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''Sindrome dei Balcani'': una svolta per il riconoscimento della ''causa di servizio''

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Approfondimento

14/02/2002

Una Commissione di Ufficiali medici individua alcuni fattori di rischio oncogeno ai quali sarebbe stato esposto un militare ammalatosi di cancro al ritorno dalla missione.

E' trascorso oltre un anno dai primi accertamenti riguardanti l'incidenza dei casi di tumore riscontrati tra i militari che hanno partecipato alle missioni in Bosnia e Kosovo, la cosiddetta ''Sindrome dei Balcani''.

I risultati ottenuti lo scorso anno da una prima Commissione scientifica, voluta dall'allora ministro della difesa Mattarella, non avevano evidenziato un nesso tra i tumori insorti in alcuni militari e l'esposizione alle radiazioni da uranio impoverito (presente nelle munizioni utlizzate).

Una svolta e' invece arrivata nei giorni scorsi da una Commissione di Ufficiali medici delle Forze Armate, nel corso di un procedimento avviato per il riconoscimento della ''causa di servizio'' per un ufficiale colpito da una forma sclero-nodulare del linfoma di Hodgkin al ritorno da una missione nei Balcani.

La commissione, valutando gli esami ai quali e' stato sottoposto l'ufficiale, ha dato parere favorevole al ''giudizio di dipendenza da causa di servizio'' del tumore, individuando nelle radiazioni ionizzanti, nei vaccini e nell'abbassamento delle difese immunitarie dovuto allo stress, i potenziali fattori di rischio che possono aver svolto un ruolo determinante nello sviluppo della malattia.

Secondo la Commissione e' plausibile che il militare ''nell'espletamento dell'oneroso servizio anche in missioni fuori area (area balcanica), sia stato esposto a potenziali fattori di rischio oncogenetico (radiazioni ionizzanti, vaccini), che possono aver svolto un ruolo determinante nella genesi della neoplasia linfoide. Da considerare altresì che il surplus lavorativo comporta una sollecitazione stressogena tale da indurre spesso una depressione immunitaria dell'organismo...''.

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