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Formatori: indicatori di performance e qualificazione
Milano, 29 Gen – In queste settimane per riflettere sulla formazione alla sicurezza e, in particolare, sulla qualità della formazione erogata in Italia, abbiamo presentato le proposte che la Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione ha presentato con il documento del 10 dicembre 2015 “ La formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro: problematiche applicative e proposte”.
Inoltre abbiamo realizzato una lunghissima intervista, quasi un piccolo convegno a più voci, a Giancarlo Bianchi (Presidente della Consulta CIIP e dell’associazione AIAS), Norberto Canciani (Vice Presidente di CIIP e Segretario dell’associazione Ambiente e Lavoro) e Arnaldo Zaffanella (Vice Presidente di AIAS e coordinatore del gruppo di lavoro della CIIP sulla formazione). Una intervista che abbiamo suddiviso in tre parti:
- la prima parte – “ Il discount della formazione e l’assenza di efficacia e qualità” - si è soffermata specialmente sulla situazione del “mercato della sicurezza” in Italia, sulla carenza dei controlli in materia di formazione alla sicurezza, sulle responsabilità delle aziende e sulla normativa tecnica;
- la seconda parte – “ Le criticità della formazione: la carenza dei controlli sull'efficacia” – ha affrontato il tema delle proposte CIIP con particolare riferimento all’individuazione dei soggetti accreditati, alle carenze dei controlli, alle verifica dell’efficacia della formazione e ai crediti formativi.
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Oggi presentiamo invece la terza e ultima parte dell’intervista che si sofferma in particolare su due temi: la valutazione di efficacia della formazione alla sicurezza con gli “indicatori di performance” (KPI - Key Performance Indicator) e la qualificazione dei formatori.
Le prime domande che abbiamo rivolto ai tre interlocutori riguardano in particolare la proposta CIIP di “definire precisi ‘Indicatori di performance’ dei processi di formazione professionale con cui misurare confrontare i percorsi formativi erogati”.
Cosa sono questi indicatori? Ci sono già esperienze, indicazioni e esempi? Quali sono le criticità di questi indicatori? Come applicarli?
L’ultima proposta CIIP ha invece l’obiettivo di “migliorare i criteri di verifica della ‘Qualificazione dei Formatori’ in linea con gli standard europei (EQF)”.
Ricordiamo brevemente che con EQF si intende il quadro comune europeo di riferimento che collega fra loro i sistemi di qualificazione di paesi diversi, fungendo da dispositivo di traduzione utile a rendere le qualifiche più leggibili e comprensibili tra paesi e sistemi europei differenti.
Cosa non va oggi nella qualificazione dei formatori? I criteri proposti nella normativa italiana come potrebbero essere cambiati? Quali sono le caratteristiche dei nuovi standard europei?
Non potevamo infine non soffermarci sul tema della capacità propositiva della Consulta Interassociativa e della possibilità di agire sui soggetti decisionali...
Nel passato la CIIP è riuscita a incidere sulle scelte del legislatore in materia di tutela della salute e sicurezza? Come far conoscere e presentare le proposte in materia di prevenzione?
Come sempre diamo ai nostri lettori la possibilità di visionare integralmente la seconda parte dell’intervista e/o di leggerne una parziale trascrizione.
Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto
Una vostra proposta riguarda gli “Indicatori di performance” dei processi di formazione professionale con cui misurare confrontare i percorsi formativi erogati. Cosa sono questi indicatori?
Arnaldo Zaffanella: Bisogna misurare. Se c’è qualcosa da valutare, occorre un sistema di misura. (...).
La formazione è un processo di crescita e quindi necessariamente parte da un livello. E dunque, prima di far formazione, bisogna misurare a che livello siamo e poi misurare di nuovo dopo la formazione. Si dovrebbe trovare una differenza tra prima e dopo l’erogazione della formazione....
Ma non basta. Perché un conto è quello che uno ha appreso e un conto è quello che poi uno fa nella realtà. E quindi ci deve essere una misura anche una volta che il lavoratore rientra nel proprio luogo di lavoro. Sono tanti i lavoratori che ritengono di aver fatto un bel corso di formazione, ma poi, tornati in azienda, tornano alle vecchie abitudini.
Ed è questo che dicono, le norme, gli schemi internazionali,...
È chiaro che parlando di sicurezza e di prevenzione, un tema che riguarda tutte le professioni e tutte le attività umane, che non ci possono essere pochi indicatori che vadano bene per tutto. Bisogna vedere di cosa parliamo. Siamo su una nave? Siamo in un cantiere? Siamo in un ospedale? Siamo in un campo?
È logico che gli indicatori di performance, gli indicatori di qualità, devono essere definiti caso per caso. E gli strumenti di misura devono essere indicati subito, all’inizio del processo. Io progetto un percorso formativo. Bene, ma come lo misuro? Lo diciamo subito, così da saper cosa misurare e vedere se è stato raggiunto il risultato. (...)
Riguardo a tali indicatori ci sono già esperienze, indicazioni e esempi? E non ci sono difficoltà valutative anche con gli indicatori di performance? Quali sono le criticità di questi indicatori? Come applicarli?
Arnaldo Zaffanella: (...) Io direi innanzitutto che prima bisogna vedere da che punto si parte. Quali sono le conoscenze... Poi c’è anche il livello di esperienza. Siamo di fronte ad una persona che ha già svolto delle esperienze, magari incomplete, o non ne ha? Qual è la sua sua capacità di mettere insieme, di coniugare le esperienze acquisite?
Insomma ci sono dei processi di valutazione iniziali che ci consentono di avere in quadro della situazione di partenza. (...)
Dunque i KPI (i Key Performance Indicators, indicatori di performance, ndr) li definiamo in sede di progetto, in sede di analisi del fabbisogno... (...).
Questo modo di procedere, che potrebbe essere definito caso per caso, è un modo che sottolinea l’importanza della progettazione del percorso formativo, un percorso formativo che nasca da un’analisi dei bisogni.
La formazione non è un processo generale, è personale. Quando, ad esempio, si valuta la formazione da parte del giudice, non si guarda alla formazione generale, si guarda alla formazione della persona. Se era adeguata o meno.
La formazione dell’adulto, non è come quella dei bambini che a scuola hanno tutti la stessa età, magari fanno lo stesso percorso e arrivano da una stessa classe.
Quando si va in un’azienda e si mettono insieme più operatori, il contesto è estremamente vario e i fabbisogni sono estremamente diversi. E i percorsi possono essere sufficienti per qualcuno e non per altri. (...)
Nel vostro documento voi chiedete anche di migliorare i criteri di verifica della “Qualificazione dei Formatori”. Cosa non va oggi nella normativa sulla qualificazione dei formatori? I criteri proposti a vostro parere come potrebbero essere cambiati? Quali sono i riferimenti europei?
Giancarlo Bianchi: Per fare una formazione efficace bisogna avere formatori qualificati. Ma in che senso qualificati?
Utilizziamo, da questo punto di vista, le nuove direttive europee che incominciano a precisare innanzitutto il linguaggio comune. Perché se non distinguiamo con precisione cosa vuol dire “conoscenza”, “abilità” e “competenza” in un ambito armonizzato europeo, poi quando parliamo o andiamo a far lezione, non ci capiamo.
Quindi la prima cosa è l’uniformità di linguaggio con definizioni europee portate a livello italiano. Sapendo con precisione che conoscenze, che competenze e che abilità deve avere un formatore, gli si fa fare un percorso di qualificazione formale, con esami finali, in modo che si riesca a creare un elenco di formatori qualificati. (...)
E poi i formatori devono essere valutati dagli allievi sulle capacità reale di tenere l’aula, di utilizzare una didattica attiva con strumenti attivi, diversi dal passato. Sto parlando ad esempio del BIM (Building Information Modeling, ndr), dell’uso dei personal computer e dei tablet, ...
L’aula può essere tenuta in modo molto più proattivo e molto più attivo, utilizzando le nuove tecniche e metodologie.
Si può arrivare ad un elenco di soggetti qualificati e verificati costantemente, che poi vengono inseriti – secondo il decreto legislativo 16 gennaio 2013, n. 13 – in un associazione professionale dei formatori, la quale ha l’obbligo, nei confronti dei committenti, di garantire che i formatori siano soggetti qualificati secondi e terzi (qualificati da soggetti secondi e soggetti terzi, secondo quanto contenuto nella Legge 4/2013, ndr) e non autocertificati. E in più i formatori devono fare una formazione permanente. In questo modo si danno garanzie agli utenti e committenti che questi siano soggetti in grado di fare una formazione efficace.
Nel passato la CIIP è riuscita a incidere sulle scelte del legislatore in materia di tutela della salute e sicurezza? Ad Come far conoscere e presentare le proposte in materia di prevenzione?
Norberto Canciani: (...) La CIIP in questi anni ha avuto una buona capacità propositiva agendo indirettamente, cioè agendo sui soggetti decisionali. Ad esempio siamo stati utili bloccando alcune situazioni, come nel caso della modifica dell’ Accordo Stato-Regioni sulla formazione degli RSPP. Su questo decreto noi abbiamo premuto affinché la Commissione Consultiva non approvasse un documento che, secondo noi, era carente sotto tanti punti di vista. Però la CIIP riesce a incidere indirettamente nel momento in cui ha degli interlocutori che stanno ad ascoltare quello che dice. (...) Forse è arrivato il momento di esserci. (...)
E’ stata riformulata la composizione della Commissione Consultiva, che ha un ruolo importante, (...) e forse è arrivato il momento che ci siano anche delle competenze tecnico-scientifiche. Noi abbiamo chiesto di esserci. Abbiamo chiesto che ci sia una rappresentanza delle associazioni tecnico-scientifiche, culturali e professionali. E’ arrivato il momento di aver un luogo dove andare a presentare delle proposte in modo ufficiale. (...)
Insomma in definitiva potremmo dire che non solo è necessario un miglioramento della qualità dell’offerta formativa in Italia, ma anche che necessitano strumenti per conoscere, al di là del modello formativo scelto, l’efficacia della formazione erogata...
Arnaldo Zaffanella: Queste conclusioni sono giuste. Non c’è una formazione buona e una formazione cattiva. La formazione è un processo di evoluzione individuale, è quasi un “prodotto artigianale (...). Ci vuole un processo di personalizzazione e ci vuole poi un processo di verifica...
(...)
CIIP, “ La formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro: problematiche applicative e proposte”, 10 dicembre 2015 (formato PDF, 160 kB).
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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Rispondi Autore: giammario baldoni - likes: 0 | 29/01/2016 (07:38:17) |
La formazione è un elemento importante nella vita di una persona ed è importante come viene erogata nel rispetto pieno del discente, su strutture idonee e non fatiscenti come nella maggior parte dei casi con organizzazioni sistemi e contenuti con livello di standard elevati e codificati Io farei un distinguo sulla formazione, effettuata solo da enti accreditati che ne hanno le caratteristiche tecniche per l'erogazione riconosciute secondo standard da redigere, divisa in due parti 1 corsi di aula effettuati su strutture idonee e certificate con i servizi necessari per la formazione e la sosta e relax dei discenti su zona chiusa ed idonea . 2 corsi specialistici, gli enti devono essere dotati di campi prova di proprietà con tutte le attrezzature e le strutture necessarie per effettuare le prove richieste dal tipo di corso, senza dover ricorrere ad interventi esterni o facendo portare al discente ( come accade nell'antincendio o nei corsi riservati alle macchine operative ) il materiale necessario per espletare la prova come ad esempio la bombola del gas per le prove e gli estintori, con una dotazione presente per una unità che deve scambiarsi al momento della prova senza averla sanificata. Erogare formazione non deve essere solo businerss ma l'obbiettivo costante di erogare corsi professionali di alto livello con standard qualitativi elevati ed in modo particolare incentrati nella formazione operativa e che sia stato realmente un accrescimento del bagaglio culturale e strumento essenziale per lo svolgimento del suo lavoro. |
Rispondi Autore: carmelo catanosoo - likes: 0 | 29/01/2016 (17:12:22) |
La formazione, per essere efficace, deve intervenire sulle variabili “individuo” e “gruppo”, al fine di influenzarne il comportamento organizzativo attraverso la modifica: - delle conoscenze e delle informazioni sui rischi dell’ambiente fisico e sociale; - dell’esperienza e delle abilità nello svolgere le proprie mansioni in modo sicuro e nel rispondere in modo adeguato alle variazioni delle condizioni di rischio; - dei principi, dei valori e degli atteggiamenti nei confronti della sicurezza in modo da favorire il cambiamento dei comportamenti. Quindi, volendo valutare realmente l'efficacia di un processo formativo, non potrei certamente limitarmi a valutare solo l'Apprendimento (nozioni acquisite, conoscenza procedure organizzative/comportamentali e capacità di applicare procedure e metodi di lavoro) ma dovrei fare un bel salto evolutivo e valutare il "Trasferimento al lavoro" (comportamento adottato, ecc.) e, soprattutto le "Ricadute sull'organizzazione" (clima organizzativo, obiettivi raggiunti, ecc.). Quindi, se volessimo realmente giungere a veri indicatori di performance, non è certo continuando a seguire la stessa strada che vedremo dei cambiamenti ...... specialmente se ci aspettiamo che i cambiamenti li facciano gli stessi che hanno partorito un sistema di offerta formativa che ha prodotto lo sfacelo esistente. |
Rispondi Autore: temante - likes: 0 | 01/02/2016 (13:19:08) |
Il discount della formazione, perche: - chi controlla spesso non fa sommaria informazione per verificare se i corsi sono stati davvero erogati, da chi lo sono e come lo sono stati; -nonostante la circolare del 29.07.2011, le sentenze dei tar, l'ultima nota del ministero del lavoro, nessuno (o solo una minoranza) nella richiesta di collaborazione la chiede agli OPT costituiti da almeno una associazione firmataria del CCNL utilizzato in azienda -gli organi di vigilanza non verificano assolutamente tali suindicati disposizioni -la formazione inFAD ahimè non può essere controllata in quanto chiunque può fare il corso al posto del vero corsista -i tempi di erogazione, in alcuni casi, sono troppo brevi rispetto a quell di cui si necessita. Ad esempio una piccola ditta edile ha bisogno di assumere un dipendente dall'oggi al domani ( o quasi) e la norma prevede che la formazione 16 ore va erogata preventivamente o immediatamente, come si fa? si invia la richiesta al CPT che spesso ti risponde imponendoti date a lungo termine (anche se non decidi di farla da loro) così le aziende spesso si rivolgono a chi, ahimè, utilizza protocolli non consoni ed i discount volano -spesso i corsi RLS inFAD come quelli in aula non rispettano i requisiti di legge. Il D.Lgs. 81/08 dice che 12 ore devono essere settoriali e mi chiedo come ciò possa essere rispettato se si fanno aule miste o i corsi online sotto tutti uguali molti corsi rilasciati di montaggio ponteggi e quelli normati dall'Accordo C.S.R. del 22/02/2012 sono erogati con unico docente (quando si parte nella parte pratica spesso da almeno 2 ecc.) - ecc.ecc. ecc. Quindi, penso che ci sia bisogno di : -rivisitazione della normativa rendendola più conforme alle esigenze aziendali (soprattutto per le pmi e specifici settori), realmente eseguibile e con regole chiare che tutti devono rispettare -maggiori controlli soprattutto con lo strumento della sommaria informazione - pene/sanzioni più forti non solo per chi eroga in modo non idoneo ma ancheper chi ne usufruisce e chi fa finta di nulla LA REALE ED IDONEA FORMAZIONE E' ALLA BASE DELLA EFFICIACIA E QUALITA' DELLA STESSA ED IL PRIMO PROBLEMA DA AFFRONTARE PER COMBATTERE I DISCOUNT DELLA FORMAZIONE E E/O NETWORK IN CUI E' QUASI IMPOSSIBILE VERIFICARE (OLTRE CHE CON LA PROBATORIA SCRITTA) LA BONTA' E REGOLARITA' DEI PROCESSI FORMATIVI |
Rispondi Autore: Massimo Garin - likes: 0 | 01/02/2016 (16:26:26) |
Ho esperienza formativa pluriennale. Da 8 anni mi occupo di sicurezza e soprattutto di formazione specifica in ambito meccanico (lavorazioni e stampaggio ). Se non si è in possesso di un DVR decente è impossibile erogare una formazione valida.Come valuto i rischi, Rumore ,Chimico, ambientale , ROA ecc.? Il discente deve conoscere tutti i rischi presenti in azienda. Poi si passa al ruolo specifico (tornitore, piegatore, stampatore fresatore , ecc.) e quindi alle istruzioni operative sul posto di lavoro. La durata canonica, lo confesso non sempre è la stessa. Dipende dal soggetto, dal gruppo, dalle esperienze pregresse ( molti operai con buona esperienza provengono da realtà che mai hanno fatto formazione). Vorrei capire come un ente di formazione o un soggetto paritetico si possa calare nella realtà aziendale e verificare... Come sempre un sacco di parole, di norme , di carta che alla fine premiano i più furbi!!!! la formazione specifica va fatta sul campo ecco perché ribadisco in presenza di un DVR copia incolla (e ce ne sono tanti) è preferibile fare altro... |