Per utilizzare questa funzionalità di condivisione sui social network è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'
Per visualizzare questo banner informativo è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'
Sentenza di primo grado nel processo all'amianto a Padova
E' giunta alla sentenza di primo grado il processo per omicidio colposo per le morti da tumore polmonare alle ex Officine Meccaniche Stanga di Padova, ora Firema.
I due ex dirigenti, dal '73 al '91, delle Officine meccaniche Stanga sono stati condannati per ''non aver informato i lavoratori a contatto con le fibre di amianto sui rischi per la salute causati dalle lavorazioni in cui erano impegnati e dalle polveri respirate''.
In particolare «di aver omesso la fornitura e l'effettivo impiego di idonei mezzi di protezione individuale, di non aver sottoposto regolarmente i lavoratori ai controlli sanitari, di non aver denunciato all'Inail l'esistenza di lavorazioni con rischi derivanti dall'amianto e l'adozione di misure destinate a ridurre o impedire il diffondersi delle polveri in ambienti diversi, in cui si svolgevano altre lavorazioni, per la mancanza di idonea compartimentazione».
Queste condanne si sommano a quelle già emesse per gli altri due ex dirigenti che avevano scelto il rito abbreviato nel 1998. Per questi è stato emessa anche una successiva sentenza di condanna in appello mentre è attesa la sentenza della Cassazione.
Secondo la difesa degli imputati, infatti, non è possibile stabilire con certezza la correlazione tra le lavorazioni nelle officine e i tumori degli operai in quanto i livelli di esposizione all'amianto non erano così elevati da ricadere nei casi epidemiologicamente dimostrati.
Tesi ribattuta dai periti di parte degli operai e respinta dal giudice che ha confermato il nesso tra le lavorazioni e le morti per mesiotelioma e carcinoma polmonare degli 11 operai.
I due ex dirigenti, dal '73 al '91, delle Officine meccaniche Stanga sono stati condannati per ''non aver informato i lavoratori a contatto con le fibre di amianto sui rischi per la salute causati dalle lavorazioni in cui erano impegnati e dalle polveri respirate''.
In particolare «di aver omesso la fornitura e l'effettivo impiego di idonei mezzi di protezione individuale, di non aver sottoposto regolarmente i lavoratori ai controlli sanitari, di non aver denunciato all'Inail l'esistenza di lavorazioni con rischi derivanti dall'amianto e l'adozione di misure destinate a ridurre o impedire il diffondersi delle polveri in ambienti diversi, in cui si svolgevano altre lavorazioni, per la mancanza di idonea compartimentazione».
Queste condanne si sommano a quelle già emesse per gli altri due ex dirigenti che avevano scelto il rito abbreviato nel 1998. Per questi è stato emessa anche una successiva sentenza di condanna in appello mentre è attesa la sentenza della Cassazione.
Secondo la difesa degli imputati, infatti, non è possibile stabilire con certezza la correlazione tra le lavorazioni nelle officine e i tumori degli operai in quanto i livelli di esposizione all'amianto non erano così elevati da ricadere nei casi epidemiologicamente dimostrati.
Tesi ribattuta dai periti di parte degli operai e respinta dal giudice che ha confermato il nesso tra le lavorazioni e le morti per mesiotelioma e carcinoma polmonare degli 11 operai.
I contenuti presenti sul sito PuntoSicuro non possono essere utilizzati al fine di addestrare sistemi di intelligenza artificiale.