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25/02/2019: Le "Faccende pericolose" delle casalinghe

Il 5 marzo una conferenza in Senato e un opuscolo con le vignette di Michele Russo un ventenne che parla di sicurezza sul lavoro attraverso il disegno

A tre anni disegnava già. Michele Russo, classe 1999, ex allievo del Liceo Classico Giulio Cesare di Roma, frequenta il secondo anno della Facoltà di Lettere e Filosofia, con indirizzo Arti e Scienze dello Spettacolo. Sono sue le 18 vignette, realizzate per l'ANMIL, sulle "Faccende pericolose", vale a dire sul mestiere più rischioso del mondo: la casalinga. "Da piccolo guardavo film d'animazione e cercavo di riprodurre i tratti dei personaggi che mi piacevano. Poi, via via, ho creato il mio stile, basandomi su un ibrido degli elementi che preferivo". È cominciato così il viaggio di questo ragazzo di talento che ama l'arte, il cinema, la musica, la scrittura. Adesso si diverte a fare il facilitatore grafico, partecipando a conferenze che traduce in immagini in tempo reale. Lo ha fatto anche al Giulio Cesare, in occasione della Giornata nazionale della Sicurezza nelle Scuole ed è stato lì che è nato il suo rapporto con l'ANMIL per diffondere la cultura della prevenzione sui luoghi di lavoro. Michele è rapidissimo anche nel rispondere alle mie domande. Per me è un "dieci e lode" per questo giovane simultaneista. 

 

- Quando ti sei avvicinato per la prima volta al tema della sicurezza sul lavoro? 

In realtà, prima di essere chiamato al Giulio Cesare, non ne sapevo molto. Conoscevo soltanto le classiche prove di evacuazione che si fanno a scuola. Ma quando mi hanno chiesto di illustrare il tema della sicurezza sul lavoro, mi sono fatto inviare dei file con dei dati e ho incominciato ad approfondire la questione. Quando faccio il facilitatore grafico non è obbligatorio che io conosca il tema dell'incontro, ma se mi informo mi può essere d'aiuto. 

 

 - Che cosa hai pensato quando l’ANMIL ti ha proposto di ideare delle vignette per un opuscolo che diventasse parte di una campagna di sensibilizzazione per la sicurezza sul lavoro? 

Innanzitutto sono stato molto felice e lusingato per la proposta. E sono stato anche contento di avere avuto totale libertà creativa. L'unica nota che dovevo seguire era di attenermi al tema. Avevo già lavorato, l'anno scorso, come illustratore di un fumetto per bambini, ma in quel caso la storia era già scritta e potevo soltanto inventare il design dei personaggi e delle ambientazioni. Invece, per l'opuscolo dell'ANMIL, ho potuto far nascere tutte le vignette da idee mie. 

 

- Al centro di questa campagna c’è la sicurezza, rivolta in particolare alle donne e ai pericoli che corrono dentro casa. Su quali immagini hai puntato? 

Ho fatto qualche ricerca su quali sono gli incidenti più comuni. Marinella De Maffutiis dell'Ufficio Comunicazione dell'ANMIL mi ha fornito i dati ISTAT sui luoghi della casa più pericolosi e sul numero degli infortuni. E così, basandomi anche sulle cose che ho letto, ho realizzato le mie vignette, partendo dal concetto che il disegno non è l'unico modo per descrivere un infortunio, ma è un accompagnamento alla parte tecnica di una conferenza. Per questo, secondo me, è anche carino esagerare un po', purché si faccia passare il messaggio in maniera pertinente. Alcuni degli incidenti, che ho disegnato, sono infatti improbabili. 

 

- Parlare ai giovani è sempre difficile. Quali pensi siano le strategie migliori per catturare il loro interesse e farli riflettere con campagne mirate in un’epoca in cui i social sono dominanti?  

Secondo me, in linea con le risposte che ho già dato, occorre proprio cercare di veicolare i messaggi in maniera non troppo accademica, non troppo didattica perché, sotto questo profilo, esistono già altri mezzi, come saggi e articoli. Occorre comunque restare attinenti al tema che si vuole diffondere, ma con un linguaggio che non venga associato a qualcosa di "scolastico" che, per il giovane medio, potrebbe risultare noioso soltanto perché tale e non per l'argomento in sé. A mio parere i social potrebbero anche venire usati per veicolare temi come questi.  

 

- Tu sei uscito da un paio d’anni dal Liceo Giulio Cesare di Roma. Pensi che sia importante partire dai banchi di scuola per sensibilizzare le nuove generazioni sul tema della sicurezza sul lavoro?

Penso di sì, anche perché al di fuori della scuola è molto difficile che, in una conversazione normale, ricorra il tema della sicurezza sul lavoro o è comunque improbabile che lo si incontri in maniera strutturata. Sarebbe meglio se lo si potesse insegnare a scuola. Ci sono moltissimi argomenti che potrebbero essere di grande interesse per una persona, ma che non vengono fatti conoscere soltanto perché non sono di ordinaria amministrazione. Per fare un esempio, quando mi sono iscritto alla Facoltà di Arti e Scienze dello Spettacolo, ero convinto che avrei studiato soltanto cinema, arte e letteratura, mentre ho dovuto avvicinarmi a materie che non avrei mai pensato di affrontare e che non credevo avrebbero potuto interessarmi, come l'opera lirica. 

 

- Quali sono i messaggi che oggi colpiscono di più giovani? L'ironia o campagne che si avvalgono di iniziative come questa, promossa dall'ANMIL, possono essere loro d’aiuto? 

Secondo me, sì. L'idea di inserire l'ironia può aiutare a veicolare meglio i messaggi. E anche facendo così, bisogna decidere che tipo di comicità e di rappresentazione usare in funzione della platea che si vuole raggiungere. Quando metto ironia o comicità nelle mie vignette, tendo ad usare parecchio il Black Humor, ma a seconda delle circostanze devo decidere che tipo di approccio usare. Per esempio sono stato ospite, come facilitatore grafico, di un evento di clownterapia e in questo caso i toni che ho utilizzato sono stati diversi. Anche per rivolgersi ai giovani occorre decidere, di volta in volta, quale tipo di interazione adottare, facendo convivere il messaggio che si vuole trasmettere con il modo con cui lo si vuole far passare. Ci sono fattori che possono attirare di più o di meno l'attenzione. 

 

- La tua passione per il disegno è già stata molto apprezzata, nonostante la tua giovanissima età. Come sei diventato un vignettista? Ci racconti le tue precedenti esperienze? 

Come ho già detto, ho sempre disegnato. Non mi considero un appassionato di fumetti, anche se ho degli autori che mi piacciono e sono arrivato al disegno caricaturale attraverso film, cartoni e arte in generale, perché sono un amante della pittura. Non credevo che fare vignette sarebbe mai diventato un lavoro per me! Ma la prima proposta che mi è stata fatta è stata proprio la realizzazione di un fumetto per bambini sull'alimentazione, "I nutricom", scritto da un biologo nutrizionista a cui serviva un illustratore. Ho incominciato da lì e poi ho fatto le prime facilitazioni grafiche per poi illustrare la copertina di un libro di psicologia, che sta uscendo in questi giorni. Mi è stato anche chiesto di portare un mio disegno ad una mostra d'arte di giovani, organizzata in via Margutta lo scorso maggio. Io disegno veramente tanto e in qualunque luogo mi trovo. Disegnare mi aiuta moltissimo a mantenere la concentrazione, sin dai tempi delle elementari e delle medie. Mi considero sia figurativo che astratto, stile quest'ultimo che ritrovo anche nel cinema e nella musica. Quando faccio il vignettista, non posso ricorrere troppo all'astrattismo perché devo mantenermi legato al tema e al pubblico di riferimento. Quando invece disegno per me, posso divertirmi ad andare per territori astratti. 

 

- Insomma, se si hanno delle passioni, prima o poi succede qualcosa. Ma secondo te basta il talento o serve anche altro?

Secondo me il talento non basta, ma non basta neanche la convinzione di avere un talento. Penso che, se uno ha una predisposizione, prima di tutto deve capire di possederla e come incrementarla. Ma non basta neppure coltivare un talento in modo accademico perché c'è da fare anche un grande lavoro su se stessi. Io ho cercato di capire quale stile mi piaceva di più e quale volevo adottare per poi fare qualcosa di nuovo. Fermarsi soltanto alla didattica significa rischiare di chiudersi dentro uno schema, che non è mai personale. Gran parte del successo deriva a mio parere dalle potenzialità della persona, più che da aiuti esterni. Per fare un esempio che mi riguarda, io suono per diletto il pianoforte, ma non potrei mai ambire a qualcosa di più di un hobby perché non ho mai provato a fare qualcosa di mio che non fosse eseguire spartiti scritti da altri. E questo vale in ogni campo. 

 

- La musica ti influenza quando disegni? 

Mi piace ascoltare musica, quando disegno. Ma mi diverto molto anche a scrivere racconti e sceneggiature, dal momento che vorrei fare il regista e lo sceneggiatore. E la musica entra anche in questi campi. L'influenza che esercita, quando la ascolti, evoca emozioni e immagini che hanno il vantaggio di essere completamente astratte. La musica crea qualcosa di unico e fa nascere idee diversissime in una persona o in un'altra, a seconda delle sensazioni che dà. Per quanto riguarda la scrittura, ho incominciato con racconti brevi sui temi che mi venivano in mente e, anche durante gli anni del Liceo, ho scelto quasi sempre la traccia di scrittura creativa. Coniugando la scrittura con la passione per il cinema, mi diverto anche a girare cortometraggi amatoriali sulle cose che scrivo. 

 

- Quale pensi possa essere la giusta combinazione tra pensiero e immagine per veicolare un messaggio? 

La cosa migliore da fare è sempre restare fedeli all'idea di partenza perché - almeno per me funziona così - è l'idea stessa a tradursi poi in immagine. Se la forma in cui si presenta è statica, darà vita probabilmente ad un disegno; se la situazione che si manifesta è dinamica, diventerà un racconto breve; se invece è qualcosa di strutturato, si tradurrà in una narrazione lunga; se evoca i materiali con cui è fatta, potrà diventare una scultura e così via. Secondo me è sempre l'idea creativa di partenza che ti dice già come sarà il prodotto, in che modo si manifesterà. 

 

- Come immagini possa essere il tuo futuro?

Per adesso sto cercando di entrare nel cinema come regista e come scrittore. Ho anche provato a mandare una sceneggiatura, che è stata letta ed è piaciuta. In futuro proverò a far coesistere le due cose: il disegno e il cinema, mixandole fra loro. Per esempio, quando scrivo qualcosa che vorrei filmare, il passaggio intermedio è sempre l'atto di disegnarla in modo da avere già uno schema di inquadratura e l'aspetto dei personaggi. 

 

- Che cosa provi all'idea che le vignette che hai realizzato per l'ANMIL possano costituire il nucleo di una futura mostra? 

Ne sarei molto felice. Sarebbe la mia prima personale. Anche in casa sono pieno di lavori che ho realizzato e mi farebbe molto piacere vederli esposti.  

 

Luce Tommasi

 

Fonte: ANMIL


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