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Aumentano le frodi negli alberghi della riviera Romagnola

PubblicitàHotel Life di Viserbella. Due donne di Napoli hanno soggiornato una settimana, pagando regolarmente. Poi, un prolungamento galeotto di due giorni: «Hanno dormito, mangiato, bevuto. Uscite dall’albergo all’una di notte e non si sono più viste». Hotel Bel Air di Riccione. Marito, moglie e figli si fermano sette giorni. Pagano con un assegno: «E’ risultato protestato, abbiamo anche dovuto pagare l’insoluto», protestano dall’hotel.
Warldorf Palace di Cattolica: una coppia parte il 9 agosto «dimenticando di pagare». E recentemente altre coppie in partenza anticipata (in genere alle 5 di notte) sono state segnalate negli hotel Astor di Rimini e Park Hotel di Cattolica. In cambio, per così dire, hanno lasciato le valige. Hotel La Pineta, Riccione: ospita marito e moglie, belgi, «lei tatuata con due cani piccoli». «La card non funziona, uno dice che va a fare un prelievo col bancomat. L’altro attende fuori, e a un tratto sparisce». Hotel Commodore, Riccione. Due ventenni soggiornano una settimana, ad agosto. Scappano di notte senza pagare, lasciando consumazioni e telefonate per centinaia di euro. «Sembravano bravi ragazzi, molto generosi nell’offrire da bere agli altri clienti».

Sono solo alcuni delle storie che fra albergatori ci si scambia su internet per prevenire le truffe.

Quello dei clienti «portoghesi» (nel senso che tagliano la corda senza pagare il conto) è un fenomeno in preoccupante crescita sulla riviera Romagnola.
Il trend è in aumento, tanto che esistono vere e proprie black-list, liste nere, con aggiornamenti settimanali, dove società di servizi turistici via internet chiedono agli alberghi del Riminese di fornire e scambiarsi nomi e cognomi dei «furbi».
Segue la descrizione delle magagne combinate, nonché dei documenti forniti e degli automezzi con i quali si spostano. Spesso sono le stesse persone.

 

L’obiettivo degli esercenti è evidente: fare terra bruciata intorno a chi fa vacanze a sbafo, approfittando dei «buchi» nelle normative, o della cronica lentezza della giustizia civile in Italia. Il fenomeno è in preoccupante diffusione ma il meccanismo dei rapporti fra titolari di hotel e clienti non è così fluido da consentire agevolmente ai primi di difendersi nell’immediato.

Diversa, rispetto alla black-list, la linea scelta dall’Aia, l’Associazione albergatori di Rimini. Gli aderenti hanno applicato il protocollo ‘Hotel sicuro’ che prevede che all’arrivo del cliente questo compili la scheda di pubblica sicurezza e dà il consenso a segnalare i suoi dati ad altri alberghi, in caso di insolvenza.

 


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