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Differenze infortunistiche tra uomini e donne
Un'interessante comparazione tra i dati relativi agli infortuni sul lavoro accaduti ai lavoratori europei e quelli accaduti alle lavoratrici europee è stata realizzata dal periodico ''Dati Inail'', sulla base delle rilevazioni di EUROSTAT.
Nell'Unione Europea gli infortuni lavorativi subiti da uomini sono 3.606.541 (esclusi i casi con durata inferiore a 4 giorni e gli infortuni in itinere), un valore quattro volte superiore a quello riscontrato tra le lavoratrici (897.517 casi di infortunio).
Un divario che non trova unica motivazione nel fatto che gli addetti uomini siano quasi il doppio degli addetti donne.
'' Infatti gli indici di frequenza mostrano il rischio femminile in un rapporto di poco inferiore a un terzo rispetto a quello corso dalla componente maschile e tale divario si va conservando quasi inalterato nel tempo o, al più, mostra segni di lieve regresso. Se si osserva la più ristretta coorte degli infortuni mortali ci si rende conto di come per ogni caso femminile se ne abbiano ben diciassette maschili con indici di rischio che esprimono un rapporto prossimo a 1 : 9. In questo caso però l'avvicinamento nel tempo dei dati espressi dai due sessi sembra più rapido di quanto non sia per gli infortuni in complesso.''
Una diversa situazione emerge da analisi effettuate per conto di EUROSTAT in margine alle indagini nazionali sulle forze di lavoro.
''Secondo tali fonti per tutti gli infortuni non mortali che abbiano prodotto abbandono del lavoro, fatto uguale a 100 il rischio medio, quello maschile è pari a 113 mentre, per quelli con abbandono del lavoro superiore a tre giorni, è 129 e, per quelli con abbandono di almeno due settimane, è 120.''
Il periodico ''Dati Inail'', raffrontando i dati relativi agli infortuni mortali con quelli riguardanti gli infortuni non mortali, avanza l'ipotesi che ''la quota di sottodenuncia dei casi lievi, a livello continentale, sia più marcata per il sesso femminile che non per quello maschile e ciò probabilmente a causa di una più consistente quota di lavoro nero.''
Nell'Unione Europea gli infortuni lavorativi subiti da uomini sono 3.606.541 (esclusi i casi con durata inferiore a 4 giorni e gli infortuni in itinere), un valore quattro volte superiore a quello riscontrato tra le lavoratrici (897.517 casi di infortunio).
Un divario che non trova unica motivazione nel fatto che gli addetti uomini siano quasi il doppio degli addetti donne.
'' Infatti gli indici di frequenza mostrano il rischio femminile in un rapporto di poco inferiore a un terzo rispetto a quello corso dalla componente maschile e tale divario si va conservando quasi inalterato nel tempo o, al più, mostra segni di lieve regresso. Se si osserva la più ristretta coorte degli infortuni mortali ci si rende conto di come per ogni caso femminile se ne abbiano ben diciassette maschili con indici di rischio che esprimono un rapporto prossimo a 1 : 9. In questo caso però l'avvicinamento nel tempo dei dati espressi dai due sessi sembra più rapido di quanto non sia per gli infortuni in complesso.''
Una diversa situazione emerge da analisi effettuate per conto di EUROSTAT in margine alle indagini nazionali sulle forze di lavoro.
''Secondo tali fonti per tutti gli infortuni non mortali che abbiano prodotto abbandono del lavoro, fatto uguale a 100 il rischio medio, quello maschile è pari a 113 mentre, per quelli con abbandono del lavoro superiore a tre giorni, è 129 e, per quelli con abbandono di almeno due settimane, è 120.''
Il periodico ''Dati Inail'', raffrontando i dati relativi agli infortuni mortali con quelli riguardanti gli infortuni non mortali, avanza l'ipotesi che ''la quota di sottodenuncia dei casi lievi, a livello continentale, sia più marcata per il sesso femminile che non per quello maschile e ciò probabilmente a causa di una più consistente quota di lavoro nero.''
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