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L’Italia, in particolare nelle zone costiere, è a forte rischio di frane; è infatti al primo posto in Europa e al quarto nel mondo per il numero di dissesti idrogeologici.
Negli ultimi cento anni si sono registrate nel nostro Paese 22.547 frane, 27.801 inondazioni, con un totale di 7.552 vittime.
Sono questi alcuni dei dati, forniti dall’Unesco, emersi dalla giornata di studio su “Rischio idraulico-geologico in ambiente costiero: ricerca scientifica e opere di prevenzione”, svoltasi a Roma, organizzato dal Ministero dell’Ambiente, in collaborazione con il CNR ed il Comitato di parlamentari per l’innovazione tecnologica e lo sviluppo sostenibile (Copit).
Considerando l’ultimo secolo, l’incidenza maggiore dei disastri idrogeologici rilevati in Italia si è manifestata in prossimità delle aree costiere. Lungo i litorali gli eventi franosi sono stati ben 4.309 e le inondazioni 6.251; eventi che sono costati la vita a 1.921 persone.
Durante la giornata di studio è stato sottolineato il ruolo fondamentale della prevenzione; “se un terremoto non si può prevedere – hanno rilevato gli esperti - , frane, inondazioni e smottamenti, si possono spesso gestire con un sufficiente preavviso e con rigore scientifico”.
E’ stata manifestata quindi la necessità di programmare un piano di difesa per il rischio idrogeologico, un piano che preveda interventi strutturali e interventi organizzativi, affinché tutta la popolazione sappia cosa fare in caso di allarme.
“Attualmente” afferma Lucio Ubertini del CNR “possediamo validi strumenti per poter prevedere tempestivamente gli eventi dannosi, ma è necessario un maggior coordinamento unitario a livello centrale. Occorre pianificare due tipi di interventi: di ingegneria strutturale e non strutturale. I primi consistono nella costruzione di dighe, argini e difese spondali. I secondi nella realizzazione di piani di difesa che si traducano in un sistema di monitoraggio costante, allo scopo di programmare piani di allerta e di evacuazione. Si tratta di attività che non si possono improvvisare, ma si devono pianificare in maniera dettagliata e in largo anticipo. In Giappone, paese orograficamente simile al nostro, si fanno quotidianamente prove generali per testare gli strumenti di allarme e di evacuazione”.
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Coste italiane a rischio frane
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L’Italia, in particolare nelle zone costiere, è a forte rischio di frane; è infatti al primo posto in Europa e al quarto nel mondo per il numero di dissesti idrogeologici.
Negli ultimi cento anni si sono registrate nel nostro Paese 22.547 frane, 27.801 inondazioni, con un totale di 7.552 vittime.
Sono questi alcuni dei dati, forniti dall’Unesco, emersi dalla giornata di studio su “Rischio idraulico-geologico in ambiente costiero: ricerca scientifica e opere di prevenzione”, svoltasi a Roma, organizzato dal Ministero dell’Ambiente, in collaborazione con il CNR ed il Comitato di parlamentari per l’innovazione tecnologica e lo sviluppo sostenibile (Copit).
Considerando l’ultimo secolo, l’incidenza maggiore dei disastri idrogeologici rilevati in Italia si è manifestata in prossimità delle aree costiere. Lungo i litorali gli eventi franosi sono stati ben 4.309 e le inondazioni 6.251; eventi che sono costati la vita a 1.921 persone.
Durante la giornata di studio è stato sottolineato il ruolo fondamentale della prevenzione; “se un terremoto non si può prevedere – hanno rilevato gli esperti - , frane, inondazioni e smottamenti, si possono spesso gestire con un sufficiente preavviso e con rigore scientifico”.
E’ stata manifestata quindi la necessità di programmare un piano di difesa per il rischio idrogeologico, un piano che preveda interventi strutturali e interventi organizzativi, affinché tutta la popolazione sappia cosa fare in caso di allarme.
“Attualmente” afferma Lucio Ubertini del CNR “possediamo validi strumenti per poter prevedere tempestivamente gli eventi dannosi, ma è necessario un maggior coordinamento unitario a livello centrale. Occorre pianificare due tipi di interventi: di ingegneria strutturale e non strutturale. I primi consistono nella costruzione di dighe, argini e difese spondali. I secondi nella realizzazione di piani di difesa che si traducano in un sistema di monitoraggio costante, allo scopo di programmare piani di allerta e di evacuazione. Si tratta di attività che non si possono improvvisare, ma si devono pianificare in maniera dettagliata e in largo anticipo. In Giappone, paese orograficamente simile al nostro, si fanno quotidianamente prove generali per testare gli strumenti di allarme e di evacuazione”.
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