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Muore d'infarto per il troppo lavoro
E' stato necessario il ricorso alla Corte di Cassazione, perché la vedova di un dirigente della Camera del Lavoro di Reggio Emilia si vedesse riconoscere la rendita Inail.
L'uomo, deceduto per ''frenetica e stressante attività lavorativa'', come già aveva dichiarato la moglie in primo grado davanti al pretore della città, aveva lavorato con un ritmo incalzante circa dodici, quattordici ore al giorno per organizzare le manifestazioni legate all'inaugurazione della nuova sede della Camera del lavoro.
Il decesso avvenuto tra le mura domestiche,dopo alcune ore dal termine dell'attività lavorativa, aveva, però, inizialmente dato ragione all'Inail.
Risolutiva è stata la conferma del diritto al risarcimento da parte della Suprema Corte. Quest'ultima, infatti, ha riconosciuto come concausa dell'infarto un intenso stress psicofisico.
L'uomo, deceduto per ''frenetica e stressante attività lavorativa'', come già aveva dichiarato la moglie in primo grado davanti al pretore della città, aveva lavorato con un ritmo incalzante circa dodici, quattordici ore al giorno per organizzare le manifestazioni legate all'inaugurazione della nuova sede della Camera del lavoro.
Il decesso avvenuto tra le mura domestiche,dopo alcune ore dal termine dell'attività lavorativa, aveva, però, inizialmente dato ragione all'Inail.
Risolutiva è stata la conferma del diritto al risarcimento da parte della Suprema Corte. Quest'ultima, infatti, ha riconosciuto come concausa dell'infarto un intenso stress psicofisico.
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