Privacy e diritto di cronaca

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Il Codice della privacy riconosce le norme a tutela del segreto professionale che permettono ai giornalisti di mantenere segreta la fonte fiduciaria di una notizia.
Lo ha ribadito il Garante della privacy ritenendo infondato il ricorso presentato da un imprenditore che aveva chiesto, invano, ad una testata giornalistica informazioni sulla provenienza di alcuni dati che lo riguardavano riportati in un articolo.

Il caso è stato illustrato nella newsletter settimanale del Garante della privacy.
Nell’articolo di cronaca, pubblicato su un giornale locale, si dava notizia di una pesante intimidazione subita dall’imprenditore nella località dove egli attualmente risiede. Essendo stato rivelato il nome della città, a parere dell’interessato, sottoposto a scorta per aver denunciato precedenti episodi di estorsione, si era messa a repentaglio la sua incolumità, nonché quella dei familiari e del personale di sicurezza.

L’imprenditore aveva inoltrato alla testata giornalistica l’istanza volta a conoscere la fonte della notizia. Il giornalista non ha soddisfatto la richiesta, invocando il rispetto del segreto professionale, e anche l’editore non ha fornito le informazioni all’interessato, che ha, quindi, deciso di rivolgersi al Garante.

Chiamato dal Garante a motivare il proprio comportamento, l’editore del quotidiano ha ribadito il rifiuto affermando che la testata aveva pubblicato i dati nel legittimo esercizio del diritto di cronaca e sottolineando che nell’articolo non si faceva comunque riferimento a dati personali dell’imprenditore, essendo stata indicata solo la città dove era accaduto l’evento.

Il Garante, in conformità all’art.138 del D.Lgs 196/2003, ha rigettato il ricorso dell’imprenditore, ribadendo che “in caso di richiesta avanzata da parte dell’interessato di conoscere l’origine dei dati che lo riguardano, consente al singolo giornalista di tutelare la fonte di notizie delle quali occorre garantire il carattere fiduciario.”