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Gli immigrati si infortunano di più degli italiani
Nei giorni scorsi è stata presentata a Roma la ricerca “Immigrati e rischio infortunistico in Italia”, curata dall’Istituto Italiano di Medicina Sociale e dal Dossier Statistico Immigrazione Caritas.
La ricerca ha analizzato l’andamento infortunistico dei lavoratori nati all’estero, i dati includono pertanto anche una quota di figli di italiani emigrati.
I dati infortunistici presi in esame si riferiscono al 2001; in tale anno sono stati indennizzati 641.106 infortuni, 58.494 dei quali (9,1%) hanno riguardato lavoratori nati all'estero.
"I cittadini stranieri che hanno svolto un'occupazione regolare (741.562 permessi di soggiorno per lavoro alla fine del 2001, esclusi i disoccupati), pur rappresentando solo il 3,4% degli occupati in totale (21.514.000 nel 2001), detengono una quota del 9,1% sugli infortuni indennizzati, indice questo di un rischio più elevato."
Considerando il tasso infortunistico, la ricerca mostra che “se tra i lavoratori italiani avviene un infortunio ogni 25 persone al lavoro, tra quelli extracomunitari uno ogni 10.”
I settori nei quali si registra un numero relativamente più alto di infortuni per i lavoratori nati all’estero sono le costruzioni e l’industria metalli (ciascuno con una quota del 14% del totale). Con quote del 4-5% troviamo l’agrindustria, l’industria meccanica, il commercio, i trasporti e le attività immobiliari/servizi di pulizia.
Da un confronto risulta che anche per gli italiani l’edilizia è il settore con il più alto numero di infortuni, seppure non così alto (9,7%) come avviene per gli immigrati.
In agricoltura invece gli italiani sono più esposti (8,5%) dei lavoratori stranieri.
Nella valutazione di quest’ultimo dato si deve tenere in considerazione tuttavia il fenomeno del lavoro nero; sulla minore rischiosità rilevata per i lavoratori extracomunitari probabilmente influisce la strutturazione del settore in piccole realtà aziendali, che rendono più facile l’omissione delle denunce.
Quote di simili di concentrazione degli eventi infortunistici sia per gli italiani che per gli immigrati si realizzano nei trasporti e nel commercio, mentre nell’industria.dei metalli il numero degli incidenti per gli immigrati è molto più alta. Meno rischioso è invece per tutti il settore degli alberghi e dei ristoranti.
La ricerca prende inoltre in esame l’andamento infortunistico a livello regionale e provinciale ed il diverso rischio infortunistico per i gruppi nazionali e per le donne. Per queste ultime si evidenzia una incidenza infortunistica minore, sia per la loro esclusione da quei lavori pesanti e pericolosi, sia perché circa i tre quarti delle donne sono occupate nel settore della collaborazione domestica, notoriamente a più basso rischio.
Una sintesi della ricerca con grafici.
La ricerca ha analizzato l’andamento infortunistico dei lavoratori nati all’estero, i dati includono pertanto anche una quota di figli di italiani emigrati.
I dati infortunistici presi in esame si riferiscono al 2001; in tale anno sono stati indennizzati 641.106 infortuni, 58.494 dei quali (9,1%) hanno riguardato lavoratori nati all'estero.
"I cittadini stranieri che hanno svolto un'occupazione regolare (741.562 permessi di soggiorno per lavoro alla fine del 2001, esclusi i disoccupati), pur rappresentando solo il 3,4% degli occupati in totale (21.514.000 nel 2001), detengono una quota del 9,1% sugli infortuni indennizzati, indice questo di un rischio più elevato."
Considerando il tasso infortunistico, la ricerca mostra che “se tra i lavoratori italiani avviene un infortunio ogni 25 persone al lavoro, tra quelli extracomunitari uno ogni 10.”
I settori nei quali si registra un numero relativamente più alto di infortuni per i lavoratori nati all’estero sono le costruzioni e l’industria metalli (ciascuno con una quota del 14% del totale). Con quote del 4-5% troviamo l’agrindustria, l’industria meccanica, il commercio, i trasporti e le attività immobiliari/servizi di pulizia.
Da un confronto risulta che anche per gli italiani l’edilizia è il settore con il più alto numero di infortuni, seppure non così alto (9,7%) come avviene per gli immigrati.
In agricoltura invece gli italiani sono più esposti (8,5%) dei lavoratori stranieri.
Nella valutazione di quest’ultimo dato si deve tenere in considerazione tuttavia il fenomeno del lavoro nero; sulla minore rischiosità rilevata per i lavoratori extracomunitari probabilmente influisce la strutturazione del settore in piccole realtà aziendali, che rendono più facile l’omissione delle denunce.
Quote di simili di concentrazione degli eventi infortunistici sia per gli italiani che per gli immigrati si realizzano nei trasporti e nel commercio, mentre nell’industria.dei metalli il numero degli incidenti per gli immigrati è molto più alta. Meno rischioso è invece per tutti il settore degli alberghi e dei ristoranti.
La ricerca prende inoltre in esame l’andamento infortunistico a livello regionale e provinciale ed il diverso rischio infortunistico per i gruppi nazionali e per le donne. Per queste ultime si evidenzia una incidenza infortunistica minore, sia per la loro esclusione da quei lavori pesanti e pericolosi, sia perché circa i tre quarti delle donne sono occupate nel settore della collaborazione domestica, notoriamente a più basso rischio.
Una sintesi della ricerca con grafici.
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