Sicurezza sul lavoro: forze e debolezze della prevenzione
Milano, 21 Giu – Sul tema della prevenzione nella Regione Lombardia e delle implicazioni derivanti dalla applicazione della riforma del sistema sociosanitario regionale, la Legge regionale 11 agosto 2015 - n. 23, che ha riordinato il Servizio sociosanitario lombardo, quattro società scientifiche/associazioni (AsNAS, SItI, SNOP e UNPISI) hanno avviato e compiuto un percorso comune e la condivisione di varie proposte.
Ed è a questo percorso comune che fa riferimento il 2° seminario intersocietario di studio, dal titolo “La prevenzione in Regione Lombardia e l’applicazione della Legge 23/2015: la situazione e le proposte”, che si è tenuto a Milano il 18 maggio 2018 e si è articolato in 2 gruppi di lavoro su:
- “Salute e Sicurezza sul lavoro” (coordinatori Lalla Bodini e Mario Poloni);
- “Alimenti e Salute” (coordinatori Nicoletta Castelli e Antonio Sorice).
Ci soffermiamo oggi sul primo gruppo di lavoro che ha permesso non solo di verificare l’impatto della nuova riforma sul sistema di prevenzione, ma anche di segnalare i tanti progetti attivi e gli elementi migliorabili in materia di prevenzione.
Le difficoltà mediatiche della prevenzione
Nell’intervento introduttivo dei coordinatori Lalla Bodini e Mario Poloni si ricordano non solo gli obiettivi dell’incontro e gli obiettivi del Piano Nazionale della Prevenzione (PNP), ma anche la debolezza anche “mediatica” della prevenzione:
- “la prevenzione non ha domanda individuale e non ha (più o poco) domanda collettiva (forze sociali, consumatori, etc.) se non al manifestarsi di problemi;
- ha costi immediati e benefici e medio e lungo termine (in qualche caso i risultati si possono vedere subito es. EXPO e comunque va sottolineato che i costi sono inferiori rispetto ai risultati);
- è invisibile perché genera non eventi ma solo ‘risparmi’;
- quando la prevenzione non funziona attiva la ricerca di capri espiatori e spesso, attraverso la magistratura; si sancisce la responsabilità di chi è a valle nel terminale del comando, come se a monte non esistessero cause determinanti quali la disattenzione della politica e delle amministrazioni, la carenza di risorse soprattutto umane diversificate ai bisogni nuovi e complessi, lo scarso investimento in comunicazione efficace e moderna, le tante aziende distratte…”.
E riguardo al tema della “salute e sicurezza al lavoro” vengono sottolineati alcuni aspetti:
- “la compresenza di rischi antichi e noti (cadute dall’alto, asfissia in ambienti confinati, rovesciamento trattori, ustioni in siderurgia) e fattori di rischio in evidenza legati al rischio organizzativo, all’invecchiamento al lavoro, alla precarietà, a nuove forme di lavoro, alla società delle 24 ore, sino al ‘caporalato digitale’ e questione riders e non solamente, etc;
- se in ogni campo la tecnologia potenzialmente può ridurre la fatica fisica (robot, ausili avanzati…) in altri casi dilata tempi e luoghi del lavoro, crea nuovi rischi;
- importanza sempre più crescente della formazione ma di qualità (e aumento delle difficoltà causate da un turnover dei lavoratori in aumento), addestramento e ‘ascolto’ dei lavoratori anche in questa fase di profondi cambiamenti e ristrutturazioni”.
Riguardo alle novità del mondo del lavoro l’intervento segnala anche le relazioni e i contenuti del convegno “ Lavoro che cambia: cambia la prevenzione?” (Milano, 6 aprile 2018).
Cosa fare per migliorare la prevenzione
Riguardo poi alle attività di prevenzione e alle specifiche criticità relative ai vari comparti o rischi, la presentazione si sofferma su alcuni “campi noti”.
Ad esempio l’edilizia, “da molto tempo oggetto di grande attenzione dei Piani Nazionali, Regionali e Territoriali di Prevenzione con la giusta attenzione sia nella piccola edilizia (amianto, ristrutturazioni, etc ) che nelle Grandi Opere infrastrutturali (Metropolitane, EXPO, Autostrade, grandi urbanizzazioni), ma anche attenzione a manifestazioni, fiere, bonifica dei siti contaminati e aree dismesse”. E si rileva anche una maggiore capacità di occuparsi dei rischi per la salute dei lavoratori edili oltre che della sicurezza.
Tuttavia è da migliorare il lavoro comune con l’Ispettorato del Lavoro e, per gli infortuni gravi in piccoli cantieri (interni cortili, piccola manutenzione,…), c’è la necessità di “coinvolgere amministratori di condomini, cittadini committenti, polizia locale, etc”.
La presentazione, che vi invitiamo a leggere integralmente e che è ricca di ulteriori dettagli sul tema della prevenzione attiva, si sofferma poi sull’agricoltura/zootecnia, che presentano il problema della dispersione produttiva e della presenza di illegalità, e sul rischio muscolo-scheletrico.
Il rischio muscolo-scheletrico “rimane sempre un settore critico per la patologie professionali in molti settori (sanità, GDO, etc ) legate anche all’ invecchiamento al lavoro”. Si stima che “più del 60% delle patologie professionali sia legate a questo rischio”. Si tratta di un rischio che è trasversale (e spesso correlabile anche a patologie non da lavoro) “e man mano ci si pongono nuovi temi: dal lavoro in piedi a nuove logistiche (es. e–commerce)”.
Riguardo poi al rischio chimico e cancerogeno, i due coordinatori indicano che un tempo “i nostri servizi vivevano di ‘igiene industriale’ dalla ricostruzione dei cicli produttivi, al lavoro di comparto, alla capacità di campionamenti mirati supportati nelle analisi da Cliniche del Lavoro, Laboratori di sanità pubblica, UOML”. Mentre oggi “questo tema centrale non è supportato a sufficienza (tranne il tema REACH-CLP) dal PNP e PRP e vi è oggettivamente una perdita di esperienza diretta”. Benché poi in Lombardia ci sia un laboratorio dedicato “non possiamo nasconderci” – continuano i coordinatori - “dopo avere letto tante valutazioni insufficienti su questo rischio, che occorre fare qualcosa in più nella formazione, nelle attrezzature e nell’attenzione programmatoria e nelle sinergie anche con ARPA, UOML, Laboratori di Sanità pubblica, etc…”.
Infine si fa riferimento al rischio stress lavoro correlato e al rischio organizzativo.
Si segnala che, benché da tempo oggetto di attenzione nei Piani Nazionali e Regionali, in Lombardia c’è sempre stata la “produzione di documenti più avanzati rispetto alle indicazioni nazionali”.
Tuttavia sono riportate anche alcune criticità: “il rischio organizzativo non è diventato centrale nella programmazione con numeri di attività (audit, seminari, controlli, piani mirati) adeguati alla attualità del tema”, Ad esempio con riferimento a: “criticità organizzative, precarietà, aggressioni nel mondo della sanità, trasporti, scuola, forze dell’ordine, …”.
Sono riportate, infine, alcuni campi vecchi e nuovi da riprendere e sviluppare.
Ne segnaliamo, in conclusione, alcuni:
- “rischio chimico e igiene industriale: “una esperienza storica dei servizi di un tempo”. “Analisi di comparto, campionamenti, analisi cicli produttivi che devono tornare ad essere un patrimonio della programmazione su aziende e comparti critici e della formazione specifica”;
- impiantistica non separata “ma integrata fortemente nella programmazione dei Servizi sulle priorità;
- scuola e alternanza scuola-lavoro;
- qualità e legalità della formazione;
- comunicazione;
- ‘nuovi’ aspetti e forme del lavoro di oggi;
- attenzione al mondo RLS”.
RTM
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“ Intervento introduttivo” a cura dei coordinatori Lalla Bodini e Mario Poloni relativo al gruppo di lavoro “Salute e Sicurezza sul lavoro oggi” del seminario intersocietario “La prevenzione in Regione Lombardia e l’applicazione della Legge 23/2015: la situazione e le proposte” (formato PDF, 283 kB).
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Rispondi Autore: Augusto Stocchi - likes: 0 | 21/06/2018 (17:55:20) |
Le difficoltà della prevenzione sono legate anche a molto altro... Ad esempio alle lungaggini di chi dovrebbe fare per tempo le normative che completano il quadro della prevenzione razionalizzata e sistematizzata dal Testo Unico... |