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UE: semplificazioni al meccanismo CBAM per ridurre gli oneri alle imprese
Il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) è uno degli strumenti più rilevanti introdotti dall’Unione Europea per contrastare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e garantire condizioni di concorrenza eque tra le imprese europee e i produttori extra-UE.
Con il comunicato del 29 settembre 2025, il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato un regolamento di modifica volto a semplificare e rendere più efficiente il funzionamento del CBAM, nell’ambito del pacchetto legislativo “Omnibus I”.
L’obiettivo principale è ridurre gli oneri amministrativi per le imprese, in particolare per le piccole e medie imprese, mantenendo però invariato il livello di ambizione climatica del meccanismo.
Il CBAM, istituito con il regolamento (UE) 2023/956, rappresenta un pilastro della strategia europea per la decarbonizzazione dell’economia. Il meccanismo impone agli importatori di determinati prodotti ad alta intensità emissiva – come acciaio, cemento, fertilizzanti, alluminio e idrogeno – di acquistare certificati corrispondenti alle emissioni di CO₂ incorporate nei beni importati.
In questo modo, le merci provenienti da paesi con standard climatici meno rigorosi non risultano avvantaggiate rispetto a quelle prodotte nell’Unione. La finalità è duplice: evitare che le imprese europee delocalizzino la produzione verso aree con minori vincoli ambientali e stimolare i partner commerciali a ridurre le proprie emissioni.
Le semplificazioni approvate dal Consiglio dell’UE si inseriscono in un contesto politico più ampio, in cui l’Unione intende alleggerire gli adempimenti burocratici senza compromettere la coerenza ambientale delle proprie politiche.
Le modifiche al CBAM si concentrano su aspetti tecnici e procedurali, con l’obiettivo di rendere il sistema più snello e prevedibile. Una delle novità principali riguarda l’introduzione di una soglia “de minimis” basata sulla massa: le importazioni fino a 50 tonnellate all’anno per importatore saranno esentate dall’applicazione del meccanismo. Tale misura sostituisce la precedente esenzione fondata sul valore economico della merce, ritenuta meno chiara e più complessa da gestire. Il nuovo approccio mira a ridurre i costi amministrativi per gli operatori di piccole dimensioni o per chi movimenta quantità limitate di merci soggette al CBAM.
Un’altra modifica significativa riguarda il periodo di transizione per la registrazione degli importatori. Nella fase iniziale del 2026, sarà consentito alle imprese di effettuare importazioni anche in attesa della registrazione ufficiale come dichiaranti CBAM.
Questa misura ha la funzione di evitare blocchi operativi o ritardi doganali nella fase di avvio del sistema, assicurando al contempo la continuità delle attività commerciali.
Sono state inoltre introdotte disposizioni per semplificare le procedure di autorizzazione, migliorare la raccolta dei dati sulle emissioni incorporate, chiarire i metodi di calcolo e rendere più lineare la verifica da parte delle autorità competenti.
Anche il regime sanzionatorio e le norme riguardanti i rappresentanti doganali indiretti sono stati oggetto di revisione, con l’intento di aumentare la coerenza giuridica e ridurre l’incertezza interpretativa.
Nonostante l’ampiezza delle modifiche procedurali, il Consiglio ha sottolineato che l’impianto climatico del CBAM resta sostanzialmente invariato: circa il 99 % delle emissioni incorporate nelle merci importate continuerà a rientrare nel campo di applicazione del meccanismo. Ciò significa che la semplificazione non si traduce in un allentamento delle regole ambientali, ma in una loro razionalizzazione, orientata a una maggiore efficienza amministrativa.
Gli effetti attesi di questa revisione sono molteplici.
Per le imprese europee e per gli importatori, le semplificazioni rappresentano un alleggerimento concreto in termini di costi di conformità e gestione dei dati.
In particolare, le PMI potranno beneficiare della soglia di esenzione, che riduce la necessità di ricorrere a consulenze specialistiche e ad audit ambientali complessi.
Per le aziende di maggiori dimensioni, che superano la soglia e che operano in settori ad alta intensità di carbonio, gli obblighi rimarranno sostanzialmente invariati, assicurando la parità di trattamento e la coerenza del sistema.
Dal punto di vista macroeconomico, la misura si inserisce nella più ampia strategia dell’UE volta a migliorare la competitività industriale, limitare la delocalizzazione produttiva e sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni.
Sotto il profilo ambientale, il CBAM continua a rappresentare un segnale forte nei confronti dei partner commerciali extra-UE. Esso ribadisce la volontà dell’Europa di integrare la politica climatica nelle regole del commercio internazionale, spingendo altri paesi ad adottare politiche più ambiziose nella riduzione delle emissioni.
Tuttavia, alcuni osservatori sottolineano che, nonostante le semplificazioni, la piena attuazione del meccanismo richiederà ancora notevoli sforzi in termini di raccolta dati e di coordinamento amministrativo tra autorità nazionali e imprese.
La corretta misurazione delle emissioni incorporate e la loro verifica rimangono infatti aspetti tecnicamente complessi, che necessitano di strumenti digitali e competenze specifiche.
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