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Industria conciaria: i rischi per la salute dei lavoratori
Santa Croce sull’Arno, 9 Nov – Attraverso la nostra rubrica “Imparare dagli errori” e gli atti del convegno “ Sicurezza e salute nelle concerie”, che si è tenuto il 29 settembre 2011 a Santa Croce sull'Arno (PI), vogliamo approfondire i temi della tutela della salute e sicurezza nel settore conciario, un settore caratterizzato da una notevole densità di microimprese e contoterzisti.
Nel convegno - organizzato dal Dipartimento Prevenzione dell’ Ausl 11 Empoli in collaborazione con associazioni imprenditoriali, sindacali e con il Comune di Santa Croce sull'Arno – si sono affrontati anche i rischi e la malattie professionali correlate alle attività conciarie.
L’intervento “ Rischi per la salute dei lavoratori nel settore conciario”, a cura di Tonina E. Iaia (Direttore UOS Lavoro e Salute ASL 11 Empoli), ricorda che i rischi nella concia sono sia rischi per la sicurezza che rischi per la salute.
Sono riportati i risultati di alcuni controlli relativi a 61 aziende (settore conciario del Valdarno inferiore) sottoposte a controllo generale:
- “% ditte oggetto di prescrizioni: 96,7%;
- articoli di legge contestati: 223;
- n° medio articoli contestati per azienda: 3,7;
- n° carenze riscontrate: 594;
- n° medio bonifiche realizzate per azienda: 10;
- percentuale di adempimento alle prescrizioni: 100%.
In particolare in questi controlli 102 postazioni di lavoro sono state oggetto di prescrizione per carenze igieniche, “di cui 60 bilance per pesatura prodotti chimici e 11 banchi di tamponatura manuale mancanti di aspirazione o con aspirazione carente”.
Questi altri significativi risultati delle indagini di igiene industriale:
- tamponatura: valori accettabili di esposizione a solventi; rilevato uso di metanolo;
- spruzzo: valori di esposizione e monitoraggio biologico nei limiti;
- velatura: valori non accettabili di esposizione ambientale a solventi in tutte le mansioni;
pochi superamenti dei BEI (uso permanente DPI);
- By-cast: esposizione superiore al valore limite in alcune mansioni”.
Inoltre:
- “superati valori di riferimento per la popolazione non esposta;
- complessità di condizioni di lavoro con esposizioni a miscele di sostanze, a dosi generalmente basse, con effetti per la salute non facilmente valutabili e prevalentemente a medio - lungo termine”.
L’intervento opera poi un excursus nelle malattie del settore conciario (con riferimento ad alcuni dati dal 1997 al 2010) soffermandosi su alcune delle malattie professionali correlate al rischio chimico:
- dermatiti allergiche da contatto: si indica che questo è un “problema presente in tutte le fasi di lavorazione” e i DPI spesso non sono adeguati, “frutto anche di una scelta poco accurata”. È necessaria una “maggiore attenzione alle procedure di lavoro sicure, alla gestione e corretto impiego dei DPI”. Riguardo ai sensibilizzanti per contatto cutaneo sono state esaminate 280 schede di sicurezza di sensibilizzanti per cute e mucose e sono stati rilevati 61 diversi sensibilizzanti per la cute presenti nel 100% delle ditte campionate. Queste due sostanze di più frequente riscontro: miscela isotiazolinoni cmi/mi e la formaldeide;
- patologie respiratorie da sensibilizzanti: riguardo all’analisi delle schede di sicurezza in 21 aziende, sono state individuate 5 diverse sostanze in uso nel 52% delle aziende: “2,4 toluendiisocianato, esametilen-1,6-diisocianato, tosilisocianato, glutaraldeide, acid black 2”. È necessario un ulteriore impegno nella prevenzione primaria “attraverso la sostituzione degli Agenti Chimici sensibilizzanti con altre sostanze meno pericolose”;
- danni neurologici: nell’intervento sono riportati 3 casi di neuropatia tossica di sospetta origine professionale: “2 polineuropatie sensitivo-motorie in addetto alla velatura pelli e rifinizione chimica delle pelli in laboratorio rispettivamente” e “1 neurite ottica in addetto alla tamponatura manuale con uso accertato e prolungato di metanolo”. Sono riportati inoltre: “indagini negative per sostanze ad accertata azione tossica per il SNP nei primi 2 casi” e “segnalazioni, non universalmente accettate, sulla neurotossicità di sostanze presenti anche nel ciclo della concia”. In questo caso è importante “approfondire le conoscenze sulla effettiva pericolosità delle sostanze usate e valutare, nell’ambito della patologia neurologica diagnosticata nel territorio, la presenza di fattori di rischio professionali (ricerca attiva)”.
Riguardo poi alle patologie neoplastiche lavoro-correlate, si ricorda che queste sono:
- “da riferirsi a condizioni di lavoro lontane nel tempo (anche 40 anni);
- non distinguibili sul piano anatomo-patologico e clinico dalle forme non professionali”. Queste patologie presuppongono una “presenza di una storia lavorativa comportante esposizione a fattori di rischio cancerogeno presenti in ambiente di lavoro”.
Si ricorda che secondo IARC “la lavorazione conciaria ed i tannini non risultano, sulla base delle evidenze al momento disponibili, classificabili per la cancerogenicità per l’uomo” e “sebbene le ricerche fin qui svolte abbiano dato risultati controversi, continuano gli studi relativi al possibile ruolo dei tannini per una interpretazione unitaria di cancerogenicità da attribuire all’esposizione nel settore del legno, delle calzature e della concia”.
Riguardo in specifico ai casi di tumori del naso e seni paranasali, si indica che “la numerosità della casistica all’interno di specifici settori produttivi suggerisce l’esistenza di un possibile nesso di causalità tra l’insorgenza della malattia e la presenza di fattori di rischio occupazionale”.
Riguardo a una cinquantina di casi di tumori di naso e seni paranasali rilevati nel Valdarno (1990-2011) si segnala che:
- 4 casi sono relativi a lavoratori con mansione di bottalista addetto ai prodotti chimici in cuoifici;
- 9 casi sono relativi a lavoratori con mansione di bottalista - addetto rifinizione meccanica a secco del cuoio;
- 3 casi sono relativi a lavoratori con mansione di rifinitore meccanico a secco (anche calzaturiero).
Questi i risultati di campionamenti di polveri:
- “concentrazioni sempre basse rispetto al TLV-TWA ACGIH di 10 mg/mc per PNOC;
- per esposizioni a polveri durante caricamento tannini il dato assoluto della concentrazione sui filtri mostra valori superiori: m.a. 13,1mg/mc; (2 - 39,20 mg/mc)”.
Secondo la relatrice “è auspicabile un rinnovato e diffuso impegno, anche secondo un principio di precauzione, per:
- ridurre l’esposizione a polveri al più basso livello possibile;
- migliorare l’informazione sui rischi da polveri di cuoio”.
Si rileva inoltre che la “ricerca di alterazioni precoci della mucosa nasale in esposti ed ex esposti a polveri ha evidenziato scarse possibilità di diagnosi precoce”: è importante “sviluppare una rete sanitaria anche al fine di protrarre l’attenzione sulla malattia oltre il pensionamento” e “valorizzare i disturbi soggettivi dei lavoratori a rischio per garantire tempestivi approfondimenti nei casi selezionati”.
L’intervento affronta poi il problema dei tumori vescicali di origine professionale attraverso i dati di una ricerca attiva nel Valdarno e si sofferma sul ciclo della concia e sulla mansioni a rischio.
Riportiamo, per finire, le conclusioni della relatrice riguardo alla sicurezza nel settore conciario e alle azioni da mettere in campo:
- “condizioni di sicurezza e igiene migliorate ma non ancora in maniera omogenea e diffusa; - accumulandosi le evidenze scientifiche, Agenti Chimici Pericolosi possono essere riclassificati in categorie a più elevata pericolosità e nel frattempo è opportuna grande cautela nella gestione del rischio chimico;
- maggiore attenzione nelle aziende alla valutazione ed al controllo del rischio di esposizione a sostanze capaci di alterare la fertilità e interferire con il prodotto del concepimento;
- maggiore impegno nella riduzione e controllo delle esposizioni e nella ricerca sulla sostituibilità di alcuni ACP, quali quelli già classificati R40 (ad es.la formaldeide)”.
“ Rischi per la salute dei lavoratori nel settore conciario”, Tonina E. Iaia (Direttore UOS Lavoro e Salute ASL 11 Empoli), intervento al convegno “Sicurezza e salute nelle concerie” (formato PDF, 3.15 MB).
Tiziano Menduto
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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Rispondi Autore: Gioacchino Ruocco - likes: 0 | 11/08/2020 (08:48:04) |
Ho molto gradito. Conosco la materia, ma non per averla vissuta. Sul territorio di appartenenza non sono presenti attività del genere. L'ultima volta che ho visto conciare una pellea vevodai cinque ai dieci anni ed erano pelli di coniglio. Mi interessa anche il settore industriale della trasformazioni delle pelli in prodotti commerciali: borse, abiti, abbigliamento con ricadute sugli operatori addetti al taglio, alla loro sagomatura e assemblaggio. Eventuali malattie professionali per rilascio residui di conciatura. Saluti e Buon Lavoro. Inserisco le nota nel mio Blog Sicurezzanellesicurezza che ha molto seguito dichiarandone la provenienza di riferimento come sono solito fare citando le fonti per il rispetto che porto al lavoro degli altri. Gioacchino Ruocco |