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Linee interpretative dell’Accordo sulla formazione dei RSPP: l’opinione dei lettori

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Cari lettori,

continuano ad arrivare risposte in redazione rispetto alla richiesta di opinioni sulla approvazione delle linee interpretative dell’Accordo sulla formazione degli RSPP.

Sono ormai centinaia e chiediamo quindi di pazientare se non si vede pubblicata la propria opinione.

Pubblichiamo su questo numero la sesta serie di dieci vostre opinioni.

Finalmente ci scrive qualcuno di una ASL!

È anche una signora, quindi doppio benvenuto.
Anche se non concordo pienamente con l’opinione espressa dato che un RSPP che ne fa una professione NON può non essere già di suo costantemente aggiornato – e gli strumenti/corsi di aggiornamento non mancano - per stare sul mercato con il proprio lavoro, anche perché è il mercato che seleziona l’offerta e quindi la qualità della medesima.
Succede purtroppo spesso che il concetto di mercato, ovvero di chi lavora solo con le proprie forze vendendo i propri servizi a clienti che si deve trovare e che deve soddisfare con professionalità perché questi continuino a rimanere suoi clienti, sia scarsamente presente nella mentalità di chi lavora nel settore pubblico. E questo è un male perché è proprio grazie a questo libero mercato che è possibile mantenere economicamente in piedi il settore pubblico e chi vi lavora.

AIFOS ha lanciato una raccolta di firme per una petizione al Parlamento Europeo che è possibile firmare scaricandola da QUI e inviandola poi via fax firmata.

L’augurio è che gli spunti costruiti dai vostri interventi possano essere utili ai nostri legislatori per migliorare quello che un nostro lettore ha definito essere un abominio. Lo stanno facendo per la Legge finanziaria. Continuate a scriverci!

Luigi Matteo Meroni
Direttore di PuntoSicuro

 

 

Salve sono un RSPP di aziende appartenenti a diversi settori Ateco e trovo incredibile la decisione presa di dover ripetere per svariatissime volte lo stesso corso, con gli stessi contenuti, spesso con docenti poco competenti.
La situazione incredibile e paradossale che le stesse associazioni che noi sosteniamo con il 5 per mille, poi ci ringraziano in questo modo.
Pazzesco!!!!!!!!!!
Fatemi sapere qualcosa in merito a contestazioni o pubbliche manifestazioni e al succedersi degli eventi.

P. Salvetti

 

 

Davo per scontato che i corsi di aggiornamento per i diversi settori siano fatti per "differenza" senza quindi alcun DOPPIONE di tempo e di costi!
Quindi sono d'accordo sulla proposta del Modulo "B-zero"!!!

L. Babetto

 

APPOGGIO IN PIENO LA VOSTRA CAMPAGNA
è assolutamente vergognoso e pilatesco obbligarci a ritornare sui banchi di scuola per tanto tempo, facendoci spendere una barca di soldi (e perderne altrettanti per mancato lavoro) per frequentare corsi ripetitivi e umilianti che servono soprattutto a far fluire grosse somme di denaro al carrozzone delle  "organizzazioni paritetiche",  che hanno in pratica il monopolio degli stessi e che praticano prezzi  assolutamente  elevati
saluti

G. Bianchini perito industriale dal 1969 e RSPP dal 2001

 

 

 

Come  UPG dello SPSAL dell'ASL di Modena (1982), posso solo dire che a tutt’oggi la "cultura della prevenzione in generale e dei RSPP" che ho incontrato nella mia carriera lavorativa e da quando è stato approvato il D.Lgs 626,  è molto bassa e di contenuto scarso e mediocre.
Ben vengano quindi anche noiose lezioni d'aula se possono migliorare questa cultura nelle persone (non tutte) che si sono inventate e improvvisate una professione senza curarsi minimamente del loro sapere e saper fare.
(Quando poi i RSPP sono la moglie o la figlia del titolare, ovvero l'impiegata e/o un operaio della fabbrica, è tutto un programma!!).
Per coloro che invece esercitano questa professione con competenza e serietà, penso che  alla fin fine il sacrificio non costerà più di un qualsiasi corso di aggiornamento.
Alle ASL non interessano montagne di carta (DVR) elaborate con programmi di computer,  generali e non specifiche,  ma valutazioni del rischio attinenti ai luoghi e alle lavorazioni veramente esaminate.
E' un problema di crescita culturale di tutti, noi funzionari ASL per primi, e a Modena sono anni che lavoriamo per aumentare questa cultura che non è mai troppa.
Vi ringrazio e vi saluto

P.Ind. Sig.ra N. Maletti

 

Che cosa dire?
A pochissimo tempo dall'entrata in vigore del Dlgs 195 la normativa è già diventata un papocchio, una giungla di incertezze e contraddizioni, che dimostra chiaramente una sola cosa: o i legislatori hanno un pensiero chiaro ma non riescono ad esprimerlo in una forma italiana comprensibile, oppure questo pensiero chiaro non ce l'hanno proprio, e non riescono a mettere  in collegamento tra di loro e con la realtà il guazzabuglio di idee che hanno in testa. Si arriva così alla necessità di "interpretare" decisioni che avrebbero dovuto essere chiare di per sé, con una "interpretazione" che creerà la necessità di essere a sua volta "interpretata, e così via.
In definitiva dobbiamo muoverci in qualche modo: anche se non sarà possibile mandare questi incapaci a fare un mestiere meno dannoso, almeno limitando i danni. Non so però in che modo, e Vi prego di darmi qualche suggerimento.
Dott. U. Tirondola

 

 

Egregio  Direttore,
Sono sconcertato da quanto sta accadendo, siamo veramente un paese del terzo mondo, possibile che questi cervelloni che gestiscono poteri a volte occulti non si rendono conto che solamente per interessi propri arrecano danni a persone serie ( consulenti e RSPP) che dedicano una vita a questo tipo di lavoro e molto spesso sono malvisti dai Datori di Lavoro.
Questi  signori creano dei notevoli danni all'Italia.
Se leggono questo messaggio io L. Orlando RSPP da 12 anni dico a loro  VERGOGNATEVI.

L. Orlando

 

 

Ringrazio la redazione di Puntosicuro per averci dato voce contro queste assurde Linee Interpretative che obbligano "alla ceca" a frequentare i nuovi corsi per RSSP: nell' anno2000 ho fatto un corso di formazione professionale di "Tecnico della Sicurezza" di 500 ore (si avete capito bene: 500 ore!) presentato e finanziato dal FSE e riconosciuto dal Ministero del Lavoro.
Ad oggi non ho svolto compiti di RSSP (per validi motivi) e per esercitare la professione dovrei ritornare a scuola e frequentare quasi tutti i moduli! Assurdo vero!

distinti saluti
D. Michele

 

 

Egregio dr. Meroni,
intervengo per commentare il pastrocchio licenziato dalla Conferenza Stato-Regioni, in quanto appare come l'ennesima dimostrazione di supponenza ed arretratezza mentale.
Arretratezza mentale perchè in tutta Italia si tengono lezioni per il conseguimento di lauree in e-learning, oltre che per il conseguimento di masters di primo e di secondo livello (ma per quanto riguarda la sicurezza, è evidente che ci ritengono una pletora di ignoranti, destinati alla vigilanza fisica della lezione frontale). Quindi, io posso progettare un ponte, un grattacielo, una nave, ma non imparare cos'è e come si fa la sicurezza.
Se a professionisti qualificati, operanti nel campo della sicurezza da svariati anni, magari in realtà hi-tech dove si vivono e si risolvono problematiche complesse, viene imposto questo percorso oneroso sotto ogni aspetto e di discutibile impostazione, avranno valutato che siamo proprio a zero.
Interessante ...
Supponenza perchè non si capisce con quale faccia uno Stato che riduce i servizi ispettivi delle ASL all'impotenza, che depenalizza i reati in materia ambientale, che nei fatti non si spende per la sicurezza sul posto di lavoro, si permetta di stabilire che nel nostro caso la FAD non sia qualificante.
Non sarebbe stato invece serio stabilire che tutti, formati mediante FAD o lezioni frontali, sosteniamo gli  esami con le stesse commissioni?
Dubito che anche questa volta l'intervento dello Stato vada verso il miglioramento.
Con viva stima,

Ing. I. S. Pagano

 

 

Spettabile Redazione,
svolgo attività di consulenza in materia di sicurezza da oltre dieci anni, anche se non ricopro incarichi diretti di RSPP.
In merito alla formazione, ritengo da un lato che essa sia indispensabile per le figure che ricoprono incarichi di RSPP, mentre ritengo assolutamente fuorviante incentrare tutta la discussione sul “come” questa formazione debba essere acquisita.
Sarebbe stato molto meglio concentrarsi sul “come” si debba verificare l’effettivo grado di apprendimento, lasciando maggiore libertà nella scelta del modo di formarsi.
Cito un esempio:
sono in possesso di abilitazione a svolgere incarichi di consulente per la sicurezza dei trasporti di merci pericolose (ADR);
la norma impone alle aziende che svolgono tali attività di nominare un consulente abilitato (interno od esterno);
per conseguire l’abilitazione si sostiene un primo esame e successivamente un esame per ogni rinnovo quinquennale;
le modalità di esame sono standardizzate a livello europeo (l’abilitazione conseguita ha validità in tutti i paesi della comunità europea);
la norma non si preoccupa delle modalità con cui si è acquisita la materia, bensì soltanto di verificare quanto il candidato consulente ha appreso.

Cordiali saluti.
Dr. P. Panini 

 

 

Pensiamo solamente ai giovani (devono sborsare altri soldi), oppure a chi lavora lontano da una grande città !!!
Direi che l'avidità di chi gestisce corsi in modo tradizionale ha stravinto.
Saluti

Ing. E. Roncelli

 


Commenti ing. R. Borghetto in merito all’accordo del 26/1/06

L’accordo del 26/1/06 sul D.Lgs 195/03 è riportato nella  G.U. del 14/2/2006 n.37.
E’ stato necessario sanare una situazione in cui mancando un requisito minimo, tutti potevano assumere l’incarico di RSPP.
Corsi come quelli previsti dal D.lgs 195/03 erano necessari subito, alla partenza del D.lgs 626/94.
Mancando una definizione dei programmi, i “vecchi” RSPP hanno dovuto progettarsi un proprio percorso, attingendo ai corsi disponibili nel corso del tempo. Il curriculum formativo degli RSPP probabilmente è molto variegato: ci sarà chi ha fatto poco e chi ha “sommato” varie tipologie di corsi arrivando a totalizzare 500 o più ore di formazione come nel caso di chi scrive.
Analizzando profondamente l’accordo e facendo diverse simulazioni sono arrivato alla conclusione che siamo lontanissimi dall’obiettivo.
I corsi di formazione “abilitano” al ruolo.
Chi è in possesso dei requisiti minimi può assumersi l’incarico e il datore di lavoro che lo nomina è “a posto” con la legge
Chi invece non è in possesso dei requisiti minimi non può assumere incarichi.

Se non si riflette a fondo su questo non si riesce a capire l’entità dell’errore che è stato compiuto e cercherò di dimostrarlo.

Obiettivi citati dal 195:
1) Le capacità ed i requisiti professionali dei responsabili e degli addetti ai servizi di prevenzione e protezione interni o esterni devono essere adeguati alla natura dei rischi presenti sul luogo di lavoro e relativi alle attività lavorative.

Vediamo se, frequentando i corsi citati, possiamo ritenere di avere RSPP e ASPP con capacità e requisiti professionali adeguati.

1) Suddivisione dei codici ATECO MODULO B

La suddivisione di tutte le attività in macrosettori in funzione dei codici ATECO nasce da esigenze di carattere statistico. Non è una aggregazione effettuata in una logica di attività simili “dal punto di vista della sicurezza”.
I macro settori ATECO se visti da un punto di vista di indice di rischio INAIL mettono assieme attività completamente diverse.
Ad esempio nel macro settore 4 c’è veramente di tutto. E’ la “divina commedia” delle attività produttive.
Come verrà organizzato un corso per il macrosettore specifico ?
Possiamo ritenere che un RSPP che esce da un corso B per macro settore abbia compentenza adeguata ad attività che vanno dalla fabbricazione degli esplosivi alla fabbricazione di mattoni in terracotta ai laboratori di corniciai?

Ci sono dei casi limiti che fanno sorridere: prendiamo ad esempio il gruppo 8 : pubblica amministrazione (L) e istruzione (M) per un totale di 24 ore sul modulo B. Visto il basso numero di ore rispetto ad altri settori lo riteniamo un settore a “basso rischio”.

All’interno di tale gruppo troviamo:

-una valanga di “uffici” di varia natura realmente a basso rischio

-protezione civile e vigili del fuoco (sono a basso rischio ??)

 

Nel gruppo istruzione (M) troviamo:

-le Università (che in virtu dei loro rischi specifici e organizzazione peculiare hanno uno specifico decreto il D.lgs 363/98 da cui si capisce che sono ad altissimo rischio.)

-scuole elementari

-autoscuole

 

Siamo proprio sicuri che l’RSPP di una Università e di una autoscuola debbano avere gli stessi requisiti minimi?

A mio avviso le 24 ore per un RSPP di una Università sono assolutamente non sufficienti.

 

Un altro esempio è quello degli alberghi e ristoranti, il gruppo H per il quale è richiesto un B con il minimo di ore: 12.

All’interno di questo gruppo troviamo:

-alberghi che ricadono nella categoria alto rischio di incendio per il quale solo il corso di formazione antincendio è da 16 ore.

-il bar.

Da un punto di vista di sicurezza possono essere messi assieme?

E’ possibile che l’RSPP di un grosso albergo possa fare solo 12 ore ?

 

Dall’esame del testo della conferenza Stato Regioni emerge il fatto che non si tiene affatto conto della dimensione aziendale e della tipologia di rischio e questo non collima affatto con altre norme.

 

1) DLGS 626/94

Il Dlgs 626/94 gradua gli obblighi in funzioni delle classi di rischio e dimensioni ad esempio:

-obbligo di redigere o meno un Documento di valutazione dei rischi in funzione del superamento delle 10 unità e del livello di rischio (art 4 comma 11)

-svolgimento diretto delle funzioni di RSPP da parte del datore di lavoro (art 10): allegato I

-riunione periodica (art 11) : oltre 15 dipendenti

-obbligo di  avere un SPP interno: articolo 8 comma 5

 

2) DM 10/3/98

La normativa antincendio DM 10/3/98 definisce vari livelli di rischio in funzione delle dimensioni e settori di attività:

 

-obbligo di avere un piano di emergenza (oltre 10 dipendenti) comma 5 art 2

-obblighi di formazione (4, 8, 16 ore) : allegato IX DM 10/3/98

-obblighi di conseguimento di certificazione per gli addetti alle squadre antincendio :allegato IX DM 10/3/98

 

-obbligo di conseguire il CPI in funzione del rischio (numero di dipendenti, posti letto, scolari, metri quadri, potenza termica ecc.) DM 16/2/1982)

 

3) DM 388/03

 

La normativa relativa al primo soccorso DM 388/03 gradua gli obblighi in funzione della dimensione (numero di dipendenti) e indice di rischio INAIL dello specifico settore

 

L’accordo relativo al D.Lgs. 195/03 non gradua nulla, mette assieme per ogni macrosettore, l’azienda con 2 dipendenti con quella da 2000.

Francamente è assurdo pretendere per l’RSPP di piccolissime aziende la frequenza obbligatoria al modulo C. Che il modulo C possa essere utile non ne dubitiamo, ma il punto è, e qui ritorniamo indietro, l’obbligo di frequenza che abilita al ruolo.

Che senso ha per una azienda di 2 dipendenti avere un RSPP con conoscenza di sistemi di gestione, di rapporti sindacali e quant’altro.

Invece per le aziende molto grandi, siamo sicuri che le 24 ore del modulo C siano sufficienti?

Si sta parlando di ritorno al nucleare. Fra qualche anno si può ipotizzare una ripresa della presenza di centrali nucleari sul territorio Italiano.

Che formazione minima obbligatoria deve avere un RSPP di una centrale nucleare? Bastano le stesse ore dell’RSPP di un bar? Basta inoltre un diploma?

 

2) Requisiti minimi dei docenti

 

Si richiede che i docenti abbiano come minimo almeno 2 anni di esperienza, senza chiarire se si tratta di esperienza di docenza o consulenza. Nulla si richiede che sia esperienza nel macro settore specifico. Non si può escludere che un esperto con piu di 10 anni di esperienza debba frequentare un corso di aggiornamento con un docente che non ha mai fatto formazione, che non sa nulla di quel settore specifico, che ha solo due anni di esperienza di consulenza e che può far parte della commissione che lo può bocciare (è prevista la verifica finale).

 

3) Valutazione dell’esperienza pregressa

 

La valutazione dell’esperienza pregressa e la politica di “sconto” viene attuata nelle tabelle A4 e A5.

Si tiene conto solamente dell’esperienza reale, basata su incarichi.

Non si tiene affatto conto del possesso di abilitazioni professionali

“pesanti” che molti RSPP hanno.

Solo alcuni esempi:

-iscrizione negli elenchi del M.I come esperto in materia antincendio Legge 818/84

-possesso dei titoli di cui al D.Lgs 494/96 (cantieri edili e di genio civile)

-iscrizione in albi come tecnico competente in acustica (legge 447/95)

-ecc.

Non si tiene affatto conto di titoli di studio : un RSPP con più di 3 anni di esperienza con la licenza media equivale ad un collega laureato.

 

 

Per quale motivo non escludere dal modulo B relativo al gruppo 3 (settore costruzioni ) un tecnico che è in possesso dei requisiti di cui alla Legge 494/96?

 

Per quale motivo la frequenza documentata ad un Master universitario da 180 ore in acustica non può esonerare dall’argomento rumore e vibrazioni di ogni corso di tipo B?

 

Chi ha molta esperienza e desidera comunque aggiornarsi per colmare qualche gap, è obbligato a frequentare i corsi di aggiornamento previsti. E’ obbligato a conseguire un attestato relativo ad un unico corso da 40 o 60 ore.Non è affatto detto che il gap da colmare sia quello del corso proposto. Nel caso del sottoscritto poiché sono RSPP di aziende con diversi codici ATECO dovrei frequentare sia il corso da 60 che quello da 40. Una volta fatto il corso da 60 ore, che cosa apprenderò in più nel frequentare quello da 40?

 

Sarebbe stato meglio andare nella direzione dei crediti formativi e imporre che ogni anno ogni RSPP/ASPP maturi un certo numero di ore o crediti formativi attingendo in tutta libertà a corsi scelti da un mercato regolamentato ma sostanzialmente libero,in funzione delle sue esigenze. Il rischio è quello che per il 2006/2007 a causa dei corsi “obbligatori” si blocchi l’aggiornamento sui temi liberi.

 

4) Verifica dell’apprendimento

 

Nelle scuole dell’obbligo vi è la possibilità di passare direttamente agli esami, senza frequentare, se vi sono ragionevoli probabilità di passare l’esame.

Nel caso di esperti di settore con notevole esperienza perché non dare la possibilità di effettuare solamente gli esami ?

Dato per scontato che anche gli esperti abbiano delle aree di scarsa conoscenza invece di imporre l’obbligo di frequenza al 90% delle ore, tale obbligo potrebbe essere portato al 20%, in modo che si dia l’opportunità di frequentare solo qualche argomento e poi presentarsi all’esame.

 

5) RSPP consulenti con aziende in più codici ATECO

 

E’ la categoria che a nostro avviso è più penalizzata dall’accordo. Nonostante una esperienza “trasversale” reale di vari anni è imposto loro di conseguire attestati diversi per ogni codice o di frequentare uno o più corsi di aggiornamento.

E’ qui opportuno rivedere i macrosettori ATECO e considerare quanto sono tra loro simili le attività contenute e quando sono diversi (da un punto di vista del rischio) macro settori diversi.

 

Personalmente ritengo che il modello scelto di scomposizione in codici ATECO e tutta la logica adottata per progettare i corsi sia folle. Più che piccoli aggiustamenti sarebbe meglio demolire l’intero impianto e ripartire su basi completamente diverse.

Non si capisce per quale motivo, dopo aver conseguito l’attestato di un gruppo estremamente complesso come il 4 o il 5 non si possa essere abilitati a gestire un piccolissimo ufficio di una attività qualsiasi di tipo commerciale, servizi o un bar, o una scuola ecc.

Quali sono i rischi di tutto ciò ?

Si possono già intravedere delle soluzioni per bypassare il problema:
-spingere le aziende affinchè sia il datore di lavoro ad assumere l’incarico di RSPP e trasformare i contratti di RSPP in essere con contratti di semplice consulenza esterna

-assumere solo formalmente l’incarico di RSPP per conto di un collega che non ha i requisiti e viceversa.

 

Ritengo che le Regioni si debbano far carico di proporre alcune modifiche:
-sconti per il possesso di titoli ed esperienze reali

-imporre con ulteriori requisiti minimi una reale professionalità dei docenti almeno per i corsi di aggiornamento.

 

Ing. R. Borghetto

 

 

 

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