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Cybercrimine: hacking e frodi in testa alla classifica
Il 63% del cybercrimine mondiale proviene dagli USA; in Giappone, Nuova Zelanda e Romania hanno registrato un sensibile aumento di questo fenomeno. Ai vertici della classifica delle azioni criminose vi sono azioni di hacking, frodi, furti di identità.
Lo afferma il rapporto annuale sul cybercrimine “Cybercrime Review”, realizzato dalla ICC- Camera di Commercio Internazionale, del quale ha dato notizia il sito del Ministero dell’Innovazione.
Lo studio ha preso in esame i principali eventi criminosi tra gennaio 2002 e marzo 2003.
L’hacking , in particolare, costituirebbe il maggior rischio per la sicurezza sia per le istituzioni finanziarie, sia per i singoli investitori.
Per quanto concerne le frodi, appaiono in un’ampia varietà di forme.
La maggiore incidenza del cybercrimine negli USA é dovuta anche al fatto che tali crimini in altri Peasi del mondo non vengono denunciati alle autorità competenti, e quindi non sono rilevati, o vi è riluttanza delle autorità competenti a renderli noti.
In aree geografiche, molto vaste e popolate, come l'estremo oriente, spesso è difficile reperire dati relativi a fenomeni di cybercrime; ad esempio l'area dell'estremo oriente rappresenta solo il 10% degli eventi segnalati.
La CCU, unità della Camera di Commercio Internazionale per la prevenzione del cybercrimine, ha analizzato le caratteristiche delle attività criminose sui computer.
Prendendo in esame gli arresti registrati nell’ultimo anno, la CCU ha rilevato che la categoria che aveva la percentuale più alta di arresti (34%) era quella del “General Hacking”, cioè sconosciuti che intendono recare danno all’azienda. La categoria “Dipendenti che cercano di ottenere un guadagno finanziario" rappresenta solo il 3% .
Secondo l'Icc, tale percentuale nella realtà è superiore, ma spesso tali episodi non vengono denunciati pubblicamente per evitare danni di immagine all'azienda.
Lo afferma il rapporto annuale sul cybercrimine “Cybercrime Review”, realizzato dalla ICC- Camera di Commercio Internazionale, del quale ha dato notizia il sito del Ministero dell’Innovazione.
Lo studio ha preso in esame i principali eventi criminosi tra gennaio 2002 e marzo 2003.
L’hacking , in particolare, costituirebbe il maggior rischio per la sicurezza sia per le istituzioni finanziarie, sia per i singoli investitori.
Per quanto concerne le frodi, appaiono in un’ampia varietà di forme.
La maggiore incidenza del cybercrimine negli USA é dovuta anche al fatto che tali crimini in altri Peasi del mondo non vengono denunciati alle autorità competenti, e quindi non sono rilevati, o vi è riluttanza delle autorità competenti a renderli noti.
In aree geografiche, molto vaste e popolate, come l'estremo oriente, spesso è difficile reperire dati relativi a fenomeni di cybercrime; ad esempio l'area dell'estremo oriente rappresenta solo il 10% degli eventi segnalati.
La CCU, unità della Camera di Commercio Internazionale per la prevenzione del cybercrimine, ha analizzato le caratteristiche delle attività criminose sui computer.
Prendendo in esame gli arresti registrati nell’ultimo anno, la CCU ha rilevato che la categoria che aveva la percentuale più alta di arresti (34%) era quella del “General Hacking”, cioè sconosciuti che intendono recare danno all’azienda. La categoria “Dipendenti che cercano di ottenere un guadagno finanziario" rappresenta solo il 3% .
Secondo l'Icc, tale percentuale nella realtà è superiore, ma spesso tali episodi non vengono denunciati pubblicamente per evitare danni di immagine all'azienda.
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