Dieci anni fa a Ivrea i primi controlli sull'elettrosmog

I primi controlli ambientali per la valutazione dell'elettrosmog risalgono a dieci anni fa e furono svolti ad Ivrea.
Il Piemonte è stata, quindi, la prima regione italiana ad affrontare il problema delle emissioni di onde elettromagnetiche generate dagli impianti per telecomunincazioni ad alta frequenza e, qui, è nato il primo catasto regionale dei trasmettitori radiotelevisivi e delle stazioni radio per telefonia mobile.

Sulla scorta di questa valida iniziativa, la nuova legge pubblicata in Gazzetta ufficiale l'8 marzo scorso, ha stabilito l'istituzione di un catasto italiano. Si conoscono già alcuni dati, in base ai quali le antenne per telecomunicazioni sono circa 55000, quelle per radio e tv sono 33500 e 13500 sono le antenne per la telefonia mobile.

Sono, invece, 152 i casi relativi a impianti che, relativamente alle emissioni del campo elettrico, superano il valore limite di 6 volt per metro (stabilito già nel decreto 381/98 del ministero dell'Ambiente). Questo valore limite è il più restrittivo al mondo e pare che debba interessare solo imponenti gruppi di ripetitori.
Se costruite a norma e bene installate, le antenne per la telefonia non dovrebbero superare il limite fissato e dovrebbero puntare in una direzione prestabilita, comunque mai verso il basso.
Chi abita sotto queste antenne, quindi, ma anche coloro che vivono nel palazzo di fronte, possono stare tranquilli, perché i campi elettromagnetici decadono rapidamente all'aumentare della distanza.
Se il campo generato da una grossa antenna fosse, inoltre, prodotto da quattro antenne più piccole e di minore potenza, la zona sarebbe decisamente più sicura perché il decadimento si avrebbe a distanze inferiori.