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La sicurezza sul lavoro, il calore latente e il safety plateau

La sicurezza sul lavoro, il calore latente e il safety plateau

Autore:

Categoria: Cultura della sicurezza

05/05/2025

Ogni progresso ha il suo calore latente, un periodo di apparente stagnazione in cui il lavoro incessante ha accumulato cambiamenti che hanno il potenziale per la trasformazione. A cura di Veronica Bonanomi.


In Italia da molti anni sembriamo non registrare un reale miglioramento in materia di salute e sicurezza. Ma non ci sono stati davvero dei miglioramenti? Cosa si intende con “Safety Plateau”? Come superare questa fase e costruire un ambiente di lavoro più sicuro?

 

A porsi queste domande, con la presentazione di varie tabelle e grafici, è un contributo – dal titolo – “Il calore latente e il safety plateau” - di una nostra lettrice, Veronica Bonanomi, RSPP, formatrice e consulente di strategia organizzativa.



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Il calore latente e il safety plateau

 

 

 

Osservate il primo grafico.

 

È il grafico che mostra la trasformazione di stato dell’acqua. Storicamente lo zero e i 100 gradi sono le unità di misura convenzionali che abbiamo dato alla sostanza più diffusa sul pianeta terra e che per noi è fonte di vita. Abbiamo stabilito che ad ogni passaggio di stato significativo dell’acqua corrispondesse una misura di riferimento.

 

Tenete a mente questa informazione, perché in entrambi i grafici che spiegano questo fenomeno, è mostrato come avviene il cambiamento attraverso la somministrazione di lavoro, energia trasferita ad un corpo, e come questo calore renda possibile la trasformazione.

 

 

Le pendenze in cui il calore sale (calore sensibile) sono intervallate dalla linea orizzontale (calore latente).

 

Il concetto del calore latente è quello su cui dovremmo riflettere insieme: pur continuando a fornire energia, la temperatura resta pressoché costante perché l’energia serve a rompere (o formare) i legami tra le molecole, consentendo il cambio di stato (da solido a liquido o da liquido a vapore). Per l’acqua, il primo plateau è a 0°C (fusione) e il secondo a 100°C (vaporizzazione).

 

Da questa descrizione emergono due concetti sui quali possiamo interrogarci come professionisti e influenzatori di comportamenti nelle organizzazioni (siamo noi manager, responsabili, persone che si occupano di altre persone o di architettare scelte più o meno consapevoli): il calore latente ed il concetto di Plateau.

 

Pensiamo alla nostra società come ad una sostanza che, nel tempo, assorbe “calore” sotto forma di idee, risorse, sforzi e collaborazioni. In una prima fase (calore sensibile), vediamo progressi graduali: le iniziative e le azioni aumentano la consapevolezza e si nota un costante miglioramento. Poi arriva la fase di “calore latente”, quando, pur continuando a investire energie, sembra che nulla stia cambiando: è il momento in cui si rompono vecchi legami, preconcetti e tradizioni. Non è un progresso appariscente, ma è proprio qui che si prepara il salto più grande, la vera trasformazione. Quando finalmente si supera questa soglia, la “temperatura” della nostra cultura riprende a crescere rapidamente, innescando un cambiamento tangibile.

 

Allo stesso modo, le organizzazioni – come la società in generale – attraversano fasi di cambiamento “visibile” e momenti in cui, a uno sguardo superficiale, sembra che nulla si muova. Il famoso plateau, in realtà, proprio per via del calore latente, c’è ed è costituito da un lavoro costante di rielaborazione, formazione e innovazione che prepara il terreno a trasformazioni più radicali. Questo “calore latente” organizzativo, quando le aziende si trovano spesso a rispondere a spinte di mercato, nuove tecnologie e cambiamenti nei modelli di business, è ciò che permette di rompere i vecchi schemi e adottare nuove strategie, più in linea con le esigenze del mercato e delle persone.

 

 

Se applico tutto questo alla sicurezza sul lavoro ed ai temi come ambiente, qualità o sostenibilità mi ritrovo ad osservare un plateau noto: il safety plateau che vedete nella terza immagine.

 

Dagli anni '70 fino agli 00 il tasso di incidenti è diminuito in modo significativo, ma per più di 20 anni è stato a un ritmo costante. Il miglioramento che abbiamo sperimentato dagli anni '70 agli anni '00 è stato per lo più dovuto all'incredibile miglioramento delle attrezzature di lavoro, degli attrezzi, del kit e dei macchinari e del lavoro impressionante e coerente svolto con analisi e progettazione di cause alla radice. Ma se quest’approccio bastasse a risolvere il problema e rompere il plateau, lo avrebbe già fatto. Invece, il fatto è che le nostre attuali attrezzature eccellenti, le politiche e le procedure semplicemente non ci porteranno oltre.

 

 

Questo periodo di stagnazione non è frutto di inattività, ma piuttosto il segnale della necessità di rompere il plateau e ridurre il numero di incidenti, scavando più a fondo e affrontando cause sempre più complesse, tra cui il comportamento umano e l’innovazione culturale.

 

In Italia da quasi trent’anni non registriamo un reale miglioramento, siamo fermi su un plateau ancora troppo tristemente tragico. Ma sono davvero trent’anni fermi, senza imparare? Sono davvero trent’anni senza migliorare?

 

 

Io credo che negli ultimi anni, ogni grande progresso ha avuto il suo "calore latente": un periodo in cui, nonostante il plateau apparente, il lavoro incessante ha accumulato cambiamenti che hanno formato il potenziale per la trasformazione.

 

Nel contesto della sicurezza sul lavoro, questi salti hanno sempre rappresentato quei momenti in cui, grazie al "calore latente" del nostro impegno costante, si sono attivano cambiamenti concreti che hanno ridotto gli infortuni mortali e creato un ambiente più sicuro. Le comunità, gli eventi e le iniziative – anche se possono sembrare piccole azioni isolate – costituiscono il contributo cumulativo necessario per innescare quei momenti decisivi. Ogni piccolo gruppo e ogni sforzo, sostenuto da risorse ed energie, contribuisce ad aumentare la "temperatura" del cambiamento, rendendo possibile il salto trasformativo verso una nuova realtà di cui abbiamo bisogno oggi.

 

Se ci fermassimo solo all’apparenza, rischieremmo di rimanere bloccati su un safety plateau, incapaci di superare la barriera del vecchio. È proprio in questi sforzi collettivi, che spesso passano inosservati, che invece si nasconde l’energia necessaria per il prossimo, decisivo salto evolutivo.

 

E quindi un invito: a continuare a collaborare, scambiamo idee, sosteniamo iniziative e sperimentiamo soluzioni innovative. Facciamo in modo che il nostro “calore latente” diventi la forza propulsiva verso una cultura del lavoro più sicura, sostenibile e aperta al futuro.

 

Non fermiamoci: insieme, il nostro impegno quotidiano e continuo, anche se spesso invisibile, è proprio quel calore latente che fa la differenza!

 

 

 

 

Veronica Bonanomi

RSPP, formatrice e consulente di strategia organizzativa

 



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Rispondi Autore: Domenico Nese - likes: 0
05/05/2025 (09:40:09)
Sempre apprezzabili i contenuti dell'ing. Bonanomi.
Rispondi Autore: Roberto Lamperti - likes: 0
05/05/2025 (13:59:47)
Commento sulla base della mia personale esperienza nel settore dell'Edilizia:
interessante paragone (ne apprezzo l'ottimismo..). Ma la variabile storica è rappresentata dalla qualità della manodopera non specialistica (che a dispetto delle semplificazioni apportate dal progresso tecnologico, quindi tecniche esecutive , attrezzature e macchinari più sicuri, formazione etc... sta purtroppo diminuendo) e dalla minore permanenza (in termini di anni) di un lavoratore presso la stessa Impresa. Chi si occupa di sicurezza all'interno di un'Azienda è obbligato a "ricominciare il ciclo di formazione/educazione" proprio perchè quando il lavoratore arriva nella fase di "latenza" (e ci vogliono anni).... molto spesso se ne va !! (oppure, per essere intellettualmente onesti, non sono molte le Imprese che, per calcolo o incapacità, permangono molti anni nel Mercato...

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