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Le attivita’ e le regioni piu’ a rischio infortuni nel 2003

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Approfondimento

12/07/2004

I settori a frequenza infortunistica maggiore sono quelli con forte presenza di lavorazioni di tipo manuale; ma ciò non vale per gli infortuni mortali. Dal “Rapporto annuale Inail 2003“.

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Sono le attività della lavorazione dei metalli quelle con una maggiore frequenza infortunistica. Il dato emerge dal Rapporto annuale Inail che, accanto ai dati assoluti del fenomeno infortunistico in Italia , ha valutato per ogni settore e per ogni regione anche il rapporto fra i numeri degli stessi infortuni e i numeri della forza lavoro esposta al rischio. [indice di frequenza: casi indennizzati per 1000 addetti Inail].

Oltre alle attività della Lavorazione dei metalli (ferro, acciaio, fusioni, saldature ecc.), hanno una maggiore frequenza infortunistica la Lavorazione dei minerali non metalliferi (vetro, ceramica, materiali per l’edilizia ecc.), la Lavorazione del legno e le Costruzioni.
L’Inail ha evidenziato le caratteristiche che accomunano queste attività a rischio, in particolare una forte presenza di lavorazioni di tipo manuale o, comunque, si tratta di settori nei quali il contatto fisico tra il lavoratore e i fattori di rischio propri dell’ambiente di lavoro, legati agli strumenti, ai macchinari e ai materiali, è molto più stretto e continuo che in altri settori.
“Questa considerazione sulla lavorazione di tipo manuale quale fattore di rischio determinante, emerge in misura ancora più evidente se, salendo nella scala di gravità, si passa ad esaminare la graduatoria degli indici di frequenza degli infortuni che comportano una invalidità permanente: in questo caso il settore più pericoloso è quello della Lavorazione del legno dove circa il 60% degli infortuni di questo tipo colpisce la mano, seguito dal settore delle Costruzioni e della Estrazione dei minerali.”
Se si sale, infine, l’ultimo gradino della scala di gravità e si guarda agli infortuni con esito mortale, la graduatoria cambia radicalmente: al primo posto balza, infatti, il settore dei Trasporti che, con quasi 200 morti l’anno; segue, nella graduatoria della mortalità, l’Estrazione dei minerali, un settore caratterizzato da un numero di morti, 10/15 casi l’anno, relativamente limitato in termini assoluti, ma con un rapporto morti/addetti molto elevato. La graduatoria di rischio di infortunio mortale vede al terzo posto il settore delle Costruzioni al quale spetta anche il primato del numero di morti in assoluto, con oltre 300 casi l’anno dei quali quasi un terzo dovuti a caduta dall’alto.
Anche l’Agricoltura presenta una rischiosità molto elevata con tutti gli indici di frequenza che si collocano a ridosso dei settori più pericolosi dell’Industria.

Sul piano territoriale, i più elevati tassi di frequenza complessiva si riscontrano in Umbria, che presenta un valore superiore del 42,7% rispetto alla media nazionale, Marche (+33,4%), Friuli Venezia Giulia (+31,1%) ed Emilia Romagna (+30,6%). Nelle stesse regioni si registrano i maggiori indici di frequenza degli infortuni che determinano postumi di invalidità permanente.
Il rischio di infortunio mortale risulta mediamente più elevato nelle regioni del Sud e delle Isole. Il Lazio presenta la situazione complessiva più favorevole in assoluto, mentre in Liguria e in Lombardia si registrano i più bassi tassi di mortalità e, sempre in Lombardia, il più basso tasso di infortuni gravi.
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