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Imparare dagli errori: conseguenze sui lavoratori del caldo in agricoltura

Imparare dagli errori: conseguenze sui lavoratori del caldo in agricoltura
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Infortuni sul lavoro

05/09/2024

Esempi di infortuni professionali correlati alle conseguenze delle alte temperature ambientali. Il caso dei colpi di calore nel comparto agricolo. Le dinamiche degli infortuni e le indicazioni del decalogo per prevenire le patologie da calore.


Brescia, 5 Set – Come ricordato in un intervento che si è tenuto ad un seminario sul rischio dell’esposizione alle radiazioni ultraviolette (UV) solari, i lavoratori outdoor “ricevono circa 3 volte la dose di radiazioni UV dei lavoratori indoor”.  

E in questi lavoratori, che sono soggetti sia ai problemi delle radiazioni che quello dello stress termico dovuto al calore, l’utilizzo di idonei comportamenti, procedure e protezioni incidono molto sulla dose di UV assorbita e sulla loro salute e sicurezza. Ad esempio, le protezioni individuali risultano necessarie “per ridurre l’esposizione in particolare nei casi in cui non sia possibile lavorare sotto ripari o schermi”. E gli agricoltori che indossano il cappello possono avere sulla fronte una dose sei volte minore, sul naso 3 volte minore e sulle guance 2 volte minore. 

 

Torniamo, dunque, a parlare nella rubrica “ Imparare dagli errori”, dedicata al racconto degli infortuni professionali, dei problemi dei lavoratori outdoor e dell’esposizione al calore e alle radiazioni solari.

In questo caso ci focalizziamo non sul comparto edile, ma, in relazione anche al nuovo infortunio mortale nei campi di un lavoratore agricolo a Latina, sul comparto agricolo.

 

I casi di infortunio che presentiamo sono tratti dalle schede di INFOR.MO., strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.

 

Questi gli argomenti trattati nell’articolo:


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Modello DVR
Modello del Documento di Valutazione dei Rischi per l'Attività di: Agricoltura Colture Orticole - Categoria Istat: A - Agricoltura, Silvicoltura E Pesca

 

Le conseguenze delle alte temperature in agricoltura

Nel primo caso e durante l’installazione di reti antigrandine su un terreno agricolo, un lavoratore, dopo circa 4 ore di attività sotto il sole, si sente male tanto da abbandonare il lavoro.

Durante il tragitto verso casa si accascia al suolo venendo poi trovato, privo di vita, solo dopo alcune ore.

Non erano presenti dei ripari ombreggiati pur previsti nel DVR e la causa della morte è un colpo di calore.

 

I fattori causali presenti nelle schede:

  • “non erano presenti dei ripari ombreggiati pur previsti nel DVR”.
  • l'infortunato “lavora all’aperto per tempo prolungato”.

 

Nel secondo caso un lavoratore è dipendente di un’azienda agricola e, come operaio agricolo, è addetto alla raccolta della frutta.

Il lavoratore è impegnato con cinque colleghi alla raccolta manuale della frutta.

Il giorno dell’infortunio inizia a lavorare alle 08.00 fino alle 12.00 e poi riprende dopo la pausa pranzo verso le ore 14.00.

Il lavoratore opera all’interno di una “serra” costituita da filari di alberi da frutta coperti da rete antigrandine. È una giornata particolarmente calda e afosa.

Verso le 14.30 circa inizia a sentirsi male ed avverte il caposquadra. Cerca il titolare per dirgli che sarebbe andato a casa in quanto non si sente bene.

Poco dopo il titolare lo incontra nei pressi dell’ingresso della azienda e vede che è in stato confusionale. Lo soccorre ma il lavoratore continua a lamentarsi del caldo ed allora viene avvisato il 118 che poco dopo giunge a prestare le cure all’infortunato.

Poco dopo il lavoratore muore per “colpo di calore”.

Dall’indagine è emerso “che l’infortunato aveva con sè dell’acqua tenuta in una borsa termica, indossava il cappellino, una camicia a maniche lunghe e le scarpe antinfortunistiche. L’attività dell’infortunato non imponeva posture disagevoli ma lo costringeva a stazionare in posizione eretta per molte ore. Una volta raccolte la frutta la doveva posizionare in più cassette situate su un carrello a tre ruote che veniva spinto lungo il filare. Il peso di una cassetta piena era di circa 16 kg”.

Dalla documentazione acquisita si è rilevato che “nel DVR non era citato il rischio dovuto alla esposizione agli agenti atmosferici con particolare riferimento al caldo”.

 

Il fattore causale indicato nella scheda sottolinea che l’infortunato “lavorava in ambiente con clima sfavorevole”.  

 

L’emergenza caldo: il decalogo per prevenire le patologie da calore

Per prevenire queste morti dovute ai rischi microclimatici e allo stress termico ambientale, possiamo fare un breve riferimento al “ Decalogo per la prevenzione delle patologie da calore nei luoghi di lavoro - informativa per i datori di lavoro” predisposto all’interno del progetto WORKLIMATE.

 

Il decalogo, come già ricordato sul nostro giornale, presenta delle “raccomandazioni mirate ad un'efficace pianificazione degli interventi aziendali in materia di prevenzione del rischio microclima, da adottare nell’ambito della specifica organizzazione del sistema di prevenzione aziendale” (ai sensi art. 2 comma 2 d.lgs. 81/2008). 

 

Il documento inizia segnalando che bisogna designare una persona che sovrintenda al piano di sorveglianza per la prevenzione degli effetti dello stress da caldo sulla salute e sulla sicurezza, In particolare si deve individuare “un responsabile, presente sul luogo dove si svolge l’attività, che potrà anche coincidere con il preposto, per la sorveglianza delle condizioni meteoclimatiche, formato sull’appropriato uso dell’indice di calore e sugli indicatori di rischio di stress termico, preposto all’attuazione delle misure di tutela specifiche in caso di insorgenza delle condizioni di stress termico”. 

 

È poi necessario identificare i pericoli e valutare il rischio.  Anche perché “l'identificazione dei pericoli implica il riconoscimento dei rischi legati al caldo e delle patologie da calore, dovute agli effetti di alte temperature, elevata umidità, dell’esposizione al sole o ad altre fonti di calore, alle esigenze lavorative, agli indumenti di lavoro, ai dispositivi di protezione individuale (DPI) e a fattori di rischio personali”.

 

Nel decalogo si sottolinea poi l’importanza della formazione, che “ha l’obiettivo di aumentare la consapevolezza dei lavoratori sugli effetti sulla salute dello stress da caldo e sulle misure di prevenzione e protezione da adottare. Deve comprendere raccomandazioni sugli abiti preferibilmente da indossare, sull’importanza di mantenere un ottimo stato di idratazione e un’alimentazione equilibrata, sui fattori di rischio individuali e la gestione dei sintomi delle patologie da calore”.

 

Riguardo poi alle strategie di prevenzione e protezioni individuali per i lavoratori si parla, ad esempio, di idratazione: bisogna “rendere disponibile acqua potabile da bere e acqua per rinfrescarsi. Acqua fresca potabile deve essere sempre disponibile e facilmente accessibile. In situazioni di esposizione al caldo, i lavoratori dovrebbero essere incoraggiati a bere circa un litro d'acqua ogni ora, ovvero circa un bicchiere d’acqua ogni quindici minuti”.

Inoltre “bere solo quando si ha sete può andare bene nei giorni freschi, ma in occasione di un’ondata di calore, o, in generale, dell'esposizione a temperature elevate si dovrebbero seguire alcune semplici regole per una corretta idratazione”.

Nel decalogo sono poi riportate, su questo tema, precise raccomandazioni per i lavoratori e le aziende.

 

Riguardo poi alle strategie di prevenzione e protezione ci si sofferma anche sull’abbigliamento:

  • “consigliare ai lavoratori di indossare, se possibile, abiti leggeri in fibre naturali, traspiranti e di colore chiaro e che ricoprano buona parte del corpo (es. maglietta leggera a maniche lunghe: è importante non lavorare a pelle nuda) e consigliare di indossare se possibile un copricapo con visiera o a tesa larga e occhiali da sole con filtri UV.
  • a seguito di parere positivo da parte del medico competente, consigliare ai lavoratori di applicare una crema solare ad alta protezione (SPF 50+) nelle parti del corpo che rimangono scoperte.
  • possono essere forniti indumenti refrigeranti o gilet ventilati ai lavoratori più esposti che svolgono lavori pesanti”. 

 

Dopo queste breve excursus di alcune delle indicazioni preventive e protettive del decalogo, rimandiamo, in conclusione. alla lettura integrale del documento che si sofferma anche su vari altri aspetti rilevanti:

  • riorganizzazione dei turni di lavoro 
  • disponibilità e accessibilità aree ombreggiate per le pause 
  • acclimatazione dei lavoratori 
  • realizzazione del “sistema del compagno” 
  • pianificazione e risposta alle emergenze 
  • misure specifiche per i luoghi di lavoro in ambienti chiusi. 

 

 

Tiziano Menduto

 

 

Sito web di INFOR.MO.: nell’articolo abbiamo presentato le schede di Infor.mo. 3728 e 8232 (archivio incidenti 2002/2021).

 

 

Scarica la scheda da cui è tratto l'articolo:

Imparare dagli errori – Le conseguenze sui lavoratori del caldo in agricoltura - le schede di Infor.mo. 3728 e 8232.

 


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