Sicurezza e prove per i dispositivi di attacco rapido per escavatori
Lucerna, 16 Mag – Nelle scorse settimane PuntoSicuro ha presentato un vademecum, prodotto dall’Istituto elvetico per l'assicurazione e la prevenzione degli infortuni ( Suva), sulle buone prassi nei lavori in sotterraneo. E nel documento si faceva riferimento, riguardo ai rischi correlati all’uso delle macchine edili, all’importanza, laddove fosse sostituito l’utensile o accessorio (benna, martello idraulico, morsa), di eseguire dei “test di contropressione”.
Per fare chiarezza sulla tipologia di questi test e pur considerando le possibili differenze di normative, prassi e macchine tra Italia e Svizzera, pensiamo sia utile presentare anche un secondo documento, prodotto da Suva nel dicembre del 2018, dal titolo “Attacchi rapidi idraulici per escavatori: più sicuri con la prova di contropressione. Vademecum”.
Questi gli argomenti affrontati:
- I dispositivi di attacco rapido per escavatori
- Le indicazioni del vademecum
- La prova di contropressione e la zona di pericolo
I dispositivi di attacco rapido per escavatori
Prima di soffermarci sul nuovo vademecum elvetico riprendiamo alcune indicazioni, presenti sul sito di Suva, sui dispositivi di attacco rapido per escavatori.
Nel sito si sottolinea che i datori di lavoro e i superiori “devono istruire i macchinisti su come lavorare in condizioni di sicurezza con i dispositivi di attacco rapido di tipo idraulico”.
In particolare il macchinista “deve svolgere la prova di contropressione ogni volta che sostituisce un utensile, mette in servizio l' escavatore o subentra alla guida dopo un collega”.
Dopo aver ricordato che attualmente in Svizzera ci possono essere ancora in circolazione attacchi rapidi per escavatori “di cui non è possibile garantire totalmente la sicurezza” e che necessitano sempre di una prova di contropressione, nel sito si ricorda in cosa consista la prova di contropressione:
- “Per prima cosa si verifica visivamente il bloccaggio dell'attacco rapido.
- Poi, si appoggia a terra l'utensile agganciato.
- Infine, si esercita una pressione sull'utensile per almeno 3 secondi”!
In questo modo, continua Suva, è possibile “verificare se il bloccaggio è avvenuto correttamente e tiene. Se l'aggancio non è corretto, in quel caso l'utensile si sgancia a terra e non in aria, evitando di cadere dall'alto e di ferire gravemente le persone”.
Sulla pagina web di Suva dedicata ai dispositivi di attacco rapido per escavatori è presente anche un video esplicativo sul tema.
Le indicazioni del vademecum
Nel documento “Attacchi rapidi idraulici per escavatori: più sicuri con la prova di contropressione. Vademecum” - destinato alle aziende che “impiegano queste attrezzature affinché possano istruire i macchinisti sulle misure di sicurezza da adottare fino a quando non saranno adeguati o sostituiti tutti gli attacchi rapidi a rischio” – si sottolinea che i macchinisti “sono tenuti a controllare visivamente l’utensile sostituito, eseguire sempre la prova di contropressione e a prestare attenzione alla zona di pericolo dell’escavatore”.
Il vademecum riporta vari obiettivi e per ogni obiettivo didattico riporta precise indicazioni da seguire per istruire correttamente i lavoratori.
Un obiettivo è, ad esempio, il deposito in sicurezza degli utensili e degli accessori inutilizzati sul luogo di lavoro.
Il documento indica che bisogna spiegare perché è importante “saper depositare in sicurezza gli utensili e gli accessori inutilizzati”.
Infatti i cantieri sono “ambienti di lavoro in costante evoluzione. Se l’escavatore viene spostato in un’altra zona, il macchinista deve depositare gli utensili che non usa in un’area sicura accanto all’ escavatore. Questo è un requisito fondamentale per poter lavorare in condizioni di sicurezza”.
Si indica poi che è necessaria una piena visibilità su utensili e accessori durante le operazioni di sostituzione.
È bene istruire i macchinisti affinché “ripongano sempre gli utensili e gli accessori in modo tale da avere completa visibilità su di essi”. Ad esempio “no negli scavi, no dietro al materiale sfuso”.
La prova di contropressione e la zona di pericolo
Dopo aver accennato alle modalità della prova di contropressione, che, come abbiamo visto, è presentata anche sul sito di Suva, si sottolinea che questa prova è necessaria:
- “ogni volta che si sostituisce un utensile.
- ogni volta che si mette in servizio un escavatore.
- ogni volta che si subentra alla guida di un escavatore dopo un collega”.
Un altro obiettivo è relativo sicurezza nella zona di pericolo della macchina che, come ci ricordano le tante puntate della rubrica “ Imparare dagli errori” dedicate a questo tema, è spesso teatro di incidenti, anche gravi e mortali, nei cantieri.
Si indica che i macchinisti conoscono la zona di pericolo del loro escavatore e che devono fare in modo che nessuno vi sosti all’interno:
- “bisogna allontanare le persone dalla zona di pericolo dell’escavatore.
- mai far ruotare il braccio dell’escavatore sopra le persone”.
Segnaliamo, infine, che il vademecum invita gli stessi macchinisti a mettere in guardia e istruire i colleghi di lavoro sulla zona di pericolo:
- “prima di iniziare i lavori, occorre mostrare ai colleghi che si trovano vicino all’escavatore qual è la zona di pericolo. Di regola nessuno deve sostare in questa zona.
- anche durante i lavori bisogna sempre richiamare l’attenzione dei colleghi in proposito.
- se comunque si è costretti a lavorare nella zona di pericolo, si può farlo solo con il consenso del macchinista e stabilendo con lui un contatto visivo”.
N.B.: Se i riferimenti legislativi e alcune indicazioni contenute nei documenti di Suva riguardano la realtà elvetica, i suggerimenti indicati sono comunque utili per tutti gli operatori.
RTM
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
Suva, “ Attacchi rapidi idraulici per escavatori: più sicuri con la prova di contropressione. Vademecum”, edizione dicembre 2018 (formato PDF, 1.12 MB).
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