Salviamo i nostri oceani
L’oceano copre il 70% della superficie terrestre, è la più grande biosfera del pianeta e ospita fino all’80% di tutta la vita nel mondo. Inoltre genera il 50% dell’ossigeno di cui abbiamo bisogno, assorbe il 25% di tutte le emissioni di anidride carbonica e cattura il 90% del calore aggiuntivo generato da tali emissioni. Tuttavia anche la salute dell’Oceano è minacciata costantemente dalle azioni dell’uomo, per questo la Conferenza di Lisbona, si pone l’obiettivo di proporre soluzioni innovative per la difesa delle risorse marine dalle minacce più gravi: acidificazione, rifiuti marini e inquinamento, pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e perdita della biodiversità.
Nel messaggio introduttivo, dal suo Paese, il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha delineato quattro raccomandazioni per garantire che venga invertito il declino della salute degli oceani, citando il poeta portoghese Fernando Pessoa, con l’auspicio che la Conferenza rappresenti un momento di unità per tutti gli Stati membri:
“L’oceano ci collega tutti, ma poiché abbiamo dato per scontato l’oceano, oggi dobbiamo affrontare una emergenza oceanica e la marea deve essere invertita. La nostra incapacità di prenderci cura dell’oceano avrà effetti a catena sull’intera Agenda 2030”.
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Dopo questa premessa, il segretario generale dell’Onu ha delineato quattro raccomandazioni chiave:
- Investire in economie oceaniche sostenibili per il cibo, le energie rinnovabili e i mezzi di sussistenza, attraverso finanziamenti a lungo termine. Guterres ha ricordato alla platea dei delegati dell’Ocean Conference che di “tutti i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, (Sustainable Development Goals - SDG) l’obiettivo numero 14, Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile, ha ricevuto il minor sostegno di qualsiasi SDG”. “La gestione sostenibile degli oceani potrebbe aiutare a produrre fino a sei volte più cibo e generare quaranta volte più energia rinnovabile di quanto non faccia attualmente”, ha proseguito il Segretario generale delle Nazioni Unite. Più di 3,5 miliardi di persone dipendono dall’oceano per la sicurezza alimentare, mentre 120 milioni lavorano direttamente in attività legate alla pesca e all’acquacoltura, la maggior parte nei piccoli stati insulari in via di sviluppo e nei paesi meno sviluppati. Tuttavia - ha concluso Guterres - l’obiettivo di conservare e utilizzare in modo sostenibile i mari oceanici e l’ambiente marino per lo sviluppo sostenibile è il meno finanziato di tutti gli SDG.
- Replicare il successo oceanico. Per Guterres, “L’oceano deve diventare un modello su come possiamo gestire i beni comuni globali per il nostro bene superiore e questo significa prevenire e ridurre l’inquinamento marino di ogni tipo, sia terrestre che marittimo. Questo comporterebbe l’intensificazione di efficaci misure di conservazione basate sulle aree marine protette e la gestione integrata delle zone costiere”.
- Proteggere le persone. Il Segretario delle Nazioni Unite ha anche chiesto “una maggiore protezione degli oceani e delle persone le cui vite e mezzi di sussistenza dipendono da essi, affrontando il cambiamento climatico e investendo in infrastrutture costiere resilienti al clima: “Lo shipping dovrebbe impegnarsi ad essere a emissioni net zero entro il 2050 e a presentare piani credibili per attuare questi impegni. E dovremmo investire di più nel ripristino e nella conservazione degli ecosistemi costieri, come le mangrovie, le zone umide e le barriere coralline”. Guterres ha poi invitato tutti gli Stati membri dell’Onu a partecipare a “Early warning system”, un’iniziativa lanciata di recente per raggiungere l’obiettivo della copertura completa del sistema di allerta precoce nei prossimi cinque anni: "Questo aiuterebbe a raggiungere le comunità costiere e coloro i cui mezzi di sussistenza dipendono dalle misure di protezione dell’allerta precoce marina”.
- Più scienza e innovazione. Infine, segretario generale dell’Onu ha sottolineato la necessità di investire in scienza e innovazione per spingerci verso un nuovo capitolo dell’azione oceanica globale ed ha lanciato l’invito a aderire all’obiettivo di mappare l’80% dei fondali marini entro il 2030. “Incoraggio il settore privato a partecipare a partnership che supportano la ricerca oceanica e la gestione sostenibile – ha concluso Guterres – ed esortato i governi ad aumentare il loro livello di ambizione per il recupero della salute degli oceani”.
Dalla prima Ocean Conference Onu, tenutasi cinque anni fa a New York, sono stati compiuti alcuni progressi, con la negoziazione di nuovi trattati per affrontare la crisi globale dei rifiuti di plastica che sta soffocando gli oceani e i progressi della scienza, in linea con l’United Nations Decade of Ocean Science for Sustainable Development (2021-2030). Ma c’è ancora molto da fare.
Secondo il rapporto sul clima globale dell’Organizzazione mondiale l’innalzamento del livello del mare, il riscaldamento e l’acidificazione degli oceani e le concentrazioni di gas serra hanno tutti raggiunto livelli record.
Le zone costiere devono affrontare inondazioni sempre più frequenti, mentre l’inquinamento sta creando danni irreversibili e la pesca intensiva paralizza gli stock ittici.
L’inquinamento marino è in aumento e le specie sono in declino: gli esemplari di squali e razze sono crollati di oltre il 70% negli ultimi 50 anni. Quasi l’80% delle acque reflue del mondo viene scaricato in mare senza trattamento, mentre almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani ogni anno.
“Senza un’azione drastica, la plastica potrebbe superare tutti i pesci nell’oceano entro il 2050”, ha avvertito Guterres, che ha anche evidenziato come l‘egoismo di alcune nazioni stia ostacolando gli sforzi per concordare un trattato tanto atteso finalizzato a proteggere gli oceani del mondo.
Per maggiori informazioni (in inglese, francese, spagnolo): United Nations Ocean Conference - Lisbon (Portugal)
Fonte: ARPAT
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Rispondi Autore: Eugenio Roncelli - likes: 0 | 26/07/2022 (06:54:41) |
Tutte cose giuste, ma andate a fare propaganda in India, Cina, USA, Canada, Australia e tanti altri paesi extra-europei, che sono i veri grandi inquinatori. Allora sì, che sarete credibili: altrimenti, sono solo parole. |