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E-Commerce ostacolato dallo spamming
Sono i messaggi spazzatura il vero terrore dei potenziali acquirenti sul web; lo afferma un sondaggio on line che ha coinvolto 21.102 persone di 36 diversi Paesi.
L’indagine è stata promossa dal TransAtlantic Consumer Dialogue (TACD), che riunisce 65 associazioni per la tutela dei consumatori in Europa e negli USA, ed è stata resa pubblica in occasione della recente conferenza OCSE sullo spam tenuta il 2-3 febbraio 2004.
Le azioni di spamming condotte da aziende, per promuovere prodotti e servizi di ogni genere, finiscono di rallentare e danneggiare lo sviluppo del commercio elettronico.
Il 96% dei consumatori intervistati ha infatti dichiarato di ritenere lo spam grave elemento di disturbo (96%), e l’84% ha chiesto di vietarlo espressamente per legge.
Il 52% dei consumatori hanno detto di aver ridotto o rinunciato alle transazioni commerciali online per il timore di essere bersagliati successivamente da messaggi indesiderati.
Riguardo ai mezzi per difendersi dallo spamming, solo il 17% degli intervistati considera efficaci i filtri anti-spam oggi disponibili, anche se il 62% dichiara di farne uso. Oltre il 90% teme per la possibile esposizione dei minori ai messaggi di spam (che spesso hanno contenuto pornografico).
La newsletter del Garante italiano per la privacy, che ha illustrato una sintesi della ricerca, ha sottolineato che i consumatori preferiscono il consenso preventivo (opt-in) quale approccio da seguire per tutte le comunicazioni commerciali (82%), e l’uso di etichette per segnalare la natura del messaggio in arrivo (ad esempio: ADV per “Advertisement” nel campo “Oggetto” dei messaggi di posta elettronica); l’80% ha indicato di gradire tale soluzione.
L’indagine è stata promossa dal TransAtlantic Consumer Dialogue (TACD), che riunisce 65 associazioni per la tutela dei consumatori in Europa e negli USA, ed è stata resa pubblica in occasione della recente conferenza OCSE sullo spam tenuta il 2-3 febbraio 2004.
Le azioni di spamming condotte da aziende, per promuovere prodotti e servizi di ogni genere, finiscono di rallentare e danneggiare lo sviluppo del commercio elettronico.
Il 96% dei consumatori intervistati ha infatti dichiarato di ritenere lo spam grave elemento di disturbo (96%), e l’84% ha chiesto di vietarlo espressamente per legge.
Il 52% dei consumatori hanno detto di aver ridotto o rinunciato alle transazioni commerciali online per il timore di essere bersagliati successivamente da messaggi indesiderati.
Riguardo ai mezzi per difendersi dallo spamming, solo il 17% degli intervistati considera efficaci i filtri anti-spam oggi disponibili, anche se il 62% dichiara di farne uso. Oltre il 90% teme per la possibile esposizione dei minori ai messaggi di spam (che spesso hanno contenuto pornografico).
La newsletter del Garante italiano per la privacy, che ha illustrato una sintesi della ricerca, ha sottolineato che i consumatori preferiscono il consenso preventivo (opt-in) quale approccio da seguire per tutte le comunicazioni commerciali (82%), e l’uso di etichette per segnalare la natura del messaggio in arrivo (ad esempio: ADV per “Advertisement” nel campo “Oggetto” dei messaggi di posta elettronica); l’80% ha indicato di gradire tale soluzione.
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