Tavoli tecnici: cosa si muove in Italia in materia di salute e sicurezza?
Bologna, 25 Ott – Dopo anni di immobilismo politico e istituzionale in materia di sicurezza sul lavoro - più volte ricordato in contributi, interviste e articoli del nostro giornale - sembra che qualcosa cominci a muoversi. Sulla spinta della pur breve attenzione dei media per alcuni infortuni mortali plurimi – ad esempio quello che ad Arena Po nel pavese ha visto quattro infortuni mortali – sono stati istituti dei tavoli istituzionali e tecnici con la finalità di migliorare la prevenzione e la tutela di lavoratori e lavoratrici. E l’iniziativa è stata varata – e questo forse si può definire un buon segno premonitore – in modo congiunto dal Ministro del Lavoro e Politiche Sociali e dal Ministro della Salute. L’ultimo incontro ufficiale, al di là di eventuali altri incontri più informali, è avvenuto con un tavolo tecnico lo scorso 7 ottobre.
Sono solo parole o c’è una reale l’intenzione di rimettere mano alla normativa e alle carenze in materia di strategie di prevenzione?
Quali sono le tematiche che sono state affrontate nel Tavolo tecnico?
Cosa si farà per la qualificazione delle imprese?
Si uniformerà la complessa normativa in materia di formazione alla sicurezza?
Sarà rivisto e migliorato il sistema dei controlli e della vigilanza?
Si renderà attivo il Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro? E qual è la situazione attuale nella Commissione Consultiva?
Per rispondere a queste e altre domande abbiamo intervistato - durante la manifestazione “ Ambiente Lavoro” che si è tenuta a Bologna dal 15 al 17 ottobre – la Responsabile nazionale CISL salute e sicurezza sul lavoro, Cinzia Frascheri, che era presente al recente Tavolo Tecnico del 7 ottobre.
L’intervista si sofferma su vari argomenti:
- I nuovi tavoli e la strategia di prevenzione
- Sulle novità in materia di formazione alla sicurezza
- Sugli organismi paritetici e sul sistema di qualificazione delle imprese
- Sulla vigilanza e sui flussi informativi
Come sempre diamo ai nostri lettori la possibilità di visualizzare integralmente l’intervista e/o di leggerne una parziale trascrizione.
L’intervista di PuntoSicuro a Cinzia Frascheri
I nuovi tavoli e la strategia di prevenzione
Buongiorno parliamo con Cinzia Frascheri delle recenti novità relative ai tavoli istituzionali e tecnici che si sono tenuti in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Vorrei innanzitutto capire il clima che c'è, la sensazione che voi, come parti sociali sindacali, avete riguardo al futuro… Anche perché voi di tavoli credo ne abbiate fatti tanti in passato. A vostro parere c'è un interesse contingente legato all’emergenza infortuni, per esempio in relazione all'incidente plurimo di Arena Po, o c'è un interesse che va al di là dell’urgenza dettata da questi tragici eventi?
Cinzia Frascheri: In realtà è vero, di tavoli ne abbiamo fatti tanti e ogni volta che si avvia un nuovo governo c'è da sentire un po' il clima sul piano del tema della salute e sicurezza.
Questa volta – poi vedremo se in realtà la sensazione si concretizza e si conferma - la Ministro del Lavoro ha preso il tema molto a cuore. Nel senso che sono partiti (…), come lei ricordava, il primo tavolo di natura molto alto-politica (ha chiamato le parti sociali, ha chiamato le istituzioni ai massimi livelli) e un successivo tavolo più di natura tecnica che però, anche lì, vedeva i tre assi presenti, le istituzioni e le parti sociali, con la volontà di andare a calendarizzare dei temi. Quindi già scendere nel concreto, non rimanere solo sul l'enunciazione del “bisogna avere più cultura per la sicurezza”, “bisogna fare qualcosa” ma poi in realtà senza vedere niente di concreto.
Sembra che i segnali siano assolutamente positivi. Poi bisogna sempre andare a vedere e toccare con mano, se questo si concretizza. Tuttavia i segnali di avvio sono molto, molto positivi. Compreso il primo tavolo (…) in cui c'era anche il Ministro della Salute. Quindi si ritorna a respirare quella, diciamo, intesa tra i due ministeri che per il tema della salute e sicurezza è fondamentale, già solo per il fatto che le Regioni fanno capo, come coordinamento, al Ministero della Salute.
Nell’incontro di Bologna per i 20 anni di PuntoSicuro l'onorevole Cesare Damiano ha presentato la genesi del decreto 81/2008 e ricordato come in quel contesto, che ha portato all’elaborazione del decreto 81/2008, ci fosse un coordinamento tra Ministero del Lavoro e Ministero della Salute. Già questo può farci guardare i nuovi tavoli di lavoro con speranza.
Vediamo ora di conoscere le tematiche che avete trattato al Tavolo Tecnico…
C.F.: In realtà le tematiche le abbiamo proposte espressamente. Anche perché sia al tavolo politico sia al tavolo tecnico c'era stato chiesto e ognuno ha portato le proprie proposte di priorità. È chiaro che sappiamo quanto sia articolato il tema della salute e sicurezza, quanto c'è bisogno di fare, quanto in realtà ci sono ancora tantissimi decreti - come ci diciamo sempre - che devono essere attuati. Non è necessario rivedere o aggiornare il Decreto 81, ma bisogna renderlo assolutamente operativo (…).
E metto sullo sfondo (…) il fatto che manca la strategia nazionale della prevenzione (…).
E noi crediamo che questi impegni che ha preso il Ministro e i Ministri si concretizzino poi in un documento di strategia e che, quindi, in realtà si vada a mettere nero su bianco quello che è il piano pluriennale di interventi.
Di questa strategia si parla ormai da diversi anni …
C.F.: Di questa strategia ne parliamo in realtà, se vogliamo, dal decreto 81. È nell’ambito del decreto 81 che è prevista questa strategia, ma in Italia non è mai stata fatta.
Poi ricordiamo, perché è giusto, che c’è ogni 4 anni il Piano Nazionale di Prevenzione che però è del Ministero della Salute e non riguarda solo salute e sicurezza (…). Non è chiaramente l'impegno di un governo e in questo caso del Ministero del Lavoro… Quindi la strategia nazionale di prevenzione deve essere fatta…
Sulle novità in materia di formazione alla sicurezza
Veniamo ai temi…
C.F.: I temi che sono stati portati da parte delle organizzazioni sindacali, ma poi per alcuni aspetti anche da parte delle organizzazioni datoriali, e che sono stati scelti da parte del Ministero per poter mettere delle priorità, sono diversi.
In primo luogo - non perché c'è una classificazione all'interno – c’è il tema della formazione e quindi in realtà l'impegno di andare a rivedere o comunque andare ad armonizzare, omogeneizzare quelli che sono gli Accordi, oggi, sulla formazione…
Soffermiamoci su questo aspetto.
È comune l'esigenza, da parte delle istituzioni, da parte delle parti datoriali e sindacali, di riformare la normativa complessa in materia di formazione alla sicurezza?
C.F.: Questo posso confermarlo appieno e non solo a livello di parere personale o di organizzazione. Perché qui – e questo quindi dà ancora più il senso di quanto crediamo che stavolta sia la volta buona - in realtà si è già riunito il primo tavolo sulla formazione che comunque è un tavolo che proviene dalla gestione precedente, ma che oggi si è detto, per bocca del direttore generale, essere l'espressione già del primo punto dell'elenco che ha individuato il Ministro per poter andare a concretizzare i temi prioritari sulla salute e sicurezza.
Questo tavolo è il tavolo istituzionale che si occuperà di andare a rivedere il tema della formazione. A questo tavolo ci sono le organizzazioni sindacali, datoriali e le Regioni; e l'INAIL, sempre con questo ruolo di supporto, di figura tecnica di supporto ma fondamentale.
Quindi qualcosa si è già concretizzato, ci siamo già riuniti, c'è già un calendario di date di riunioni e quindi c'è una volontà espressa…
Si pensa ad un nuovo Accordo Stato-Regioni che in qualche modo si aggiungerà ai tanti Accordi già presenti o ci sarà una normativa nuova dedicata esclusivamente al tema della formazione alla sicurezza?
C.F.: Questo è stato il patto e il punto comune su cui tutti abbiamo concordato: non si vuole fare un ulteriore accordo che va a modificare l’esistente. L'idea è quella di andare a omogeneizzare la normativa, nel senso di partire dall' Accordo 2011 - che poi è quello sui lavoratori, ma quindi sui preposti e dirigenti - e andare a metterlo in accordo con quello del 2016, ma anche con tutte quelle che sono le altre formazioni, anche più specifiche e tecniche. Si vuole andare ad individuare dei criteri comuni unici, molto molto semplici, ma operativi. Quindi non si andrà a stravolgere o prospettare per i lavoratori una quantità di ore di formazione diversa o prospettare nuovi soggetti formatori. Si andrà solo a rendere assolutamente lineare e confermare quello che già oggi c’è.
Sugli organismi paritetici e sul sistema di qualificazione delle imprese
Veniamo al secondo tema…
C.F.: Con il secondo tema finalmente anche qui sembra di raggiungere un traguardo, l’avere gli indicatori per quanto riguarda gli organismi paritetici. Quindi si arriverà a creare un repertorio nazionale. Sappiamo, ce lo siamo detto anche nelle interviste, che (…) c’è bisogno di andare a ripulire il mercato da quelli che sono tutti quegli organismi che portano anche fuori strada le aziende.
E in questo ci aiuta anche quello che è stato fatto a livello di parti, l'Accordo sulla rappresentatività che è andato avanti e ha dato veramente un segno di criteri importanti per andare a misurarsi e quindi anche per poter identificare cosa si intende per “maggiormente rappresentativo” sul livello nazionale.
Apriamo una finestra su questo tema della rappresentatività perché è un tema che può avere interessanti ripercussioni anche in ambito salute e sicurezza…
C.F.: Finalmente ci sono dei criteri che andranno a individuare quello che poi nel decreto 81 sarà l’andare a rendere concreto e misurabile il “comparativamente più rappresentativo” sul livello nazionale. (…) Questo aiuterà per gli organismi paritetici perché, ci ricordiamo, quanto il decreto 81 investa su questi soggetti per un supporto alle imprese che non è solo il sistema dei controlli.
Veniamo ad un terzo tema…
C.F.: Il terzo tema è la qualificazione delle imprese. Un tema molto, molto, molto importante perché entra in maniera diretta su tutto quello che il mondo degli appalti.
Noi sappiamo che oggi tantissimi lavori vengono appaltati e anche lavori che hanno una esposizione al rischio altissima, per la tipologia di lavoro e più che altro perché sappiamo che il mondo degli appalti (…) si basa ancora su quello che è il massimo ribasso.
(…) Con il massimo ribasso sappiamo che si fanno svolgere dei lavori a delle cooperative con lavoratori che vengono presi oggi a fare un lavoro e domani un altro. E infatti vediamo che poi l'elenco degli infortuni mortali, ma anche gravi, riguarda molto spesso lavori in appalto.
Ma la qualificazione delle imprese cosa vuol dire?
A tutti ricordo l'articolo 27 del D.Lgs. 81/2008che tratta di questo tema. Nell'articolo 27 si fa riferimento al modello della patente a punti, ma che sappiamo essere un modello più adottato in edilizia, più richiamato dal mondo dell'edilizia. Però sappiamo che l'articolo 27 dice che questo sistema di qualificazione può essere esteso a tanti altri settori…
Il criterio della qualificazione delle imprese l'abbiamo già un po’ sperimentato con quello che è il decreto che si occupa degli ambienti confinati a rischio di inquinamento, il decreto 177. Quindi di per sé c’è già stato un tentativo in tal senso. L'idea è proprio quella di andare a estendere questi criteri in altri settori.
Qui occorrerà chiarirsi bene (…) per non buttare fuori dal mercato aziende che pur virtuose fanno fatica a stare sul mercato. Però al contempo questo cambiamento favorirà quello che è un innalzamento della tutela della salute e sicurezza che oggi si basa molto sul fatto di utilizzare persone che hanno competenze. Non solo formazione ma anche competenze.
Dunque sarà necessario un nuovo intervento normativo…
C.F.: Assolutamente sì. Dovremo uscire con un decreto che individuerà quali sono i criteri della qualificazione delle imprese. E quindi dovremmo andare a dire i livelli di formazione, di competenza, di esperienza; quello che si è un po’ individuato, come dicevo, nel decreto che fu apripista, il decreto 177/2011.
Sulla vigilanza e sui flussi informativi
Veniamo a questo punto al tema dei controlli e della vigilanza. Mi pare che ne abbiate parlato…
C.F.: Sì un altro punto è relativo ai controlli e alla vigilanza.
Qui da parte del Ministero è stato solo enunciato il punto. È stato confermato che ci sarà l'assunzione di nuovi ispettori, quindi verrà integrato il numero degli ispettori. Noi abbiamo chiesto che oltre ad integrare il numero ci sia un impegno anche per formare i nuovi ispettori e al contempo fare aggiornamento per quanto riguarda quelli che già svolgono il ruolo.
Tuttavia noi continuiamo a pensare che intensificare il sistema dei controlli voglia dire anche andare a coordinare tutto il sistema tra Ispettorato e organi di vigilanza delle Asl. Perché altrimenti rimarranno due sistemi che fanno fatica a dialogare e in certi casi rischiano di duplicare le visite lasciando scoperte molte parti del territorio.
Il Ministro si è impegnato, in tal senso, nell’andare anche a dialogare quindi con il sistema delle Regioni per poter vedere come intensificare il sistema. E si è parlato anche (…) dell’investire quelli che sono tutti i proventi delle sanzioni. Perché non ci dimentichiamo che il Decreto 81 lo prevede espressamente: che i proventi delle sanzioni sul territorio vengano reimpiegati nella prevenzione, tra cui anche risorse umane per i controlli e quindi anche per i sistemi di prevenzione. (…)
Veniamo infine al tema delle banche dati e del SINP. Stiamo ancora attendendo che il Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro sia veramente e completamente attivo…
C.F.: Sì, questo è fondamentale. Ma il problema è sullo sfondo non perché non sia prioritario, ma perché per potervi arrivare la volontà politica non basta.
Uno degli ostacoli è il fatto che molte Regioni - non tutte perché molte Regioni non si sono neanche dotate di un proprio sistema di dialogo e di banca dati (…) - che si sono dotate di un tale sistema hanno un proprio modello. E quindi diventa complesso poter chiedere alle singole Regioni di abbandonare il proprio modello per arrivare ad avere un modello unico. Quindi anche poter fare dialogare tutte le varie banche dati che provengono dalle Regioni, i vari flussi informativi, non è un'operazione facile. C'è da tempo un tavolo aperto, dove c'è l'INAIL, ma in realtà il percorso sembra abbastanza complesso. Non che si sia interrotto, però non è così immediato come si spererebbe”.
(…)
Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto
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Rispondi Autore: Antonio Fappiano - likes: 0 | 25/10/2019 (08:25:15) |
Tavolo, tavolo, tavolo... daremo la fine dei protagonisti della " grande abbuffata! si morirà per aver mangiato troppo! |
Rispondi Autore: Sergio Misuri - likes: 0 | 25/10/2019 (10:03:46) |
Il grande assente dai "tavoli" è la sicurezza sul lavoro attraverso il miglioramento dei comportamenti e della consapevolezza nel momento del bisogno. Tutti i sistemi tradizionali di prevenzione, anche i più rigorosi e raffinati, non riescono, per loro natura, ad affrontare questo genere di rischi, che rappresentano la causa o concausa della stragrande maggioranza degli infortuni. I sistemi sperimentati ci sono già, basta saperli adattare anche alla realtà delle PMI. |
Rispondi Autore: carmelo catanoso - likes: 0 | 27/10/2019 (18:26:35) |
Il problema non è tanto se "si muove qualcosa" ma chi si farà sedere ai tavoli tecnici. Perché se saranno gli stessi che si siedono lì da più di venti anni, è quanto meno ottimistico pensare che si possa vedere qualcosa di nuovo che possa realmente incidere sull'attuale situazione. |