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Alcol e lavoro: le informazioni per i lavoratori e i datori di lavoro
Roma, 23 Gen – Sappiamo che l’uso di bevande alcoliche rappresenta – come raccontato nel documento che PuntoSicuro si accinge a presentare - un’abitudine largamente diffusa in Italia sostenuta da una cultura familiare e sociale di normalizzazione del cosiddetto “bere sociale”.
E il consumo di alcol oggi non è più contestualizzato ai pasti ma attuato in situazioni e contesti in cui l’alcol rappresenta una “sostanza disinibente, euforizzante, da abusare”. Si stima in particolare che in Italia siano circa 5 milioni i consumatori a rischio in età lavorativa e dunque problema alcol/lavoro deve diventare un argomento sensibile nelle politiche sanitarie, sociali, aziendali per la sicurezza nei posti di lavoro.
Proprio per favorire la prevenzione nei luoghi di lavoro e affrontare il delicato tema dei rischi lavorativi dovuti al consumo di alcol è stato pubblicato su “ Salute e Sicurezza sul Lavoro”, sito della Regione Lazio per lo sviluppo della cultura della prevenzione in ambito lavorativo, un documento prodotto nel 2011 dalla Regione Lazio con il contributo dell’ Asl Roma G dal titolo “ Alcol e lavoro? Non sei sicuro!”.
Il documento - redatto da un gruppo di lavoro con il coordinamento scientifico di Pasquale Valente (ASL Roma G) e la revisione scientifica di Emanuele Scafato (Direttore Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS, Presidente Società Italiana Alcologia) – mette a disposizione strumenti operativi per l’attuazione nel Lazio del Piano Regionale della Prevenzione 2010-12, Progetto 2.9.3 “Promozione del rispetto del divieto di assunzione di bevande alcoliche sul lavoro”. Il progetto, in coerenza con la logica del decreto 81/08, “sottolinea l’utilità che, accanto alla attività di sorveglianza sanitaria, siano sviluppati sia interventi di promozione della salute da parte del Medico competente, sia di attivazione di politiche aziendali condivise”.
E in particolare l’opuscolo intende dare risposte ad una “serie di domande che interessano l’insieme delle figure della prevenzione in ambito aziendale, in materia di rispetto del divieto di somministrazione e assunzione di bevande alcoliche sul lavoro, previsto dalla L. 125/2001, per quelle mansioni ad elevato rischio per la sicurezza dei lavoratori e l’incolumità di terzi, indicate nell’elenco allegato all’Intesa della Conferenza Stato-Regioni del 16 marzo 2006”.
Nell’introduzione si sottolinea poi come nei luoghi di lavoro “il consumo dannoso di alcol ed i consumi eccessivi episodici aumentano anche il rischio di problemi quali l’assenteismo, ma anche il ‘presenteismo’, la presenza con scarsa produttività, arrivare al lavoro in ritardo, lasciare il lavoro prima del tempo, un aumentato turnover legato a morti premature, scarsa produttività, comportamenti inappropriati, furti ed altri reati così come altri problemi che richiedono provvedimenti disciplinari, difficoltà nel lavoro di gruppo ed uno scarso spirito aziendale”. E fattori come stress eccessivo ed una bassa soddisfazione possono aumentare il rischio di disordini alcolcorrelati e l’alcoldipendenza.
Gliinterventi per ridurre i danni alcol-correlati, secondo l’OMS, “includono la promozione di luoghi di lavoro in cui si applichi il divieto del consumo di alcol, uno stile manageriale che riduca lo stress da lavoro ed incrementi gli incentivi lavorativi, ed interventi sui posti di lavoro quali la formazione in competenze psicosociali, l’intervento breve e le campagne di informazione sull’alcol”. L’opuscolo nasce proprio per sollecitare iniziative nei luoghi di lavoro per ridurre come investimento in salute e sicurezza, come incremento della qualità delle condizioni di salute ma anche di lavoro.
L’opuscolo dà risposta a diverse domande.
Ne riassumiamo brevemente alcune rimandando i nostri lettori ad una lettura esauriente della pubblicazione.
È consentito assumere sostanze alcoliche sul lavoro?
“L’assunzione di bevande alcoliche sul lavoro costituisce un rischio aggiuntivo di tipo comportamentale. Occorre essere consapevoli che aumenta i rischi per la propria salute e spesso anche per quella degli altri, per cui è sempre meglio non bere durante lo svolgimento di qualsiasi lavoro. Vi sono poi delle mansioni per le quali è vietato assumere bevande alcoliche. Si tratta di attività lavorative ad elevato rischio di infortuni sul lavoro ovvero per la sicurezza, l’incolumità o la salute di terzi”.
Dopo un excursus sulla normativa, con riferimento alla Legge n. 125 del 30 marzo 2001 (legge quadro in materia di alcol e problemi alcol correlati), al Provvedimento 16 marzo 2006 della Conferenza Stato-Regioni, al Decreto legislativo 81/2008 e al nuovo codice della strada, l’opuscolo ricorda che “per le attività lavorative ad elevato rischio, individuate dal Provvedimento 16 marzo 2006, vige il divieto di assunzione/somministrazione di bevande alcoliche; ai lavoratori che svolgono tali attività è consentito bere alcolici al di fuori dell’orario di lavoro, ma il loro tasso di alcol nel sangue durante il lavoro deve risultare pari a ‘zero’. Le molteplici attività, ritenute ad elevato rischio, riguardano i seguenti ambiti lavorativi: l’espletamento di alcuni lavori pericolosi per i quali sia richiesto un certificato di abilitazione; gli impianti a rischio di incidente rilevante; i lavori in particolari ambienti confinati (vasche, serbatoi, etc.); le mansioni sanitarie; le attività di insegnamento; le mansioni che comportano il porto d’armi; le mansioni inerenti attività di trasporto (stradale, ferroviario, marittimo e aereo); la produzione e vendita di esplosivi; l’edilizia e le costruzioni; i forni di fusione; le sostanze esplosive ed infiammabili; gli impianti nucleari; le cave e miniere”.
Veniamo ai compiti del datore di lavoro.
Quali politiche aziendali adottare nei confronti dell’alcol?
“Le strategie di prevenzione dell’OMS sull’alcol (2010) raccomandano di promuovere politiche sull’alcol per i luoghi di lavoro basati sull’educazione, la prevenzione, l’identificazione precoce e il trattamento da integrarsi nei programmi di sorveglianza sanitaria”.
Ecosa deve fare l’azienda in cui sono presenti attività lavorative ad elevato rischio?
In questo caso i datori di lavoro devono adottare una politica aziendale e quindi:
- “verificare se esistono in azienda mansioni inserite nell’allegato 1 dell’Intesa Stato-Regioni del 16 marzo 2006;
- aggiornare il DVR ( Documento di Valutazione dei Rischi) considerando l’assunzione di alcol come possibile determinante del rischio infortunistico;
- stilare una procedura di controllo del divieto di assunzione di alcol e un regolamento applicativo aziendale condiviso con gli RLS (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza);
- vietare la somministrazione di alcolici in bar-mense aziendali;
- informare i lavoratori sul rispetto del divieto e sulle conseguenze del non rispetto di tale divieto;
- informare-formare i lavoratori sul rischio da alcol (rischio infortunistico e rischio per la salute);
- individuare e formare i preposti al controllo;
- informare i lavoratori sulle modalità di esecuzione dei controlli alcolimetrici e sulle conseguenze della positività al test;
- richiedere al medico competente l’effettuazione dei controlli alcolimetrici secondo la procedura stabilita nel DVR;
- richiedere al medico competente l’effettuazione della sorveglianza sanitaria anche per le problematiche alcol correlate”.
In particolare “per garantire il divieto di somministrazione, le bevande alcoliche devono essere eliminate dalle mense, dai bar e dai distributori automatici aziendali. Per garantire il divieto di assunzione, l’azienda deve fornire adeguata informazione/formazione ai lavoratori e deve attuare controlli mirati. In questo modo il datore di lavoro gestisce il rischio infortunistico; con i programmi di promozione della salute si può gestisce anche il rischio per la salute dovuto all’assunzione di alcol”.
E quali sono i controlli che deve attuare l’azienda?
“L’azienda, tramite il medico competente, deve effettuare controlli alcolimetrici e accertamenti sanitari preventivi e periodici. Inoltre deve adottare procedure di verifica, incaricando formalmente dirigenti o preposti con la funzione di vigilare sul rispetto del divieto di assunzione/somministrazione di bevande alcoliche, con disposizioni chiare circa l’iter da seguire nel caso di riscontro di situazioni di mancato rispetto del divieto. Queste procedure devono essere il più possibile condivise con i lavoratori o con i loro rappresentanti (RLS), in modo da evitare eventuali abusi/arbitri”.
Regione Lazio, Assessorato alla salute, Direzione regionale assetto istituzionale prevenzione e assistenza territoriale, Area sicurezza nei luoghi di lavoro - Area promozione della salute e screening, Centro promozione salute sul lavoro (CPSL) regionale, Asl Roma G, “ Alcol e lavoro? Non sei sicuro!”, edizione 2011 (formato PDF, 290 kB).
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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Rispondi Autore: Antonio Sofia - likes: 0 | 28/01/2012 (17:59:50) |
Tutto chiaro per mansioni nell'elenco del 16 marzo 2006: alcol zero! Ma anche se predispongo, applico e mantengo aggiornata una procedura interna in caso di positività che "procedura esterna" attuo? La stessa indicata per la positività agli accertamenti sulle tossicodipendenze? E come comportarsi nel caso, accaduto proprio in questi giorni in una azienda che seguo, in cui la persona che manifesta evidenti segnali di abuso d'alcol non svolga alcuna delle attività indicate nell'elenco del 16 marzo 2006 (nella fattispecie è un addetto alle pulizie)? Grazie comunque della possibilità di condividere le opinioni! Antonio Sofia |
Rispondi Autore: ga. ad - likes: 0 | 15/06/2014 (14:47:02) |
e se questi norme sono violati anche dalla aziendacon il suo representante alla sicurezza quale e il passe da compiere a chi si deve rivolgersi un lavoratore x fare cessare l'abuso mi rispondera qualquno spero |
Rispondi Autore: aniello coppola - likes: 0 | 06/11/2016 (18:47:41) |
Come ci si comporta con i marittimi italiani su navi estere che rifiutano l'alcol test? Grazie. |
Rispondi Autore: Carnino Davide - likes: 0 | 05/07/2022 (21:20:17) |
Io lavoro come ferroviere in manutenzione e volevo sapere se sono obbligato ad essere a zero anche nei miei momenti di riposo o solo sul lavoro visto che la nostra dottoressa quasi ogni mese mi fa fare test per cdt |