La sicurezza dopo il terremoto: come organizzare i cantieri?
Ancona, 15 Mag – Attraverso la pubblicazione del recente documento “ Cantieri post sisma. Raccomandazioni di salute e sicurezza”, prodotto dalla Direzione regionale Marche dell’Inail, nei giorni scorsi abbiamo cominciato ad affrontare le problematiche specifiche dei cosiddetti “cantieri post sisma”. Cantieri che, come avevamo ricordato in un precedente articolo, sono spesso caratterizzati da un alto rischio infortunistico in ragione della precarietà delle strutture e del contesto ambientale e sociale in cui si opera.
Riguardo a questo tema il documento, oltre a presentare numerose schede prevenzionistiche di supporto al coordinatore della sicurezza, al progettista e alle imprese, fornisce varie informazioni sul contesto ambientale e sull’organizzazione del cantiere.
Oggi ci soffermiamo, in particolare, su:
- L’organizzazione e il piano di sicurezza e coordinamento
- Buone prassi per un super coordinamento
- Pianificazione e regia comune
L’organizzazione e il piano di sicurezza e coordinamento
Riguardo all’organizzazione del cantiere, il documento Inail, realizzato con il coordinamento di Giuseppe Semeraro (Inail, Direzione regionale Marche), ricorda che al di là della normale gestione delle interferenze – “mediante le procedure, le prescrizioni e le disposizioni del piano di sicurezza e coordinamento redatto dal Coordinatore per la progettazione” – nella fase di post sisma è prevedibile “un’alta concentrazione di cantieri, che molto probabilmente sarà attivata soprattutto nei centri abitati”. Concentrazione che “genererà problemi logistici a causa delle molteplici interferenze che si genereranno durante l’impianto e la vita dei vari cantieri, che dovranno prevedere un coordinamento inter-cantiere”.
Con riferimento ai contenuti dell’allegato XV (Contenuti minimi dei piani di sicurezza nei cantieri temporanei o mobili) del d.lgs. 81/2008, il documento segnala che:
- nel PSC (Piano di Sicurezza e Coordinamento) “il coordinatore per la progettazione deve eseguire una descrizione del contesto in cui è collocata l'area di cantiere, nonché una relazione concernente l’individuazione, l’analisi e la valutazione dei rischi concreti, con riferimento all’area ed alla organizzazione del cantiere, alle lavorazioni ed alle loro interferenze”;
- “il PSC deve contenere le scelte progettuali ed organizzative, le procedure, le misure preventive e protettive, in riferimento, tra l’altro, all'area di cantiere e all'organizzazione del cantiere”;
- “il PSC deve riportare l'analisi delle caratteristiche dell'area di cantiere, l’analisi dell'eventuale presenza di fattori esterni che comportano rischi per il cantiere e l’analisi degli eventuali rischi che le lavorazioni di cantiere possono comportare per l'area circostante”.
Ed è evidente che l’applicazione di queste disposizioni implica, “in interventi da eseguirsi nelle aree colpite dal sisma, un notevole sforzo conoscitivo del contesto, dello stato di danneggiamento delle strutture limitrofe a quella oggetto di intervento”. E come conseguenza di queste valutazioni è richiesta la “definizione di misure specifiche, idonee alla minimizzazione dei rischi”.
Si indica poi che, laddove possibile, “in fase di progettazione, i diversi coordinatori di cantiere limitrofi in grado di generare interferenze e pericoli gli uni verso gli altri, devono essere messi in condizioni di interloquire e definire di comune accordo misure di coordinamento, di cooperazione e di predisporre le conseguenti idonee misure di sicurezza”.
E in quest’ottica “è opportuno definire organizzazioni di cantiere che consentano la ‘convivenza’ dei cantieri soprattutto se operanti nei medesimi periodi di tempo”.
Buone prassi per un super coordinamento
In ragione della tipologia delle opere e del contesto attuativo – continua il documento – “si reputa opportuno stabilire un modello operativo finalizzato alla regolamentazione generale delle attività connesse alla presenza di più cantieri limitrofi e contigui, che preveda prioritariamente un servizio di super coordinamento anche a supporto delle Amministrazioni comunali coinvolte, diretto al governo delle funzioni dei singoli Coordinatori per la sicurezza in fase di esecuzione”.
A questo proposito, con riferimento all’esperienza condotta per la riedificazione dei centri urbani colpiti dal terremoto del 2009 dell’Abruzzo, “si ritiene necessaria l’attivazione, presso ogni Comune, di un modello organizzativo e di gestione dei cantieri della ricostruzione, con l’obiettivo di garantire un luogo di lavoro che:
- rispetti gli standard di legge in materia di tutela della salute e sicurezza sul lavoro;
- attivi la valutazione di ogni fase di lavoro nella sua interezza, temporale/tecnica/qualitativa, in complementarità agli aspetti legati alla sicurezza all’interno dei cantieri segmentati per aree omogenee;
- attivi strutture organizzative, quali emergenze, primo soccorso, gestione degli appalti adeguate alla specificità delle lavorazioni e dei luoghi”.
Riguardo poi alla buona prassi di “validare ed applicare un modello operativo finalizzato alla regolamentazione generale delle attività connesse alla presenza di più cantieri edili” e al, già citato, “servizio di super coordinamento funzionale alla gestione dei cantieri stessi, suddivisi (segmentati) in aree omogenee”, questo coordinamento deve essere in grado anche di caratterizzare:
- “i servizi igienico-assistenziali comuni ai vari cantieri;
- i locali di refezione accentrati, se necessari;
- i luoghi di primo soccorso;
- le aree da destinare ai singoli cantieri per la loro organizzazione, con individuazione degli spazi di stoccaggio materiale;
- le zone di pericolo, le vie di circolazione dei mezzi di soccorso e i percorsi di esodo in caso di emergenza;
- le localizzazioni di gru a torre ed autogrù, ponteggi ed altre opere provvisionali sulle vie di circolazione”.
Pianificazione e regia comune
Non bisogna poi dimenticare che, sulla scorta dell’esperienza pregressa, la ricostruzione dei centri colpiti può generare “notevoli difficoltà logistiche” che si acutizzano “con l’avanzamento dei lavori e con il saturarsi di spazi idonei all’installazione dei singoli cantieri”: “se tale tematica non verrà analizzata e studiata anticipatamente si avranno certamente risvolti negativi anche sulla sicurezza dei lavoratori”.
E laddove necessario, si ricorda che “la pianificazione generale di cantierizzazione dovrà prevedere:
- lay-out con l’ipotesi di localizzazione gru a torre;
- aree idonee per l’ubicazione di servizi igienico assistenziali comuni;
- aree idonee per l’ubicazione di locali di refezione comune;
- l’individuazione di luoghi di primo soccorso comuni;
- viabilità dei mezzi di soccorso, dei percorsi di esodo e punti di ritrovo e di contatto;
- viabilità, zone con particolari pericoli e aree comuni”.
Inoltre per garantire un livello di sicurezza minimo, dovrebbe essere garantita una “regia” comune anche in fase di esecuzione, “nel rispetto delle leggi specifiche di settore e dei singoli cronoprogrammi di cantiere”, “in modo da:
- risolvere eventuali interferenze risultanti da più proposte progettuali presentate e tra loro incoerenti;
- assicurare attività di coordinamento con indicazioni riguardanti la logistica e le aree comuni;
- gestire le interferenze tra più lavorazioni di diversi cantieri;
- organizzare riunioni di coordinamento nelle aree di cantiere;
- promuovere specifici incontri formativi al fine di rendere edotte tutte le maestranze sui rischi presenti nel ‘macro’ cantiere”.
In questo modo, conclude il documento, si darebbe concreta attuazione:
- “ai principi dettati dal d.lgs. 81/2008 finalizzati a garantire l’organizzazione della cooperazione e del coordinamento, nonché della reciproca informazione, fra i datori di lavoro e tra questi ed i lavoratori autonomi, anche se appartenenti a cantieri diversi ma la cui attività risulterà inevitabilmente interferente”;
- “all’applicazione delle misure di coordinamento relative all'uso comune dei medesimi spazi e delle medesime dotazioni da parte di più imprese e lavoratori autonomi come scelta di pianificazione lavori finalizzata alla sicurezza”.
Rimandiamo, infine, alla lettura integrale del documento che, oltre alle schede per la prevenzione, riporta altre riflessioni su temi come il contesto ambientale, gli interventi preliminari all’esecuzione di lavori e la gestione delle emergenze.
RTM
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
Direzione regionale Marche dell’Inail, “ Cantieri post sisma. Raccomandazioni di salute e sicurezza”, documento realizzato dal Raggruppamento temporaneo professionisti MITULA CPS Foligno costituito da Paolo Moressoni, Silvia Desantis, Pietro Carlo Pellegrini, Marco Petterini, Andrea Giannantoni, Giorgio Leoni, Emiliano Maiarelli, Luciano Angelucci, Daniele Castellani, Fabio Sorrentino, MDAlab, con altre collaborazioni e il coordinamento di Giuseppe Semeraro (Inail, Direzione regionale Marche), edizione 2019 (formato PDF, 10.07 MB).
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