Per utilizzare questa funzionalità di condivisione sui social network è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'
Crea PDF

Stop alla manipolazione dei dispositivi di protezione

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Documentazione

30/09/2008

Continua la campagna di prevenzione contro la manipolazione dei dispositivi di protezione: i documenti pubblicati, le soluzioni tecniche. I risultati di un sondaggio in Svizzera: il 40% delle imprese manipola i dispositivi di protezione.

Pubblicità

PuntoSicuro sta seguendo con attenzione la campagna di prevenzione contro la manipolazione dei dispositivi di protezione sulle macchine e gli impianti promossa da Suva, istituto svizzero per l'assicurazione e la prevenzione degli infortuni sul lavoro.
 
In un precedente articolo avevamo presentato l’allarmante sondaggio condotto da Suva in 300 aziende svizzere: i risultati confermavano che il 37% delle imprese intervistate smontavano o rendevano inefficaci i dispositivi di protezione presenti sugli impianti di produzione e sugli apparati automatizzati e, nell’80% dei casi, il rischio d’infortunio di quest’azione veniva gravemente sottovalutato.
 

---- L'articolo continua dopo la pubblicità ----





Tuttavia manipolare un dispositivo di protezione è spesso causa di infortuni gravi o mortali.
Ecco perché il logo della campagna è un diavoletto con la forca: l’incidente grave ci attende dietro l’angolo se siamo mal consigliati, da noi stessi, dagli altri, riguardo ai comportamenti sicuri da adottare.
 
La campagna "STOP alla manipolazione dei dispositivi di protezione" si sta diffondendo con la pubblicazione sul sito Suva di molti documenti utili:
- una raccolta di dati sulle motivazioni relative a queste pericolose manipolazioni (la fretta e il risparmio di tempo sono i motivi più frequentemente addotti);
- esempi di macchine e impianti che siano dotate di dispositivi facili da usare e che non possano essere manipolati per motivi procedurali;
- cortometraggi capaci di raccontare in modo accattivante e avvincente storie che raccontano quali siano i meccanismi, spesso non evidenti, che portano un lavoratore o un preposto a manipolare i dispositivi di protezione.
 
Tra gli esempi “virtuosi” riportati da Suva possiamo citare quello relativo ad interventi di registrazione e messa a punto con la macchina in moto e a piena velocità di produzione.
Questi interventi devono essere eseguiti solo con i ripari chiusi.
“Unica eccezione: marcia ad impulsi a velocità ridotta. Questo è possibile con particolari dispositivi di regolazione comandabili dall'esterno o tramite una regolazione micrometrica di tipo elettronico. Se l'impianto non è attrezzato a tale scopo, c'è il rischio che qualcuno disattivi il controllo del riparo e che acceda alla zona pericolosa della macchina mentre questa è in moto”.
Sono dunque tre le soluzioni individuate da Suva:
- “gli elementi di regolazione sono accessibili mediante un tunnel; i ripari dell'impianto sono chiusi. Il tunnel è costruito in modo tale che non si possa accedere alla zona di pericolo”;
- “la regolazione avviene elettronicamente da un pannello di controllo con servomotori. Questa soluzione consente di salvare diversi tipi di regolazioni. Eventuali cambi di formato vengono facilitati”;
- la regolazione di precisione avviene tramite dei dispositivi collocati all'esterno del riparo.
 
Un altro esempio è la possibilità di eliminazione guasti tramite monitor nei magazzini automatici.
Infatti i magazzini automatici di tipo complesso sono spesso recintati lungo l'intero perimetro.  “Se il magazzino presenta un guasto e per la sua eliminazione si è costretti ad accedere all'impianto, questo deve essere disattivato”, anche se ciò comporta una notevole perdita di tempo. In molti casi il pericolo è che “il dispositivo di controllo dell'accesso (recinzione) venga inattivato e che gli interventi vengano eseguiti con l'impianto in moto”.
Una soluzione proposta da Suva è l’utilizzo di videocamere e monitor di sorveglianza: “questi permettono di localizzare in maniera rapida la maggior parte dei guasti e in molti casi di eliminarli senza dover oltrepassare l'area delimitata”.
Si perde dunque meno tempo, non si accede all'impianto e “si impedisce o si limita fortemente che qualcuno si arrampichi sul magazzino verticale”.
Un ulteriore vantaggio è che le persone che dovessero necessariamente accedere all'impianto possono essere sorvegliate dall'operatore.
 
Uno degli elementi centrali della campagna è anche l’intensificazione dei controlli da parte di Suva con sanzioni che, in caso di trasgressione e secondo la normativa svizzera, possono arrivare al blocco immediato dell’impianto.
Manipolare i dispositivi, continua Suva, “è una trasgressione imperdonabile” e ogni datore di lavoro deve provvedere affinché i dispositivi di protezione non siano resi inefficaci.
Per facilitare il compito di datori e responsabili, Suva ha pubblicato anche una specifica lista di controllo che presenteremo in un nostro prossimo articolo.
 
- SUVA: sito web della campagna “STOP alla manipolazione dei dispositivi di protezione”;



Creative Commons License Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

I contenuti presenti sul sito PuntoSicuro non possono essere utilizzati al fine di addestrare sistemi di intelligenza artificiale.

Per visualizzare questo banner informativo è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'

Pubblica un commento

Ad oggi, nessun commento è ancora stato inserito.

Pubblica un commento

Banca Dati di PuntoSicuro


Altri articoli sullo stesso argomento:


Forum di PuntoSicuro Entra

FORUM di PuntoSicuro

Quesiti o discussioni? Proponili nel FORUM!