Rischio alimentare sul lavoro
Categoria: Nuovi rischi. Aperta il 05/12/2017 da Matteo Marcoli. Messaggi postati: 3.
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| Autore | Messaggio |
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| Si parla spesso di rischio alimentare, ma cosa può fare un’azienda per migliorare l’alimentazione dei propri dipendenti? Postato il 05/12/2017 alle 11:52 | |
In risposta al messaggio di Matteo Marcoli: Direi che la prima cosa da considerare è la differenza tra migliorare la condizione di un contesto (lavorativo/alimentare) e la valutazione rischio del contesto stesso.Si parla spesso di rischio alimentare, ma cosa può fare un’azienda per migliorare l’alimentazione dei propri dipendenti? L'azienda alla quale fa riferimento che attività svolge? Da qui la scelta di un regime alimentare adeguato per valore proteico e nutrizionale che garantisca un'efficienza lavorativa e salutare per tutti i dipendenti. Il rischio alimentare potrebbe essere generato da una dieta alimentare che dia priorità a una spesa contenuta con prodotti scadenti e non controllati, a scapito di una più onerosa ma salutare. Una dieta sana ha il vantaggio di non distinguere la diversa capacità reattiva agli alimenti dei diversi soggetti interessati, e di tutelare la salute dei lavoratori secondo un principio di benessere salutare e generalizzato. Postato il 05/12/2017 alle 16:43 | |
In risposta al messaggio di Matteo Marcoli: Buogiorno, se ne parla un articolo di PuntoSicuro, “Alimentazione e lavoro: come promuovere la salute nelle aziende”, con riferimento ad un intervento ad un convegno nell’ambito delle Settimane della Sicurezza 2015 di Imola.Si parla spesso di rischio alimentare, ma cosa può fare un’azienda per migliorare l’alimentazione dei propri dipendenti? Queste alcune opportunità di miglioramento di un’azienda riportate nell’articolo/intervento: - “organizzazione del lavoro e degli orari, con più tempo per il pasto principale e due break (mattino e pomeriggio) per favorire la merenda”; - “contratti di fornitura/appalto attenti alla qualità e al valore nutrizionale, con materie prime fresche secondo stagione, a filiera corta, DOP, IGP, molta frutta e verdura cruda, molti cereali e legumi, poco sale, zero alcol, limitazione delle proteine animali e grassi, preparazioni semplici, cotture dolci e con pochi grassi, etc…, piatti combinati, piatti unici, insalatone, pizza, etc…; - informazione/dichiarazione nutrizionale per ogni piatto/porzione, mediante cartellonistica ‘friendly’; - offerta di acqua gratuita – oltre che in mensa – in più punti dell’azienda, per favorirne il regolare consumo, mediante distributori di acqua naturale e gas/erogatori a ‘boccioni’; - contratti di appalto con ditte di vending (attività di vendita e somministrazione di prodotti alimentari e non, per mezzo di distributore automatico, ndr) per installare distributori automatici con prodotti virtuosi; - offerta diretta da parte dell’azienda – a libero servizio – ad es. di frutta fresca, yogurt, verdure e frutta secca in confezioni pronte al consumo, per le merende; - luoghi/refettori adeguati per il consumo dei pasti, con attenzione al rumore e alle dotazioni per l’igiene delle mani”. Infine è opportuno: - “pubblicizzare il valore e favorire l’igiene orale dopo i pasti; - organizzare campagne aziendali di informazione e promozione della salute, aperte anche alle famiglie dei dipendenti”; - realizzare iniziative di “contrasto all’obesità e alla sedentarietà, in collaborazione con il medico competente e con specialisti, mutuando da esperienze e buone pratiche già sperimentate in altre realtà lavorative”; - favorire l’integrazione tra MMG (medico di medicina generale) e medico competente “per la presa in carico e la gestione integrata del dipendente obeso/diabetico/con sindrome metabolica”. Può leggere l'intero articolo a questo link: https://www.puntosicuro.it/altro-C-80/sicurezza-alimentare-haccp-C-91/alimentazione-lavoro-come-promuovere-la-salute-nelle-aziende-AR-16894/ Postato il 31/01/2018 alle 18:32 |
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