenta tuttavia difficoltà che, inoltre, possono ostacolare la messa in atto di un valido programma di prevenzione.
Per fornire un aiuto a datori di lavoro e responsabili della sicurezza per svolgere questo compito, l’ISPESL in collaborazione con AIDA (Associazione Italiana Dermatologi Ambulatoriali) e CNR hanno realizzato la pubblicazione “La radiazione solare ultravioletta: un rischio per i lavoratori all'aperto - Guida per datori di lavoro e lavoratori”.
L’opuscolo è di interesse per un vasto pubblico; tra i lavoratori all’aperto (lavoratori outdoor) che sono esposti, in modo più o meno continuativo, alla luce solare per motivi lavorativi e che quindi dovrebbero essere tutelati da adeguati programmi di prevenzione, vi sono, ad esempio: agricoltori, giardinieri, operai dell’edilizia stradale o ferroviaria, lavoratori edili, benzinai, portalettere, netturbini, vigili urbani, marinai, operatori ecologici, addetti alle operazioni di carico e scarico in ambiente esterno, addetti agli automezzi per la movimentazione di terra.
L’opuscolo fornisce un approfondimento sulla normativa e sulle difficoltà che si incontrano nel valutare il rischio da esposizione a UV. Ad esempio è difficile definire per ogni singolo lavoratore l’esposizione a UV in quanto tale esposizione è variabile ed influenzata da molteplici fattori quali condizioni atmosferiche, ora del giorno, stagione, latitudine, ecc. Inoltre non esiste una precisa relazione dose-risposta tra esposizione a radiazione UV e patologie fotoindotte per cui non è possibile fissare un valore soglia al di sotto del quale non vi sia la comparsa di tali patologie.
La pubblicazione propone nei capitoli finali alcune soluzioni applicabili per ridurre il rischio. Queste comprendono i cambiamenti nell'organizzazione del lavoro (orari di lavoro, rotazione dei lavoratori, creazione di zone di ombra, ecc.), l'adozione di mezzi di protezione personali (cappelli, abiti, prodotti antisolari), l'informazione e la formazione dei lavoratori.
L’opuscolo, che fornisce anche alcuni consigli per l’autoesame della pelle, è consultabile in formato pdf o in formato htm.
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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