I ritardi da Covid e guerre si superano rafforzando il multilateralismo
La pandemia da Covid-19 è una “tragedia umana”. Ha bloccato l’economia, la vita e i progressi in tutto il mondo. Con queste parole, il segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres, ha annunciato la pubblicazione a maggio di due importi Rapporti in vista del prossimo High-level political forum di luglio. Il primo dei due report, “Progress towards the Sustainable Development Goals” analizza i dati più aggiornati e i progressi verso i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Il secondo Rapporto, “Building back better from the coronavirus disease (Covid-19) while advancing the full implementation of the 2030 Agenda for Sustainable Development” è dedicato alla ripresa dalla pandemia ed invita i Paesi ad abbandonare l’approccio “business as usual” in favore di una crescita economica senza degrado ambientale. Questi due rapporti si uniscono ad una altro Rapporto del segretario Generale, “ Long-term future trends and scenarios - impacts on the realization of the Sustainable Development Goals”, che delinea un nuovo scenario di sviluppo sostenibile in cui si analizzano gli impatti delle tecnologie e delle scelte politiche sul raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
La situazione globale su fame e povertà.
Mentre il mondo affronta il terzo anno della crisi da Covid-19, dichiara il Rapporto incentrato sugli SDGs, si rischia di annullare anni o decenni di progressi nello sviluppo sostenibile. L'impatto della pandemia ha invertito il costante progresso della riduzione della povertà negli ultimi 25 anni. Tra il 2015 e il 2018, la povertà globale ha continuato il suo declino, con il tasso di povertà globale sceso dal 10,1% del 2015 all'8,6% nel 2018. I dati attuali mostrano una ripresa del tasso che passa dall'8,3% del 2019 al 9,2% nel 2020. Questa inversione è esacerbata dall'aumento dell'inflazione e dagli effetti della guerra in Ucraina. Si stima che queste crisi porteranno ulteriori 75-95 milioni di persone a vivere in condizioni di povertà estrema nel 2022.
Tra il 2014 e l'inizio della pandemia, il numero di persone che soffrono la fame e l'insicurezza alimentare è gradualmente aumentato. Nel 2020, in tutto il mondo, un numero compreso tra 720 e 811 milioni di persone ha sofferto la fame. Ben 161 milioni in più rispetto al 2019. Nello stesso anno, oltre il 30% della popolazione mondiale, 2,4 miliardi di persone, era moderatamente o gravemente colpito dall’insicurezza. La guerra in Ucraina sta sconvolgendo ulteriormente le catene di approvvigionamento alimentare, creando la più grande crisi alimentare globale dalla Seconda guerra mondiale.
Salute, istruzione e parità di genere.
Ad aprile 2022, il Covid-19 aveva infettato più di 500 milioni di persone causando più di 6,2 milioni di morti. Le ultime stime suggeriscono che i decessi direttamente e indirettamente attribuibili alla pandemia potrebbero essere il triplo. La pandemia ha interrotto i servizi sanitari essenziali, ridotto l'aspettativa di vita e aggravato le disuguaglianze tra i Paesi e le persone nell'accesso ai servizi sanitari di base. Inoltre, la copertura vaccinale è diminuita per la prima volta in dieci anni e sono aumentati i decessi per tubercolosi e malaria. L'epidemia, continua il Rapporto, ha causato una crisi mondiale dell'istruzione. La chiusura delle scuole ha avuto conseguenze devastanti per l'apprendimento e il benessere dei bambini. Si stima che 147 milioni di bambini abbiano perso più della metà delle ore scolastiche negli ultimi due anni. Una perdita che tradotta in valore economico, tra effetti immediati e futuri, equivale a 17 mila miliardi di dollari. La chiusura delle scuole ha colpito maggiormente le ragazze, i bambini provenienti da contesti svantaggiati, che vivono in zone rurali, i bambini con disabilità e i bambini delle minoranze etniche. L’uguaglianza di genere non verrà raggiunta entro il 2030. Le ricadute socioeconomiche della pandemia hanno colpito soprattutto donne e ragazze. Più di 100 milioni di donne di età compresa tra 25 e 54 anni, con bambini piccoli a casa, hanno perso il loro posto di lavoro. I servizi sanitari dedicati alle donne hanno subito gravi interruzioni e minato la loro salute sessuale e riproduttiva.
Acqua, energia e crescita economica.
La domanda di acqua è in continuo aumento a causa della rapida crescita della popolazione, dell'urbanizzazione e dell'aumento del fabbisogno idrico dei settori agricolo, industriale ed energetico. Entro il 2030 miliardi di persone non avranno accesso ad acqua potabile e servizi igienici di base, a meno che non si quadruplichino i progressi. Decenni di uso improprio, cattiva gestione, estrazione eccessiva delle acque sotterranee e contaminazione delle riserve di acqua dolce hanno esacerbato lo stress idrico. Tra il 2010 e il 2020, la popolazione mondiale con accesso all'elettricità ha raggiunto il 91%. Nonostante i progressi, ci sono più di 700 milioni di persone che vivono al buio e 2,4 miliardi di persone che cucinano con combustibili nocivi e inquinanti. Nonostante i miglioramenti nell'uso delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica, i progressi non sono abbastanza rapidi per garantire energia pulita e accessibile per tutti. La pandemia, continua il Rapporto del segretario generale, ha causato la peggiore crisi economica degli ultimi decenni. Dopo un aumento di circa l'1,4% nel 2019, il Pil mondiale pro capite è diminuito drasticamente del 4,4% nel 2020. Nonostante l'economia globale abbia iniziato a riprendersi nel 2021, le nuove ondate di varianti, l’aumento dell'inflazione, le interruzioni della catena di approvvigionamento, l’incertezza politica e il debito insostenibile nei Paesi più poveri ne hanno rallentato lo sviluppo. La pandemia ha esacerbato le disuguaglianze di reddito, invertendo il declino degli ultimi vent’anni. Si prevede che la debole ripresa nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo sarà troppo flebile per evitare l’aumento della disuguaglianza tra Paesi.
Città resilienti, consumo responsabile e cambiamenti climatici.
Anche le città, epicentri della crisi da Covid-19, hanno subito gli impatti della pandemia: sistemi sanitari insufficienti, servizi di base inadeguati, mancanza di sistemi di trasporto pubblico ben sviluppati e integrati, spazi pubblici all’aperto inadeguati. È probabile che la pandemia aumenti ulteriormente il numero di abitanti nelle baraccopoli. Per migliorare la vita di oltre un miliardo di abitanti delle baraccopoli, è urgente concentrarsi su politiche capaci di garantire modelli di consumo sostenibili, favorire alloggi a prezzi accessibili, servizi di base, mobilità sostenibile e connettività. I Paesi in via di sviluppo sopportano gran parte degli impatti su clima, biodiversità, inquinamento e processi di produzione ad alta intensità di risorse, senza trarne vantaggio. Introdurre modelli di consumo e produzioni sostenibili massimizzerà i benefici socioeconomici dell'uso delle risorse riducendo al minimo il loro impatto. L'aumento delle ondate di caldo, della siccità e delle inondazioni causate dai cambiamenti climatici stanno distruggendo il pianeta e coinvolgendo miliardi di persone in tutto il mondo. Nonostante la temporanea riduzione delle emissioni di CO2 nel 2020, si prevede che le emissioni globali di anidride carbonica aumenteranno del 4%. Sulla base degli attuali impegni nazionali, le emissioni globali aumenteranno di quasi il 14% rispetto al decennio in corso, il che porterebbe a una catastrofe climatica, a meno che i governi, il settore privato e la società civile non collaborino per agire immediatamente.
Vita sott’acqua, sulla terra, pace e cooperazione.
Gli oceani e i mari del mondo continuano a lottare contro l'aumento dell'acidificazione, dell'eutrofizzazione e dell'inquinamento da plastica, mettendo in pericolo il più grande ecosistema del pianeta. La pandemia non ha migliorato questa situazione: i rifiuti di plastica continuano ad essere presenti negli oceani di tutto il mondo a causa dell'aumento della plastica monouso proveniente principalmente dai rifiuti sanitari. La continua deforestazione, il degrado del territorio e la perdita di biodiversità mettono a rischio la sopravvivenza umana e lo sviluppo sostenibile. Nonostante gli sforzi fatti per la gestione sostenibile delle foreste e delle risorse naturali, occorre attuare con urgenza impegni e strumenti volti a proteggere, ripristinare e utilizzare in modo sostenibile le foreste e la biodiversità, garantendo società sane e resilienti. Il mondo, continua il report, sta assistendo al maggior numero di conflitti armati dal 1945, con circa due miliardi di persone coinvolte. Nonostante le restrizioni dovute alla pandemia lo “sfollamento forzato” continua a verificarsi e a crescere. A fine 2020, 82,4 milioni di persone sono state costrette a lasciare la propria casa. Numeri che aumenteranno a causa della guerra in Ucraina, che si stima abbia già portato allo sfollamento di oltre sette milioni di persone. I costi della guerra e dei conflitti sono elevati, colpendo maggiormente i più poveri e i più vulnerabili e provocando un impatto globale e un'escalation di aiuti umanitari. Nonostante un forte aumento degli investimenti diretti esteri, molti Paesi in via di sviluppo si ritrovano con spazio fiscale limitato rendendo più difficile la ripresa economica. Con la pandemia tutt'altro che finita e la distribuzione non uniforme del vaccino, c'è la minaccia di una ripresa “a due velocità”.
Quali azioni per il futuro.
Le molteplici e interconnesse crisi globali che stiamo affrontando, conclude il Rapporto, mettono a rischio il raggiungimento degli SDG entro il 2030. È necessario uno sforzo per cambiare rotta, fondato su una risposta globale a queste crisi un rinnovato impegno per il multilateralismo e la cooperazione internazionale. Per rimettere in carreggiata gli SDGs, occorre sfruttare l'opportunità offerta dalla ripresa per adottare percorsi di sviluppo a basse emissioni di carbonio, resilienti e inclusivi che riducano le emissioni, conservino le risorse naturali, trasformino i nostri sistemi alimentari, creino posti di lavoro migliori e promuovano la transizione verso un'economia più verde, più inclusiva e giusta. Parallelamente, serve raddoppiare gli sforzi per affrontare la pandemia e vaccinare il 70% delle persone entro la metà di quest'anno. Per farlo, è fondamentale affrontare l'iniquità del vaccino assicurando che tutti i produttori sospendano i brevetti, diano priorità alla fornitura di vaccini e creino le condizioni per la produzione locale di test, vaccini e trattamenti. “Per salvare gli SDGs, sarà necessaria anche una trasformazione su vasta scala dell'architettura finanziaria e del debito internazionale”, dice il report. Nell'immediato, è necessaria un'azione concreta per fornire ai Paesi disponibilità di bilancio e liquidità adeguata. In tutto questo, sarà fondamentale migliorare la nostre capacità di lavorare sui dati. Sebbene siano stati compiuti notevoli progressi nella creazione di base dati e sistemi statistici più solidi per il monitoraggio degli SDGs, esistono ancora significative lacune in termini di copertura geografica, tempestività e scarsa disaggregazione degli indicatori, che rendono difficile comprendere il ritmo del progresso, le differenze tra le regioni e chi viene lasciato indietro. Un maggiore investimento nei dati sarà anche cruciale per progettare le azioni urgenti necessarie per realizzare l'Agenda 2030: anticipare le esigene future, innescare risposte tempestive, anticipare le esigenze future, prevedere le crisi ed evitare che diventino conflitti in piena regola.
Tommaso Tautonico
Fonte: ASVIS
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