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Allarme mercurio nel Mediterraneo
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Il Mediterraneo è interessato da fenomeni di inquinamento da mercurio comparabili (e spesso ben maggiori) a quelli riscontrati nelle acque atlantiche. La situazione è destinata a peggiorare anche per effetto dei cambiamenti climatici.
Il fenomeno è stato studiato dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr di Rende (CS) negli ultimi 8 anni. I risultati sono stati raccolti nel volume “Dynamics of Mercury Pollution on Regional and Global Scales - Atmospheric Processes and Human Exposures around the World” curato da Nicola Pirrone.
Le indagini riguardanti l’inquinamento da mercurio nelle regioni del Mediterraneo, dell’Artico e dell’Antartide hanno rilevato che il metallo è presente nei pesci dei nostri mari in quantità maggiori di quelle riscontrate nella fauna ittica dell’Atlantico. Ma il rischio è globale; sono circa 4.500 le tonnellate di mercurio annualmente rilasciate in atmosfera, di cui 2.250 da attività industriali. Il trend è in crescita, soprattutto nei Paesi asiatici che complessivamente contribuiscono per il 40% delle emissioni globali: circa 1000 tonnellate all’anno.
I cambiamenti climatici influenzano in modo determinante i tempi di residenza in atmosfera del mercurio nel Mediterraneo.
“La forte irradiazione solare, le elevate concentrazioni di ozono e di particolato atmosferico creano, - afferma Nicola Pirrone - infatti, una “miscela” che provoca la formazione di mercurio reattivo, ossia più facilmente trasferibile dall’atmosfera alle acque superficiali del Mediterraneo.”
Una volta in atmosfera, il mercurio si deposita sui corpi recettori terrestri e acquatici, determinando un notevole impatto sulla catena alimentare.
Il Mediterraneo è interessato da fenomeni di inquinamento da mercurio comparabili (e spesso ben maggiori) a quelli riscontrati nelle acque atlantiche. La situazione è destinata a peggiorare anche per effetto dei cambiamenti climatici.
Il fenomeno è stato studiato dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr di Rende (CS) negli ultimi 8 anni. I risultati sono stati raccolti nel volume “Dynamics of Mercury Pollution on Regional and Global Scales - Atmospheric Processes and Human Exposures around the World” curato da Nicola Pirrone.
Le indagini riguardanti l’inquinamento da mercurio nelle regioni del Mediterraneo, dell’Artico e dell’Antartide hanno rilevato che il metallo è presente nei pesci dei nostri mari in quantità maggiori di quelle riscontrate nella fauna ittica dell’Atlantico. Ma il rischio è globale; sono circa 4.500 le tonnellate di mercurio annualmente rilasciate in atmosfera, di cui 2.250 da attività industriali. Il trend è in crescita, soprattutto nei Paesi asiatici che complessivamente contribuiscono per il 40% delle emissioni globali: circa 1000 tonnellate all’anno.
I cambiamenti climatici influenzano in modo determinante i tempi di residenza in atmosfera del mercurio nel Mediterraneo.
“La forte irradiazione solare, le elevate concentrazioni di ozono e di particolato atmosferico creano, - afferma Nicola Pirrone - infatti, una “miscela” che provoca la formazione di mercurio reattivo, ossia più facilmente trasferibile dall’atmosfera alle acque superficiali del Mediterraneo.”
Una volta in atmosfera, il mercurio si deposita sui corpi recettori terrestri e acquatici, determinando un notevole impatto sulla catena alimentare.
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