Difendere le strutture di pronto soccorso
Sempre più spesso, negli ultimi tempi, le cronache danno notizia di attacchi portati contro il personale del pronto soccorso, da parte di familiari. Vediamo quali possono essere le misure di prevenzione e protezione, che aiutino a mettere sotto controllo questo grave rischio per il personale sanitario.
Le esperienze maturate nell’offrire assistenza a una grande azienda sanitaria dell’Italia settentrionale mi confortano nel mettere a disposizione dei lettori un elenco delle possibili misure di messa sotto controllo del rischio di aggressioni al personale sanitario di pronto soccorso, che negli ultimi tempi ha raggiunto un livello del tutto inaccettabile.
È bene far presente, fin dall’inizio, che una struttura certamente importante, nella protezione delle aree di pronto soccorso, è legata alla presenza delle forze dell’ordine, ad esempio con un ufficio operativo. Purtroppo, questi uffici non sono presenti in tutte le aree di pronto soccorso e spesso non sono presidiati nell’arco delle ventiquattrore. Ecco perché occorre mettere a punto tutta un’altra serie di misure, di tipo preventivo e repressivo, che possono contribuire in maniera determinante a migliorare il livello di sicurezza del personale presente.
L’adozione di sistemi di videosorveglianza
L’adozione di sistemi di videosorveglianza, che controllano le zone frequentate da pazienti e visitatori, non rappresenta un elemento di prevenzione, ma rappresenta un prezioso strumento di documentazione dell’accaduto, che potrà aiutare le forze dell’ordine e la magistratura nell’effettuare i successivi approfonditi interventi nei confronti di soggetti responsabili.
L’adozione di sistemi di diffusione sonora
L’adozione di sistemi di diffusione sonora consente al personale del pronto soccorso di tenere costantemente informati i familiari ed i pazienti in attesa, circa i tempi di attesa relativi alle prestazioni da fornire. Ad esempio, una emergenza può ritardare i tempi di intervento su pazienti, classificati ad un livello di minor gravità nella lista di attesa. Il fatto che ogni cinque o 10 minuti il personale tenga aggiornato tutti i pazienti e familiari in attesa, circa la situazione in atto, contribuisce indubbiamente in maniera significativa a tranquillizzare le persone in attesa, che più volte hanno manifestato segni di insofferenza per la completa assenza di informazioni sui tempi di attesa.
L’ancoraggio delle strutture mobili nella sala di attesa
Quando un familiare comincia a dare i numeri, è del tutto probabile che afferri una seggiola, un appendiabiti, un quadro fissato alla parete, per lanciarlo contro il personale di primo soccorso. Il fatto di fissare solidamente queste strutture diminuisce in maniera significativa la possibilità di rischi legati all’utilizzo delle stesse, come arma impropria.
La dotazione dei pulsanti di allarme al personale di servizio
Oggi sono disponibili pulsanti di allarme tascabili, di ridotte dimensioni e attivabili con grande discrezione, che permettono di lanciare un segnale di allarme ad una struttura ricettiva, che può identificare la posizione dalla quale giunge l’allarme e può ascoltare quanto si sta verificando nell’ambiente. L’adozione di questi dispositivi, operativi nell’arco delle ventiquattrore, e la messa a punto di una appropriata procedura di pronto intervento rappresentano preziosi strumenti, che non solo fanno salire il livello di sicurezza percepito, da parte del personale, ma anche livello di sicurezza obiettivo, perché permettono di accelerare in maniera significativa i tempi di intervento delle forze dell’ordine.
Il monitoraggio discreto del comportamento delle persone in attesa, da parte degli operatori di pronto soccorso
L’esperienza dimostra come certi atteggiamenti violenti, da parte delle persone in attesa, non si manifestano immediatamente, e si manifestano dopo aver dato alcuni segni premonitori, che un’attenta osservazione permette di identificare per tempo. Se il personale di pronto soccorso si accorge che un soggetto in attesa comincia a dare segni di insofferenza, può prendere diretto contatto e cercare di rasserenarlo in maniera personalizzata, evitando che la carica emotiva del soggetto in questione possa raggiungere livelli pericolosi per il personale.
Come i lettori possono vedere, si tratta di interventi relativamente semplici e di costo contenuto, in quanto spesso le attrezzature che vengono elencate sono già disponibili presso le strutture ospedaliere. Di grande importanza diventa quindi l’allestimento di un percorso formativo per il personale di primo soccorso, che deve imparare ad usare correttamente le attrezzature disponibili ed individuare per tempo possibili segni premonitori di comportamenti pericolosi da parte dei soggetti in attesa.
Adalberto Biasiotti
Pubblica un commento
Rispondi Autore: CF@S - likes: 0 | 07/10/2024 (06:08:34) |
VANNO CHIUSI ! Se la gente ( l’utenza) non ha capito e non rispetta ruolo e lavoro del personale sanitario per me può pagarsi il privato o curarsi su internet, al posto dell’ambulanza o elicottero userà come negli anni 70 il fazzoletto dal finistrino della sua auto ! MA BASTA. |
Rispondi Autore: raffaele scalese - likes: 0 | 07/10/2024 (09:10:08) |
A parte il fatto che ove fossero CHIUSI i Pronto Soccorso non capisco dove potrebbero andare le macchine con il fazzoletto fuori dal finestrino. Credevo che questo sito fosse frequentato solo da addetti ai lavori e che, in qualche modo, e con tante difficoltà, cercano di "fare"sicurezza. Evidentemente mi sbagliavo !!! |
Rispondi Autore: Tedone Massimo - likes: 0 | 08/10/2024 (23:36:54) |
Già la politica del nostro paese ci sta portando, nemmeno troppo lentamente, a una sanità privata tipo quella americana e per il sottoscritto questo è abbastanza pericoloso per la salute di tutti perché se vuoi essere assistito troppo spesso devi rivolgerti a un medico privato che poi ti cura o opera in un ospedale pubblico e comunque prima devi sostenere alcune visite private con un minimo costo di € 150,00 cadauna e non tutti se lo possono permettere (anche questo fa parte di sicurezza, non safety ma sicurezza) Chiudere i PS non serve a nulla è necessario che vengano ripristinati, dove non ci sono; o avere maggiore presenza della Pubblica Sicurezza come una volta; e già la presenza fissa di agenti può essere un deterrente anche minimo. Il problema principale, secondo me, è che comunque non ci sono sufficienti risorse economiche per trovare la altre alternative tipo spazi riservati chiusi e non accessibili a tutti oppure far si che il personale medico o paramedico possa conferire coi familiari in modo protetto, ad esempio una separazione fisica o quant'altro. Per quanto riguarda il concetto dell'auto privata col fazzoletto sbandierato, vorrei far presente che, anche se lo pensiamo, non siamo tutti dei piloti di formula uno ma rischiamo di creare e aggiungere un pericolo alla circolazione meglio detta "sicurezza stradale". |