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Continuiamo a presentare i dati di un’indagine condotta da StudioZuliani per conto del Comune di Venezia sulla percezione del rischio manifestato dai cittadini cha abitano l’area di Marghera. Un resoconto dei dati e dei risultati è stato pubblicato da “PdE”, rivista di psicologia applicata all’emergenza, alla sicurezza e all’ambiente, nell’articolo “Indagine sulla percezione del rischio nei cittadini dell’area di Marghera”.
Ricordiamo che l’indagine parte dal presupposto che “per rendere sempre più efficaci le comunicazioni sui rischi” è “indispensabile conoscere prima pensieri, orientamenti, preoccupazione della popolazione interessata”.
Nella prima parte abbiamo affrontato i rischi più temuti, le procedure messe in atto in caso di emergenza, i mezzi di comunicazione più ascoltati, le modalità di allertamento più conosciute e i problemi legati ai fattori emozionali.
Nella seconda parte dell’articolo affrontiamo direttamente i difetti e i pregi delle fonti di informazione utilizzate dai cittadini di questa area in questi anni.
Secondo le risposte fornite, la fonte privilegiata di informazione è rappresentata dagli opuscoli distribuiti nel corso degli anni (per il 76,1% delle persone).
Ma se l’opuscolo informativo è la fonte di informazione “più conosciuta ed accreditata”, questo strumento informativo è capace di “trasmettere anche sicurezza e tranquillità”?
Sembrerebbe di sì: “gli opuscoli sono valutati già ora molto utili, comprensibili e credibili”. Tuttavia “la molteplicità degli opuscoli distribuiti in questi anni rischi di rendere difficile per il cittadino l’identificazione della fonte più aggiornata e/o più autorevole alla quale riferirsi”.
Ma quali sono le informazioni che gli intervistati vorrebbero trovare negli opuscoli?
“Le richieste sono molte ed impegnative tanto che si può rischiare di dover produrre del materiale fin troppo dettagliato ed importante per soddisfarle tutte. L’equilibrio tra la completezza dell’informazione, la sua leggibilità e la sua valenza emotiva è ancora una volta una delle sfide da affrontare”.
Vediamo alcuni dati.
Il 55% delle persone intervistate “ritiene che siano state date ancora poche informazioni”, mentre il 23% sospetta “che tali informazioni minimizzino la portata del pericoli”. Inoltre il 91% “chiede informazioni sul cosa fare e il 14,5% le sente che lo mettono in ansia”.
Interessante le risposte relative alle strategie da adottare per accrescere la conoscenza e la consapevolezza sui rischi.
Per l’89,5% degli intervistati è di notevole importanza l’educazione a scuola (89,5%), per l’82,9% la distribuzione di opuscoli e per il 71,5% le trasmissioni radio televisive.
Quali inoltre i soggetti più credibili in una situazione di emergenza?
I due soggetti più accreditati sono la Protezione Civile (81,1%)e i Vigili del Fuoco (78,4%), seguiti a grande distanza da ambientalisti, sindaco, giornalisti e industriali. “Evidentemente il dato positivo per quanto riguarda la PC è influenzato dal fatto che gli intervistatori appartenessero a questa organizzazione, ma questa scelta è stata compiuta proprio per rinforzare il rapporto fiduciario tra popolazione e volontari di PC”.
Il rapporto fiduciario con questi soggetti “risente significativamente delle variabili socio-anagrafiche”: se i più giovani (15 – 25 anni) “credono solamente ai Vigili del Fuoco e alla Protezione Civile”, la credibilità del sindaco aumenta con gli anni degli intervistati. Il maggior risultato lo si ottiene infatti tra i pensionati.
Un’ultima riflessione dell’articolo “riguarda le risposte fornite dalle persone che lavorano o hanno lavorato presso uno stabilimento industriale”.
Queste ultime si dichiarano significativamente più informate sui rischi, “sentendo meno la loro valenza pericolosa”.
Tuttavia “i comportamenti da loro dichiarati in caso di emergenza non differiscono sostanzialmente dal resto della popolazione intervistata”.
Questi dati potranno essere utili in futuro “per orientare con maggior precisione l’utilizzo delle fonti di informazione” in situazioni di emergenza.
Tiziano Menduto
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